sabato 7 giugno 2008

Silvio IV: «Dobbiamo compiacere la Chiesa»

l’Unità 7.6.08
Silvio IV: «Dobbiamo compiacere la Chiesa»
L’incontro con il Papa diventa un atto di sottomissione: e promette il quoziente familiare nel Dpef
di Natalia Lombardo

DUE BACIAMANO esagerati a Papa Benedetto XVI suggellano il senso della visita di Silvio Berlusconi in Vaticano. Un senso anticipato dure ore prima delle reti di casa Mediaset: «L’attività del governo non può che compiacere lo Stato e la sua Chiesa», ha
detto il presidente del Consiglio intervenuto al telefono con Belpietro su Canale5, nel quale ha «ringraziato» l’apprezzamento del Papa al «nuovo clima» che si è creato col suo governo.
Il corteo di auto con Berlusconi è arrivato al cortile di San Damaso all’interno della Città del Vaticano alle 10,45, con un leggero anticipo. Accompagnato da Gianni Letta, Paolo Bonaiuti, l’ambasciatore presso la Santa Sede, Zanardi Landi, Mauro Masi e altri funzionari di Palazzo Chigi, unica donna Anna Nardini, capo Ufficio studi in nero e veletta. Accolti dal picchetto delle Guardie Svizzere e dal prefetto della Casa Pontificia, hanno atteso dieci minuti nella sala del tronetto: un Berlusconi in doppiopetto blu molto ciarliero con i vari «gentiluomini» di Sua Santità; lo è diventato l’anno scorso anche Letta, che cercava di calmierare l’allegria di Silvio IV, più da party che da anticamera vaticana.
Papa Ratzinger ha salutato il premier col suo accento tedesco, l’altro si è tuffato a baciare l’anello del Pescatore del pontefice, anziché accennare il gesto come da protocollo, rispettato da Letta.
L’«Eminenza azzurrina» ha partecipato all’incontro a porte chiuse nella biblioteca del pontefice. Il clima sembra cordiale fin dall’inizio, un po’ lo stesso copione del 2005. Berlusconi, per la quinta volta in Vaticano, rompe l’imbarazzo suscitandolo negli altri. Inizia con le battute ai fotografi: «Sono più bravi a piazzare le foto che a farle», poi lascia di stucco il Capo del Cerimoniale di Palazzo Chigi, Eugenio Ficorilli, quando davanti al pontefice si è chinato ad abbottonargli la giacca: «Non ha ancora imparato ad allacciarsi i bottoni...», maligna Silvio che insiste: «Santità, guardi cosa deve fare un Presidente del Consiglio...».
L’incontro non ufficiale ma in forma privata, preparato da giorni, ha toccato vari temi accennati per titoli nei comunicati di Palazzo Chigi e della Santa Sede. La famiglia, con assicurazioni da parte del premier sull’aumento degli aiuti, anche alla scuola privata e sul «quoziente familiare» nel Dpef di giugno. Poi i temi internazionali come il Libano, il processo di pace in Medio Oriente, fino alla Russia e la Cina, l’emergenza alimentare, spiega il comunicato che sottolinea «ampie identità di vedute». Nell’inusuale intervista che ha anticipato l’incontro, sull’Osservatore Romano e su Radio vaticana, Berlusconi dà via libera agli Ogm, bloccati da Alemanno quand’era ministro.
Il tema dell’immigrazione non è citato, ma la cautela del premier sul reato di ingresso clandestino che preoccupa il Vaticano, si rivela nel passaggio sul rispetto dei «valori di libertà e tolleranza e sacralità della persona» e la rassicurazione al Papa di un «percorso parlamentare» del ddl. A Canale5 Berlusconi ha ribadito «la linea della fermezza», ma anche i dubbi sulla «funzionalità» del reato.
Ben disposto Benedetto XVI, atteggiamento reverenziale da Silvio IV. Il quale maschera il suo spirito settecentesco (quell’«anarchia di valori» criticata dalle gerarchie ecclesiastiche) con la religiosità di chi gli è vicino. O lo era. Come Mamma Rosa: il pontefice ricorda di averle regalato un rosario l’anno scorso durante un’udienza privata. «Aveva una fede straordinaria», racconta il premier, ed era devota ad alcune «suorine» che la volevano incontrare anche quando non stava più bene...
Quaranta minuti di colloquio, poco più della media. Poi il saluto della delegazione di Palazzo Chigi con altri baciamano, («la vedo sempre in televisione», dice il Papa a Bonaiuti) e scambi di omaggi. Da Berlusconi una vistosa croce d’oro con 11 topazi e un diamante naturale fancy brown, simboli di «concordia e temperanza» (fra Stato e Chiesa?). Silvio la illustra con fare da venditore aprendo un foglio di «expertise»: «È un modello unico, l’abbiamo fatto fare apposta per lei... Quando ha un attimo lo legga, ci sono le significanze di ogni pietra». «Lo farò...» risponde il Papa tedesco, che ricambia con una penna-colonna creata per i 500 anni della Basilica Vaticana e una stampa del ‘600.
Col secondo baciamano si chiude l’incontro, poi un colloquio di tre quarti d’ora con il cardinale Tarcisio Bertone, alle 12,40 il corteo riparte. Berlusconi raccomanda ai suoi, come fossero scolaretti: «Adesso dovete lavorare di più, con più passione e più entusiasmo. Il Santo Padre vi ha fatto un grande regalo».

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