mercoledì 23 luglio 2008

La vita ci appartiene!

Il dibattito vita/morte, testamento biologico, accanimento terapeutico e eutania diviene ogni giorno sempre più attuale.
Abbiamo sempre pensato che la vita appartenga alle persone, e che ogni persona possa disporre liberamente della sua esistenza. Le religioni monoteistiche, oltre ad aver inventato un dio creatore, follemente sostengono che la vita appartine al loro inventato dio. Noi non siamo dei burattini in loro mano. Per questo motivo, e per seguire il dibattito su a chi appartenga la vita è nato il blo:
http://lavitaciappartiene.blogspot.com
Il blog informerà su quanto viene scritto su questo tema.

mercoledì 16 luglio 2008

La chiesa e il modello Zapatero

la Repubblica 16.7.08
La chiesa e il modello Zapatero
di Massimo L. Salvadori

Sul capo del socialista Zapatero la Chiesa cattolica si attiva a raccogliere le nubi più nere. Essa non accetta la politica che il leader spagnolo intende attuare in materia religiosa e la denuncia con toni tanto pesanti da evocare – lo si è fatto recentemente da alte gerarchie ecclesiastiche – addirittura una minaccia di ateismo imposto dallo Stato. Da parte sua su questo giornale Joaquín Navarro-Valls ha sostenuto che Zapatero persegue il disegno di un socialismo conformista, concepisce i diritti individuali in contrasto con «i sentimenti religiosi della maggioranza» della popolazione spagnola che è cattolica. In sintesi, egli «finisce per essere veramente il sostenitore di una proposta massimalista e totalitaria, degna di altri tempi».
Un simile modo di leggere la politica religiosa del leader socialista sembra a chi scrive un´interpretazione deformata. Una linea che ha per finalità di dare piena attuazione alla libertà civile e alla libertà religiosa ponendo tutti i cittadini di fronte allo Stato in una posizione di piena uguaglianza viene presentata alla stregua di una strategia volta a soffocare democrazia e pluralismo culturale e religioso. Qui l´equivoco non potrebbe essere maggiore. In realtà la posizione di Zapatero non si ispira affatto, come vorrebbe Navarro-Valls, ad un «socialismo antico» (ovvero ad un socialismo totalizzante), ma all´opposto al più schietto liberalismo, il quale è non già antireligioso ma laico nella sua essenza. Andiamo a un testo classico in argomento, La libertà religiosa, di un grande studioso liberale, certo non socialista, quale Francesco Ruffini, pubblicato nel 1901, e vi troviamo affermato che «la libertà religiosa è un concetto o un principio essenzialmente giuridico», che «il vero concetto di libertà», compresa la religiosa, «può solamente esistere dove identiche concessioni si fanno a tutti, e dove l´esercizio della libertà degli uni trova un freno e una regola nell´esercizio dell´uguale libertà degli altri». Ecco il punto: uguale libertà. Dal che deriva che uno Stato propriamente libero, democratico e laico, che non ha da contribuire direttamente o indirettamente ad indirizzare le coscienze verso questa o quella credenza religiosa o non religiosa o ad evidenziare una preferenza per alcuna di esse, chiede in quanto tale all´insieme dei cittadini di rispettare i loro doveri verso la sfera pubblica e di godere in privato e in pubblico dei propri diritti di libertà, di opinione e di orientamento interiore senza pretendere e ottenere privilegi neppure di carattere simbolico nei luoghi – dalle aule di giustizia alle scuole – frequentate da persone di diversa fede religiosa o non religiose, a cui lo Stato è tenuto a rivolgersi in maniera paritaria. Il che coinvolge anche l´esposizione del crocifisso. Chiederne la rimozione – la questione è stata posta anche in Italia - significa intraprendere la via non di un socialismo che impone dall´alto una laicità escludente, ma di un liberalismo democratico rispettoso delle scelte, quali che siano, delle coscienze dei gruppi e dei singoli. È facile vedere dove sta il punto dolente dell´invocare il rispetto privilegiato dei sentimenti degli appartenenti a una sola religione, la cattolica. Proviamo ad immaginare per ipotesi che ad un certo punto in uno Stato della Ue si giungesse ad una prevalenza islamica. In tal caso, la Chiesa cattolica accetterebbe che nei luoghi pubblici al crocifisso si sostituisse in virtù del principio di maggioranza un simbolo islamico? Inutile attendere la risposta. Quando Zapatero ha espresso la direttrice che intende seguire in tema di libertà religiosa, si sono levate da noi all´interno del Partito democratico voci che hanno inteso rassicurare che in Italia non si intende «imitare» questa direttrice. Ma certi diritti hanno o non hanno un valore universale?
Rileggiamo l´incipit del testo di Zapatero riportato su la Repubblica del 7 luglio, e ci si chieda dove appaia il supposto vulnus alla libertà religiosa e alla democrazia. Esso così suona: «La solidarietà che caratterizza la società spagnola si fonda sul rispetto dei diritti. Proprio di questi ci siamo occupati nei giorni passati, quando abbiamo discusso la portata della libertà religiosa; del riconoscimento e della protezione dei milioni di spagnoli cattolici, della tutela degli spagnoli non cattolici, delle conseguenze inderogabili della norma costituzionale sul carattere laico dello Stato». Il problema che egli mette al centro è dunque la posizione uguale dello Stato dinanzi a cattolici e non cattolici: posizione che richiede che ciascuno sia libero e rispettato nella propria diversità e che lo Stato perciò non consenta a che vi sia chi è più eguale degli altri. Un messaggio, dicevo, prettamente liberale.
Ad esso la Chiesa contrappone il proprio, che fa perno su due punti cardine essenziali. Il primo è una posizione di fede, la quale consiste sia nel credere – al che non vi è obiezione da farsi - che la propria verità sia la verità tout court, sia che questa verità comporti un diritto di supremazia giuridicamente sanzionata dallo Stato. Il secondo punto, il quale costituisce l´elemento spirituale che sorregge la dimensione giuridica, è l´idea che lo Stato debba avere e tutelare un nucleo «etico» da espandere nella società neppure ispirato alla religione ma al cristianesimo di cui la Chiesa cattolica costituisce la più autentica incarnazione. Fare appello da parte cattolica ai valori di pluralismo, rispetto degli altri, tolleranza, valorizzazione delle differenze in un simile contesto significa confondere le acque e pretendere davvero troppo dalla «contradizion che nol consente».

martedì 8 luglio 2008

Il Psoe incorona Zapatero: più diritti nella mia Spagna laica

l'Unità 7.7.08
Il Psoe incorona Zapatero: più diritti nella mia Spagna laica
di Toni Fontana

Torri panciute a forma di dirigibile, strade larghe, ponti ciclabili, condomini dalle forme avveniristiche abitati da un ceto medio preoccupato per la crisi, ma che prenota ristoranti da 80 euro a coperto con due giorni di anticipo. Ecco la città del terzo millennio, tutta fast food e giochi per i bimbi, che il Psoe di Zapatero ha eletto a tempio della politica. Dal Campo de La Naciones, Madrid Est, è partita la carovana socialista finita trionfalmente il 9 marzo, qui, nel faraonico palazzo dei Congressi, Zapatero ha strappato ai militanti il secondo mandato (2004) con il 95,5% del voti e ieri, ha chiuso il 37° congresso con un discorso dai toni utopici, fortemente realistici, insistentemente orgogliosi.
Ha alzato la voce solo quando ha attaccato la destra che lo accusa di inerzia di fronte ai crescenti affanni dell’economia, per ribadire che la Spagna uscirà dall’empasse senza ridurre salari e pensioni, ma anzi tutelerà «chi è più debole e vulnerabile», ha centrato le conclusioni sui «valori umani che prevalgono sulla logica del denaro», sul «socialismo come progetto di convivenza e di integrazione» sul «diritto degli immigrati di partecipare al benessere del Paese», ha strappato applausi scroscianti rivolgendosi ai 995 delegati di «un parito unito, capace di produrre idee».
Per assurdo, il leader di un paese moderno, laico e dinamico come la Spagna, ha chiuso il Congresso del suo partito con un risultato «bulgaro», è stato acclamato dal 98,5% dei delegati, la linea seguita dal gruppo dirigente ha ottenuto il 100% dei consensi, le conclusioni delle commissioni di lavoro sono state approvate per acclamazione, pressochè all’unanimità. Finito il discorso del leader, i delegati hanno tirato per mani i trolley e sono corsi alle stazioni tra abbracci e qualche lacrima. Non c’è retorica in tutto questo. Il Psoe appare oggi una formazione anomala in Europa, qualcuno scherza e definisce quello di Zapatero «l’ultimo partito leninista», e, quando ieri si stavano spegnendo i riflettori, molti, anche tra i ministri, hanno alzato il pugno e cantato con le lacrime agli occhi l’Internazionale.
La più convinta è apparsa la 31enne Liere Pajin, che teneva un braccio «ad angolo retto» con il pungo chiuso in alto e l’altro attorno al collo di Zapatero che l’ha eletta responsabile dell’organizzazione del Psoe, la numero tre del partito.
Politicamente il Congresso è apparso tuttavia a tratti noioso e scontato.
La temuta ribellione della sinistra socialista non c’è stata, gli uomini di Zapatero hanno assorbito le critiche con una decisa e marcata svolta «izquierdista». Il leader doveva ribaltare tre accuse che, dal 9 marzo (vittoria con il 43,87%, 169 deputati, sette meno della maggioranza assoluta), rimbalzano sulla stampa e fanno presa anche tra i militanti: inattività legislativa, cedimento alla destra sui temi dell’immigrazione, occultamento della verità sulla crisi economica. Zapatero ha risolto la prima questione assicurando che la Spagna «continuerà sulla strada delle riforme per le modernizzazione». E ieri ha elencato le iniziative che sono in cantiere. La revisione della legge sull’aborto (rimasta invariata da 23 anni) appare una priorità. «Nessuna donna che abortisce può essere incriminata» - ha detto ieri Zapatero alludendo a recenti inchieste avviate dalla magistratura. E negli emendamenti approvati all’unanimità si parla di «rispetto della volontà della donna» e di «diritto alla salute e al controllo della maternità».
Si tratta comunque di indicazioni. La vice di Zapatero, Maria Teresa de la Vaga ha annunciato che la revisione della legge «sarà ampia», ma il Congresso non è entrato nei dettagli. Né Zapatero, né i documenti congressuali parlano espressamente di eutanasia, ma il leader ha accennato ieri al diritto «ad una morte degna» e nelle relazioni approvate si accenna ad un «aiuto per porre fine all’accanimento terapeutico». Anche in questo caso il Congresso si limita ad aprire un dibattito.
In quanto al contrastato rapporto con la Chiesa cattolica il leader socialista si è limitato a ribadire «il carattere laico dello Stato», approvando così indirettamente le indicazioni emerse nel dibattito come l’abolizione dei simboli religiosi nei luoghi pubblici (quindi anche i crocifissi nelle scuole) e l’abolizione di funerali di Stato con rito religioso. Al tema dell’immigrazione Zapatero ha dedicato buona parte del suo intervento. Molti militanti, anche pubblicamente, hanno manifestato dissenso per l’appoggio dato dagli europarlamentari del Psoe alla Direttiva del Rientro che apre la strada alla detenzione anche per 18 mesi nei Cpt.
Intervistato da El Pais, Zapatero si è spinto a definire «progressista» la direttiva di Bruxelles e ieri, per sedare i malumori, ha spiegato che la Spagna si oppone all’immigrazione illegale, ma offre la «piena integrazione» agli stranieri regolari che, ben presto, potranno votare alle elezioni amministrative.
Poi ha scatenato l’applauso della platea aggiungendo che «se negli asili non ci sono posti liberi non è colpa degli immigrati e dei loro figli, ma degli amministratori». Non tutti, all’esterno del partito, sono convinti che la svolta laicista sia sufficiente per dissipare i dubbi che circondano i primi 100 giorni del secondo governo Zapatero. El Pais sospetta ad esempio che il leader «eluda le risposte» in special modo sulla crisi.
Qualche dato aiuta a capire ciò che bolle in Spagna. Nel settembre 2007 la crescita del Pil viaggiava sul 3,3%, due mesi dopo sul 3,1%, si attestava al 2,3% nell’aprile 2008 e ora sta sotto al 2%. Secondo analisi diffuse ieri il salario medio spagnolo si è ridotto dello 0,7% (18mila euro contro 19mila dell’Italia). La crisi si fa sentire soprattutto nel settore edilizio e molti immigrati stanno rischiando il posto. Zapatero ha aperto il Congresso assicurando il «governo rilancerà la crescita economica, mantenendo e aumentando, le politiche sociali».
Ieri ha detto che gli investimenti stranieri sono aumentati del 50% (16 milioni di euro nelle ultime settimane) e soprattutto ha orgogliosamente ribadito la sua fiducia sul fatto che la Spagna saprà superare le difficoltà puntando «sull’innovazione ed il rilancio delle infrastrutture». Lotta alla fame e ai mutamenti climatici, energie rinnovabili (obiettivo è di arrivare al 20%), aiuti ai Paesi in via di sviluppo sono stati gli altri temi toccati da Zapatero.
Oltre 200 gli invitati, 50 le delegazioni straniere. Per il Pd c’erano Lapo Pistelli e Luciano Vecchi. «Nelle peculiarità della Spagna - osserva Vecchi, della direzione del partito di Veltroni - è interessante l’approccio del Psoe allo sviluppo dei diritti individuali in un’ottica di responsabilità collettiva. L’affermazione dei diritti non è solo di principio, ma rappresenta una leva per favorire la trasformazione sociale ed economica del Paese».

martedì 1 luglio 2008

Teodem contro radicali: non discutere di legge 40

Teodem contro radicali: non discutere di legge 40
Il Manifesto del 1 luglio 2008, pag. 12

Tornano i Teodem, l’ala ultra cattolica prima nella Margherita e adesso nel Pd, e con un documento annunciano il boicottaggio di un seminario organizzato oggi dall’intergruppo parlamentare «Coscioni-Welby» promosso dai radicali sulla legge sulla fecondazione assistita. Per i teodem - nel frattempo cresciuti di numero, tanto che il comunicato di censura è firmato da 12 parlamentari capitanati da Paola Binetti - il seminario sulla legge 40 «sembra un vero e proprio accanimento contro una legge approvata dal parlamento e sottoposta a referendum popolare». Obiettivo delle critiche teodem anche le linee guida proposte dalla ministra Livia Turco sul finire della precedente legislatura perché «consentono un’applicazione eugenetica della legge».