martedì 8 luglio 2008

Il Psoe incorona Zapatero: più diritti nella mia Spagna laica

l'Unità 7.7.08
Il Psoe incorona Zapatero: più diritti nella mia Spagna laica
di Toni Fontana

Torri panciute a forma di dirigibile, strade larghe, ponti ciclabili, condomini dalle forme avveniristiche abitati da un ceto medio preoccupato per la crisi, ma che prenota ristoranti da 80 euro a coperto con due giorni di anticipo. Ecco la città del terzo millennio, tutta fast food e giochi per i bimbi, che il Psoe di Zapatero ha eletto a tempio della politica. Dal Campo de La Naciones, Madrid Est, è partita la carovana socialista finita trionfalmente il 9 marzo, qui, nel faraonico palazzo dei Congressi, Zapatero ha strappato ai militanti il secondo mandato (2004) con il 95,5% del voti e ieri, ha chiuso il 37° congresso con un discorso dai toni utopici, fortemente realistici, insistentemente orgogliosi.
Ha alzato la voce solo quando ha attaccato la destra che lo accusa di inerzia di fronte ai crescenti affanni dell’economia, per ribadire che la Spagna uscirà dall’empasse senza ridurre salari e pensioni, ma anzi tutelerà «chi è più debole e vulnerabile», ha centrato le conclusioni sui «valori umani che prevalgono sulla logica del denaro», sul «socialismo come progetto di convivenza e di integrazione» sul «diritto degli immigrati di partecipare al benessere del Paese», ha strappato applausi scroscianti rivolgendosi ai 995 delegati di «un parito unito, capace di produrre idee».
Per assurdo, il leader di un paese moderno, laico e dinamico come la Spagna, ha chiuso il Congresso del suo partito con un risultato «bulgaro», è stato acclamato dal 98,5% dei delegati, la linea seguita dal gruppo dirigente ha ottenuto il 100% dei consensi, le conclusioni delle commissioni di lavoro sono state approvate per acclamazione, pressochè all’unanimità. Finito il discorso del leader, i delegati hanno tirato per mani i trolley e sono corsi alle stazioni tra abbracci e qualche lacrima. Non c’è retorica in tutto questo. Il Psoe appare oggi una formazione anomala in Europa, qualcuno scherza e definisce quello di Zapatero «l’ultimo partito leninista», e, quando ieri si stavano spegnendo i riflettori, molti, anche tra i ministri, hanno alzato il pugno e cantato con le lacrime agli occhi l’Internazionale.
La più convinta è apparsa la 31enne Liere Pajin, che teneva un braccio «ad angolo retto» con il pungo chiuso in alto e l’altro attorno al collo di Zapatero che l’ha eletta responsabile dell’organizzazione del Psoe, la numero tre del partito.
Politicamente il Congresso è apparso tuttavia a tratti noioso e scontato.
La temuta ribellione della sinistra socialista non c’è stata, gli uomini di Zapatero hanno assorbito le critiche con una decisa e marcata svolta «izquierdista». Il leader doveva ribaltare tre accuse che, dal 9 marzo (vittoria con il 43,87%, 169 deputati, sette meno della maggioranza assoluta), rimbalzano sulla stampa e fanno presa anche tra i militanti: inattività legislativa, cedimento alla destra sui temi dell’immigrazione, occultamento della verità sulla crisi economica. Zapatero ha risolto la prima questione assicurando che la Spagna «continuerà sulla strada delle riforme per le modernizzazione». E ieri ha elencato le iniziative che sono in cantiere. La revisione della legge sull’aborto (rimasta invariata da 23 anni) appare una priorità. «Nessuna donna che abortisce può essere incriminata» - ha detto ieri Zapatero alludendo a recenti inchieste avviate dalla magistratura. E negli emendamenti approvati all’unanimità si parla di «rispetto della volontà della donna» e di «diritto alla salute e al controllo della maternità».
Si tratta comunque di indicazioni. La vice di Zapatero, Maria Teresa de la Vaga ha annunciato che la revisione della legge «sarà ampia», ma il Congresso non è entrato nei dettagli. Né Zapatero, né i documenti congressuali parlano espressamente di eutanasia, ma il leader ha accennato ieri al diritto «ad una morte degna» e nelle relazioni approvate si accenna ad un «aiuto per porre fine all’accanimento terapeutico». Anche in questo caso il Congresso si limita ad aprire un dibattito.
In quanto al contrastato rapporto con la Chiesa cattolica il leader socialista si è limitato a ribadire «il carattere laico dello Stato», approvando così indirettamente le indicazioni emerse nel dibattito come l’abolizione dei simboli religiosi nei luoghi pubblici (quindi anche i crocifissi nelle scuole) e l’abolizione di funerali di Stato con rito religioso. Al tema dell’immigrazione Zapatero ha dedicato buona parte del suo intervento. Molti militanti, anche pubblicamente, hanno manifestato dissenso per l’appoggio dato dagli europarlamentari del Psoe alla Direttiva del Rientro che apre la strada alla detenzione anche per 18 mesi nei Cpt.
Intervistato da El Pais, Zapatero si è spinto a definire «progressista» la direttiva di Bruxelles e ieri, per sedare i malumori, ha spiegato che la Spagna si oppone all’immigrazione illegale, ma offre la «piena integrazione» agli stranieri regolari che, ben presto, potranno votare alle elezioni amministrative.
Poi ha scatenato l’applauso della platea aggiungendo che «se negli asili non ci sono posti liberi non è colpa degli immigrati e dei loro figli, ma degli amministratori». Non tutti, all’esterno del partito, sono convinti che la svolta laicista sia sufficiente per dissipare i dubbi che circondano i primi 100 giorni del secondo governo Zapatero. El Pais sospetta ad esempio che il leader «eluda le risposte» in special modo sulla crisi.
Qualche dato aiuta a capire ciò che bolle in Spagna. Nel settembre 2007 la crescita del Pil viaggiava sul 3,3%, due mesi dopo sul 3,1%, si attestava al 2,3% nell’aprile 2008 e ora sta sotto al 2%. Secondo analisi diffuse ieri il salario medio spagnolo si è ridotto dello 0,7% (18mila euro contro 19mila dell’Italia). La crisi si fa sentire soprattutto nel settore edilizio e molti immigrati stanno rischiando il posto. Zapatero ha aperto il Congresso assicurando il «governo rilancerà la crescita economica, mantenendo e aumentando, le politiche sociali».
Ieri ha detto che gli investimenti stranieri sono aumentati del 50% (16 milioni di euro nelle ultime settimane) e soprattutto ha orgogliosamente ribadito la sua fiducia sul fatto che la Spagna saprà superare le difficoltà puntando «sull’innovazione ed il rilancio delle infrastrutture». Lotta alla fame e ai mutamenti climatici, energie rinnovabili (obiettivo è di arrivare al 20%), aiuti ai Paesi in via di sviluppo sono stati gli altri temi toccati da Zapatero.
Oltre 200 gli invitati, 50 le delegazioni straniere. Per il Pd c’erano Lapo Pistelli e Luciano Vecchi. «Nelle peculiarità della Spagna - osserva Vecchi, della direzione del partito di Veltroni - è interessante l’approccio del Psoe allo sviluppo dei diritti individuali in un’ottica di responsabilità collettiva. L’affermazione dei diritti non è solo di principio, ma rappresenta una leva per favorire la trasformazione sociale ed economica del Paese».

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