venerdì 6 marzo 2009

Pd, testamento cattolico

Il manifesto 4.3.09
Pd, testamento cattolico
di Eleonora Martini

La destra non litiga più, i democratici si affidano al pro-life Bosone Mediazione di Franceschini: si fa spazio la linea Rutelli
C'è una notizia buona e una cattiva, per il Pd, sul testamento biologico. Quella buona è che la Commissione Igiene e Sanità del Senato ha due settimane di tempo in più per lavorare sul ddl Calabrò prima di portarlo in Aula (il 19 marzo anziché il 5, come ha deciso ieri la conferenza dei capigruppo recependo l'invito del presidente Schifani). Quella cattiva è che il Pdl è riuscito di nuovo, per il momento, a serrare i ranghi incassando il sì della Commissione Affari costituzionali sul testo (dopo le minacce di sostituzione da parte del Pdl, è rientrato il voto dell'ex dissenziente Malan mentre il senatore Saro pur confermando il suo dissenso ha rinunciato a partecipare alla votazione) sia pure con l'invito a «riformulare in modo meno rigido il comma 2 dell'articolo 2», quello cioè che vieta di sospendere qualsiasi attività medica se ciò comportasse un'accelerazione della morte. Due notizie che hanno convinto il segretario del Pd Dario Franceschini a convocare nella sede del partito, insieme alla capogruppo del Senato Anna Finocchiaro, Ignazio Marino e Dorina Bianchi (rispettivamente ex e attuale capogruppo democratico in commissione Sanità, di opposti orientamenti sul tema), per fare il punto sulla "quarta via" proposta dal cattolico Daniele Bosone che sta lavorando ad un emendamento piuttosto pericoloso per l'unità del Pdl in materia. Anche se, secondo la versione ufficiale, nella riunione «si è parlato d'altro» ma Franceschini avrebbe «strigliato» i due «litiganti» Bianchi e Marino perché, «con una forte esposizione mediatica», continuerebbero «a farsi la guerra in pubblico su un tema così delicato».
In realtà l'emendamento Bosone, che sarà presentato direttamente in Aula e che secondo il suo stesso estensore «non sarà certo un motivo di scontro tra di noi, anzi, la proposta di modifica verrà depositata solo se rappresenterà la posizione dominante nel partito», potrebbe addirittura aumentare i mal di pancia dell'area laica del Pd. Perché la bozza di emendamento - «ci stiamo lavorando insieme con tutti i membri Pd della commissione», afferma una ben disposta Dorina Bianchi - va incontro non poco alla «terza via» di Francesco Rutelli, sempre più apprezzata in casa berlusconiana. In poche parole, Bosone sostiene che la nutrizione e l'idratazione artificiali sono da garantire a tutti tranne che in alcuni eccezionali casi: quando esplicitamente rifiutati nel testamento biologico (come da «orientamento prevalente» nel Pd) e si è in presenza di «morte corticale» (come nel caso di Eluana, ma è un concetto non scientificamente definito). In ogni caso, la decisione finale spetta, secondo la "quarta via" di Bosone, al medico (come vuole Rutelli) ma d'accordo con i familiari. 
E ora in Commissione Sanità - dove i 495 emendamenti accettati verranno messi ai voti verosimilmente giovedì - il Pd aspetterà, come annuncia Dorina Bianchi, di sentire oggi «la replica della maggioranza e del relatore per decidere come comportarci». E già Calabrò ha annunciato per oggi la presentazione di «due miei emendamenti, con cui riscriviamo in modo più ordinato gli articoli 1, 2 e 3 che contengono i principi fondamentali, mentre un altro punto modificato sarà quello relativo al notaio, che pensiamo di sostituire con il medico di medicina generale». Una mossa, quella del relatore di maggioranza, dettata dall'«invito» espresso dalla Commissione Affari costituzionali a riformulare «in modo meno rigido» l'articolo 2 («ci porterà a rileggerlo con attenzione ed eventualmente a precisarlo», è stato il commento dello stesso Calabrò). Anche perché con 15 voti a favore e 12 contrari (10 del Pd e 2 dell'Idv) la Commissione ha concesso infine il suo parere favorevole al ddl. Facile, dopo le minacce di sostituzione che il Pdl aveva rivolto ai due senatori dissenzienti Malan e Saro: il primo ha deciso di votare a favore della costituzionalità del testo e il secondo, sia pure esprimendo il proprio dissenso, ha preferito non partecipare al voto. «Se fosse per me il comma 2 dell'articolo 2 andrebbe abolito, come altri articoli del ddl che sono incostituzionali, - racconta al manifesto Giuseppe Saro - perché è impostato in modo tale che potrebbe portare a vietare perfino la morfina ai malati terminali, e la Commissione ha trovato un modo molto elegante per dire che va modificato profondamente». Dunque, perché il senatore Pdl ha scelto di non votare? «Mi auguro che vengano rimossi in seguito». Altrimenti? «Non è un mistero: voterò contro il ddl Calabrò».

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