mercoledì 25 marzo 2009

Dietro le quinte Primi segnali di insofferenza dell'area laica. Cuperlo: ormai in direzione ci si scambia il segno di pace

Corriere della Sera 25.3.09
Dietro le quinte Primi segnali di insofferenza dell'area laica. Cuperlo: ormai in direzione ci si scambia il segno di pace
E Dario il «pio» preoccupa gli ex ds
Martella: troppi silenzi su Bagnasco. Ma Castagnetti: per noi il capo è il Papa
di Maria Teresa Meli

ROMA — Massimo D'Alema, 17 marzo 2009: «La politica non se la può cavare con la libertà di coscienza sul testamento biologico, questo principio non può sostituire la linea politica ». Dario Franceschini, 22 marzo 2009: «Io dico no a una disciplina di partito per avvicinare sui temi eticamente sensibili laici e cattolici».
Rita Bernardini al presidente della Cei Angelo Bagnasco, 24 marzo 2009: «Preservativo è amore per il prossimo ». Dario Franceschini al presidente della Cei Angelo Bagnasco, 24 marzo 2009: «E' importantissima la scelta annunciata dal Cardinale di istituire un fondo di solidarietà per le famiglie in difficoltà».
Livia Turco, 19 marzo 2009: «Grave l'errore del Papa sui preservativi». Dario Franceschini, 22 marzo 2009: «La voce della Chiesa va ascoltata e rispettata anche quando dice cose scomode. Non si può dire che c'è un'interferenza da parte della Chiesa quando esprime giudizi sui quali non siamo d'accordo».
Era stato salutato come un segretario laico, il giorno della sua elezione, alla Fiera di Roma, per le parole da lui pronunciate sul testamento biologico. Per l'annuncio che l'orientamento prevalente del Pd era per il no, e che quindi non era cambiato niente rispetto alla gestione dell'ex Ds Walter Veltroni. Anzi, l'ala sinistra del Partito democratico sembrava più convinta di Dario Franceschini che del suo predecessore.
E' passato qualche tempo e sia l'area che fa capo agli ex diesse che quella radicale del Pd sembrano ricredersi. C'è chi la butta a ridere, come Gianni Cuperlo: «L'altro giorno abbiamo concluso la direzione scambiandoci il segno della pace». C'è chi si arrabbia: «Io su certe cose parlo sempre, ma vorrei che lo facesse anche il mio partito a livello ufficiale, e invece solo silenzi», sospira Paola Concia.
«E' un errore tacere», ribadisce Rita Bernardini. Scuote la testa Andrea Martella e osserva: «Su Bagnasco che, per difendere le parole del Papa a proposito dei preservativi, attacca duramente tutti i suoi critici, avremmo dovuto dire qualcosa. Ma non è successo ».
«Del resto — insiste Martella — quando una persona come Pierluigi Bersani dichiara ufficialmente che il Pd non entrerà mai nelle file dei socialisti europei, non c'è più nulla da dire. E pensare che nessuno lo ha criticato. Figuriamoci se l'avesse detto Veltroni. E figuriamoci se Walter avesse taciuto su Bagnasco».
Insomma, agli ex diesse sta un po' stretto l'abito del Partito Democratico cucito da Franceschini dopo le sortite della Chiesa.
D'altra parte, il giorno in cui il Papa, in Africa, aveva dichiarato che i preservativi a nulla servono contro l'Aids, il segretario del Partito democratico aveva preferito scegliere la via del silenzio. E aveva rinunciato ad attaccare il governo Berlusconi che al contrario di Francia, Germania e Spagna, non aveva criticato la sortita di Ratzinger. Aveva parlato solo due giorni dopo, incalzato dalle domande di un giornalista.
Ma a spiegare quella che agli ex diesse sembra una situazione assai particolare ci pensa uno degli esponenti del Pd più vicini al segretario. Ossia Pierluigi Castagnetti, cattolico ed ex popolare come Franceschini: «Gli ex diesse fanno fatica a capire. Quelli che per noi sono passi da gigante, come i passi in avanti fatti sul testamento biologico, per loro sono passettini. Noi non abbiamo una tradizione socialdemocratica o comunista. Non facciamo parte di un filone culturale: noi abbiamo due appartenenze: una alla Chiesa, l'altra alla politica. Per me, come per Franceschini, per tutti noi cattolici, insomma, il vero "capo" è lui: il Papa. Per noi è il vicario di Dio in terra, e questo gli ex diesse dovrebbero alla fine comprenderlo ».
Un altro ex collega di partito del segretario del Pd, Ciriaco De Mita, fornisce un'altra spiegazione: «Franceschini non è un democristiano ma un cristiano sociale, però non è uno sciocco e quindi ha capito che sul Papa doveva fare retromarcia».

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