venerdì 19 dicembre 2008

Obama sceglie il reverendo anti-gay e aborto

Obama sceglie il reverendo anti-gay e aborto

La Stampa del 19 dicembre 2008, pag. 17

di Maurizio Molinari
Barack Obama sceglie un pastore evangelico bianco, contrario alle nozze gay e all’aborto, per pronunciare l’invocazione religiosa nel giorno del giuramento a Washington. E l’irritazione dei gruppi liberal dilaga: «E’ un tradimento, una frustata sulla schiena».

Il pastore in questione è Rick Warren, 54 anni, leader della megachiesa di Saddleback di Lake Forest, in California, la quarta congregazione religiosa cristiana per numero di fedeli negli Stati Uniti. Warren scrive best seller a sfondo religioso, è considerato una sorta di profeta dai seguaci e in California è noto per aver assunto posizioni esplicite tanto contro l’aborto, paragonandolo all’Olocausto, che contro le nozze gay, schierandosi a favore del referendum che le ha messe al bando lo scorso 4 novembre innescando la rivolta delle associazioni per i diritti degli omosessuali. Ma a fianco di queste posizioni molto conservatrici Warren è invece vicino ai liberal sui temi economici, soprattutto sul fronte dell’interpretazione del cristianesimo come missione contro la povertà e le ineguaglianze sociali che distingue anche il pensiero religioso di Obama.

A fine agosto fu Rick Warren ad inaugurare i dibattiti fra Barack Obama e John McCain ospitandoli nella megachiesa per due interviste parallele nelle quali pose le identiche domande ad entrambi: sull’aborto il pubblico premiò il candidato repubblicano ma Obama colse l’occasione per parlare della propria fede in diretta tv a milioni di americani, ponendo le basi per la conquista in novembre di molti voti di credenti che quattro anni prima erano andati a George W. Bush.

Da quel dibattito Obama ha tratto la convinzione di poter trovare in Warren un interlocutore sul terreno della fede per «unire tutti gli americani» e questo lo ha portato a sceglierlo per affidargli «l’invocazione a Dio» che sarà pronunciata il 20 gennaio sui gradini di Capitol Hill in coincidenza con l’insediamento del 44° presidente. Ma appena la notizia si è diffusa i gruppi liberal sono saliti sulle barricate, gridando senza freni l’irritazione per la svolta moderata di Obama che già covava a seguito dell’inserimento nel governo di volti moderati come Hillary Clinton, Robert Gates, Larry Summers e l’ex generale Jim Jones. La «Human Rights Campaign», la maggiore organizzazione pro-gay d’America, ha affidato al presidente Joe Solomnese una lettera a Obama che inizia così: «Mi consenta di essere franco, lei ha offeso tutti i gay, le lesbiche, i bisex e i transgender». Per il gruppo «People for the American Way» Warren è colpevole di «opporsi al diritto legale delle donne di abortire» mentre il reverendo progressista Candace Chellew-Hodge parla di «frustata sulla schiena di tutti noi». La levata di scudi è tanto più aggressiva quanto i gruppi per i diritti dei gay sono mobilitati per tentare di rovesciare l’esito del referendum in California.

Ma Obama, durante la conferenza stampa di ieri a Chicago, ha respinto le critiche: «Sono un sostenitore dei diritti dei gay e lo dissi proprio nella chiesa di Warren ma il punto è che l’America deve unirsi e la mia campagna si è fondata sulla necessità di dialogo anche quando si hanno valori molto differenti». E ancora: «Quando Warren mi invitò nella sua Chiesa sapeva bene che su gay e aborto la pensavo diversamente da lui» e dimostrò quindi che «il focus deve essere su che cosa andiamo d’accordo». E’ proprio questa caratteristica di Warren che Obama vuole esaltare, individuandolo come interlocutore privilegiato con l’America conservatrice sin dal primo giorno della sua presidenza. «D’altra parte durante i festeggiamenti per l’insediamento ci saranno molto altri uomini di fede a parlare» ha aggiunto Obama.

Molte le ricadute della scelta a favore di Warren: per il reverendo evangelico si tratta di una legittimazione politica che lo proietta nel ruolo dell’erede di Billy Graham, il più popolare leader evangelico della nazione, mentre riguardo alla fede personale di Obama viene relegato al passato remoto il legame con la Chiesa nazionalista nera di Chicago guidata dal controverso pastore Jeremiah Wright, da cui si staccò lo scorso marzo.

martedì 2 dicembre 2008

Pressing di Cl su Berlusconi

Pressing di Cl su Berlusconi

l'Opinione del 2 dicembre 2008, pag. 1

di Alessandro Litta Modignani

La notizia, in sé, potrebbe sembrare trascurabile. Magdi Cristiano Allam lascia il giornalismo ed entra in politica, fondando un nuovo partito di ispirazione schiettamente religiosa. La lettura del manifesto dei “Protagonisti per l’Europa cristiana” è estremamente istruttiva, persino illuminante in alcuni passaggi. Il testo rappresenta un autentico concentrato del pensiero cattolico-integralista e illiberale, cioè di quella cultura che punta a sostituire lo Stato moderno, laico e di diritto, con uno Stato etico di tipo confessionale. Nel testo si sprecano le maiuscole, neanche fosse scritto in tedesco: Fede, Verità, Valori, Civiltà, poi ancora Testimoni, Costruttori, Protagonisti e via delirando. La denominazione stessa scelta per il movimento testimonia dell’estremismo del progetto. Perciò è giusto chiedersi: questa minaccia diretta alla libertà degli individui è reale, oppure è soltanto il velleitarismo di un esaltato? Esistono possibilità concrete che Allam riesca a costruire il suo partito, trovando spazio, alleanze e consensi? La risposta spontanea - no, sarà il solito buco nell’acqua ed è persino inutile parlarne e fargli pubblicità - non è poi così scontata. Nel paese in cui ha sede il Vaticano, qualsiasi progetto politico-religioso, che prescinda dalle intenzioni delle gerarchie ecclesiastiche, è destinato a non fare molta strada. Dunque molto dipenderà dall’atteggiamento della Cei. Nel marzo scorso il Vaticano scelse di spettacolarizzare al massimo la conversione di Allam al cristianesimo, facendolo battezzare a Roma dal Papa in persona, nel giorno di Pasqua. E’ difficile pensare che queste due operazioni politiche – lo show di allora e il partito di oggi – non fossero già collegate e preparate da tempo. L’appoggio annunciato da parte di monsignor Fisichella al nuovo partito lascia intendere che esso parte con la “benedizione” di un potentissimo sponsor.

E’ noto, del resto, che le gerarchie sono sempre più irritate dall’atteggiamento neutrale di Silvio Berlusconi sui temi cosiddetti “eticamente sensibili”, da ultimo sul caso Englaro. Avere definito il PdL “anarchico” sul piano valoriale per i religiosi è una colpa imperdonabile, e infatti su questo Allam attacca apertamente il premier. Se la prende anche con Casini, reo di non volere l’abrogazione della legge 194 sull’aborto. Il fondamentalismo religioso è per sua natura fazioso, non ammette mediazioni di sorta: se la fede non è negoziabile, neppure il programma di un partito fideista può esserlo. Attraverso Allam, la corrente di Comunione e liberazione, pesantemente sconfitta al momento della formazione del governo, si accinge forse a esercitare il pressing su Silvio Berlusconi, per conquistare nuovo potere. Quale migliore occasione delle prossime elezioni europee, con tanto di proporzionale e preferenze, ma che comunque non possono compromettere l’equilibrio politico generale? Non a caso Maurizio Lupi, padrino di battesimo di Allam e aspirante ministro, è fra gli artefici dell’operazione. Pur in mancanza di riscontri ufficiali, è possibile immaginare che anche Roberto Formigoni, dopo aver acquisito benemerenze con il rifiuto opposto dalle strutture sanitarie lombarde a Beppino Englaro, potrebbe essere della partita – specie nel segreto dell’urna. Nessuno può dire con certezza se il disegno illiberale di Magdi Cristiano Allam abbia effettivamente speranze di successo, oppure se il personaggio andrà a infoltire la schiera dei “crociati falliti”, sulle orme di Marcello Pera e Giuliano Ferrara. Staremo a vedere. Intanto il personaggio annuncia i suoi primi obiettivi programmatici: no all’aborto, al divorzio, all’eutanasia e ai matrimoni gay. Un progetto troppo pericoloso perché lo si possa semplicemente snobbare, come pure meriterebbe.