domenica 1 marzo 2009

Cossiga: la proposta del Pdl non va, divide i cattolici

Corriere della Sera 1.3.09
Il fronte dei «dissidenti» «Non se ne farà niente ma se il ddl di Calabrò arriverà in Aula non lo voterò»
Cossiga: la proposta del Pdl non va, divide i cattolici
di Roberto Zuccolini

ROMA — Scommette Francesco Cossiga: «Ci sono troppe divisioni sia nella maggioranza che nell'opposizione. Credo proprio che alla fine non se me farà un bel niente ». Ma avverte: «Non ho dubbi: se alla fine dovesse arrivare al Senato quel testo io non lo voterei». In altre parole, all'ex Presidente della Repubblica non piace affatto il testo sul testamento biologico che porta la firma di Raffaele Calabrò. Cioè quello a cui fa riferimento la coalizione di centrodestra. Non gli piace da cittadino italiano e non gli piace da cattolico.
L'ideale, spiega, sarebbe stato che il Parlamento «non si occupasse per niente della "fine vita"», come ha invocato Giuseppe Pisanu qualche giorno fa, lasciando quindi le cose così come stanno. Però, a differenza dell'altro ex democristiano sardo, ritiene che, dopo il caso di Eluana, di fronte a quelle che giudica «invadenze di campo della giurisdizione nella legislazione, si rendeva necessario un intervento». Perché è decisamente contrario alla sentenza della Corte di Cassazione che ha offerto a Beppino Englaro la possibilità di interrompere la nutrizione e l'idratazione della figlia Eluana. Fare una legge è quindi d'obbligo. Ma perché, si chiede, redigere un testo che rischia di creare «inutili guerre di religione»?
Il riferimento è alla frattura che si è creata non solo fra cattolici e laici, ma anche fra cattolici di entrambi gli schieramenti. Fino alla lettera dei 53 parlamentari «pro life» alla quale ha aderito egli stesso insieme ad esponenti del Pdl come Alfredo Mantovano. Il relatore del testo in discussione in Parlamento l'ha bollata come espressione di una «corsa » a chi fa di più il cattolico. La risposta di Cossiga è severa. Dice che «non si tratta affatto di concorrenza tra cattolici, anche perché tra i firmatari » del manifesto critico nei confronti del testo Calabrò, «c'è un amico ebreo, deputato del Pdl, che crede nei valori ». Cioè Alessandro Ruben. E continua: «È una questione di realismo nei confronti di una magistratura che, dalla Corte di Cassazione alla Corte Costituzionale, con arzigogoli giuridici ha mandato a morte una ragazza».
E allora, se si vuol fare una legge la si faccia, invita Cossiga, ma «breve», per evitare equivoci nonché possibili forzature interpretative. E, soprattutto, «guerre di religione ». Una mini-legge che stabilisca alcune, precise, strettoie: «l'alimentazione e l'idratazione non costituiscono accanimento terapeutico», «si lasci al medico curante di giudicare se un supporto farmacologico e meccanico costituisca o meno, ad un certo punto della cura, un accanimento terapeutico», comunicandolo «per iscritto ai familiari o al tutore», e «si riservi al giudice il giudizio su ricorsi presentati contro la decisione del medico di interrompere le cure». Ma, soprattutto, «non si preveda alcun testamento biologico», nè dichiarazione anticipata, che possa fungere da anticamera dell'eutanasia.

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