giovedì 19 marzo 2009

Legge 40 ancora impallinata

Legge 40 ancora impallinata

L'Opinione del 19 marzo 2009, pag. 1

Alessandro Litta Modignani

Accogliendo il ricorso presentato da una coppia siciliana affetta da beta-talassemia e infertilità secondaria, il giudice ha sollevato nei giorni scorsi eccezione di incostituzionalità degli articoli 6 e 14 della legge. Tornano così in discussione i punti più controversi: l`obbligo di produrre tre ovuli fecondati, non uno in più né in meno; il divieto di procedere a una completa diagnosi pre-impianto; l`obbligo di impiantare tutti e tre gli ovuli nell`utero, indipendentemente dal loro stato; l`impossibilità di conservarli. Secondo il magistrato milanese, la decisione del legislatore di imporre un protocollo rigidamente codificato, non rappresenta una scelta idonea a garantire le stesse finalità della legge, cioè di favorire la gravidanza di persone con problemi riproduttivi. L`articolo 14 costringe alla reiterazione delle procedure, pratica giudicata inefficace, invasiva e gravemente pericolosa. La legge presenta dunque "incongruenze ed effetti irrazionali e non riguardosi di un ragionevole bilanciamento di tutti i soggetti coinvolti", costringendo medico e paziente a non praticare neppure le variazioni di cura necessarie, in relazione a specifiche esigenze del caso. L`atteggiamento del legislatore verso le copie affette da patologie genetiche pone, secondo il magistrato, "limiti illogici e contraddittori". Infine, sussiste un diritto del concepito a una vita futura non limitata da malattie genetiche. La Corte costituzionale sì pronuncerà il prossimo 31 marzo, però solo sulle eccezioni precedenti. Se invece vorrà unificarle con queste più recenti di Milano, dovrà procedere a un rinvio, l tempi si faranno lunghi, ma è chiaro che alla fine i nodi dovranno venire al pettine. L`obbligo di impiantare nell`utero i tre ovuli fecondati appare senz`altro il punto più debole della legge, sotto il profilo costituzionale. Anche il divieto di diagnosi pre-impianto è insostenibile, da tutti i punti di vista. La stessa pronuncia del Tar Lazio lascia ben sperare nella caduta degli aspetti più illiberali di un provvedimento tutto obblighi e divieti. Nell`ambito europeo, frattanto, ha suscitato scalpore la dichiarazione della Commissione, del 19 febbraio scorso, dove si annuncia un autentico boom delle diagnosi pre-impianto in tutto il continente, a seguito dei casi accertati di tumore ereditario, segnalati con grande enfasi dai media. L`Italia resterà l`unico paese al mondo in cui questa prassi è vietata? Per ora il solo risultato certo è il fenomeno del turismo procreativo, in costante crescita, naturalmente riservato a chi se lo può permettere. In Spagna i centri di fecondazione assistita hanno due liste di pazienti, con due listini prezzi ben distinti, per spagnoli e per italiani. Questi ultimi pagano il doppio, ma hanno diritto all`accoglienza in aeroporto, all`accompagnatore, all`interprete e altro ancora. Così va il mondo. Nei centri esteri non si bada certo all`altissimo numero di embrioni prodotti e poi buttati. In Italia, invece, una donna che scopre di avere avuto introdotto obbligatoriamente nell`utero un embrione malato, può sempre decidere di ricorrere all`aborto terapeutico. Questo è il brillante risultato ottenuto dai fautori della legge 40-che si battono "per la vita": meno bambini, più aborti, gran spreco di embrioni. Bell`affare.

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