giovedì 26 marzo 2009

Fine-vita: il Pdl impone accanimento per legge

l’Unità 26.3.09
Fine-vita: il Pdl impone accanimento per legge
di Maria Zegarelli

La destra contro gli emendamenti su idratazione e alimentazione. L’accanimento viene imposto per legge. La discussione prosegue oggi al Senato. Il Pd: una legge così provocherà disastri. È incostituzionale.

Costretti a vivere, anche se in stato vegetativo, anche se si tratta di non vita. Anche se nella piena facoltà delle proprie funzioni si era convinti del contrario. Vietato scrivere le proprie volontà, la famosa Dat (dichiarazione anticipata di trattamento), sull’interruzione di alimentazione e idratazione biologica. Non sarà possibile neanche staccare i sondini quando l’organismo non riceve più i trattamenti medici o «di sostegno vitale», come li definisce il Ddl Calabrò. Ieri il Senato ha dato il via libera all’articolo 3 della legge, quello più controverso. 152 voti favorevoli, 122 contrari, 1 astenuto. Non partecipa al voto Laura Bianconi, Pdl, a titolo personale, perché non condivide lo strumento della Dat. ma alla fine è lei la vera vincitrice: è lei - a capo dei senatori «pro life» - che detta la linea di chiusura totale del Pdl verso l’opposizione e mette le mine che fanno saltare «i ponti», uno dopo l’altro, verso un tentativo di dialogo che in realtà non è mai decollato.
Cade con voto segreto l’emendamento Finocchiaro che consentiva la sospensione di idratazione e alimentazione artificiale in casi eccezionali se espressamente scritto nella Dat: 153 no (Pdl, Lega e Udc), 122 sì (Pd e Idv) e 3 astenuti. Votano no i Pd Paolo Gustavino e Emanuela Baio Dossi. Forti sospetti su dorina bianchi e Daniele Bosone. Si trincerano dietro «il voto è segreto». «Da questo dibattito non mi aspetto più niente», commenta la capogruppo Pd. C’è amarezza quando dice «loro, quelli del Pdl, si sono irrigiditi in una posizione che è per molti versi irragionevole, per altri ingenerosa e per altri ancora incostituzionale». I ponti, come li chiamano i senatori Pd cattolici, sono gli emendamenti respinti in blocco che cercavano di stemperare la rigidità dell’articolo 3. Si sbriciolano come meringhe e travolgono la grande sconfitta di questa giornata: Dorina Bianchi, capogruppo Pd in Commissione Sanità.
La sconfitta
Sconfitta con relativa brutta figura, tanto da far sfuggire a Franco Marini un sonoro «che figuraccia« dopo la Caporetto del voto sul suo emendamento (il penultimo ponte) che di fatto prevedeva la sospensione di alimentazione e idratazione artificiale soltanto nel caso di non assorbimento da parte del paziente in stato vegetativo. Una débacle. Aveva accettato la riformulazione del suo emendamento proposta dal relatore («se accetta la riformulazione esprimiamo parere favorevole», aveva detto Calabrò)e avallata dal governo, tanto da costringere il cofirmatario Luigi Lusi a ritirare la firma e dichiarare il voto contrario, il presidente Renato Schifani a sospendere la seduta. Tornata in aula, strigliata dai suoi, ha ritirato la disponibilità alla riscrittura. Ci ha pensato la solita Bianconi a sparigliare le carte e mandare in aria la mediazione Bianchi -Quagliariello. «Così facciamo rientrare dalla finestra la possibilità di interrompere idratazione e alimentazione», ha avvertito i suoi. Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi a quel punto si è rimesso all’aula, ritirando il parere favorevole, ci ha provato anche Raffaele Calabrò, poi Schifani gli ha fatto sapere che essendo il proponente del testo riscritto non poteva. «Allora ritiro la riscrittura dell’emendamento». Si vota l’emendamento Bianchi. Tentativo archiviato. «Una presa in giro», commenta Giuseppe Astore dell’Idv che se la prende con Schifani perché avrebbe «cercato di mettere d’accordo non l’aula ma un parte dell’assemblea». «Bene, la blindatura resiste», commenta Bianconi.
Archiviata anche la «terza via», l’emendamento a prima firma Rutelli, spiraglio per non accanirsi contro un paziente terminale: 210 voti contro, 28 favorevoli (tra cui Franco Marini) e 11 astenuti. La blindatura è così ermetica che in mattinata viene bocciato anche l’emendamento di Lucio Malan, Pdl, sul quale c’era il parere favorevole di governo e relatore: avrebbe esteso la validità del testamento biologico a soggetti in stato vegetativo o «in stato di assenza della coscienza e delle funzioni somatiche, con evidenza clinica di condizioni di persistenza». Anche qui il no della Bianconi ha fatto la differenza.
Sconsolato Ignazio Marino che durante i suoi interventi in aula cita il discorso di Aldo Moro alla Costituente del 28 gennaio 1947 quando affermava del limite «posto al legislatore, impedendo pratiche sanitarie lesive della dignità umana». Marino fa un ultimo appello. «Stiamo trasformando questo provvedimento in una legge che toglie la libertà ai cittadini».
Una semplificazione c’é: il collegio dei medici chiamati a giudicare le condizioni del paziente ai fini della validità della Dat passa 5 a 3 componenti.

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