lunedì 9 giugno 2008

IL CAVALIERE DEI CATTOLICI

Il Piccolo, 8 giugno 2008
IL CAVALIERE DEI CATTOLICI
di Sergio Baraldi
Non è stato un incontro rituale quello tra il Papa Benedetto XVI e Berlusconi IV, forse perché segna la fine della questione democristiana nel Paese. Nel senso che dalla fine della Dc è sempre rimasta in sospeso la questione di chi rappresenti i cattolici in politica, se mai sia possibile una rappresentanza diretta nell'Italia secolarizzata di oggi. L'incontro ha fornito una prima risposta: la maggioranza dei cattolici alle elezioni ha scelto il Pdl ed ha lasciato cadere le offerte neodemocristiane dell'Udc e della Rosa bianca. Semmai, una quota importante ma minoritaria ha indicato il Pd come possibile polo alternativo. Il Vaticano aveva guardato con interesse alla scommessa di Casini, che non è stata un fallimento, ma ha confermato che l'Italia si è ormai inoltrata nel tempo postdemocristiano: i cattolici votano in molti modi, ma la maggioranza preferisce Berlusconi. Per questo il Cavaliere ha potuto dire che il suo partito come la Dc «non ha bisogno di spiegare da che parte sta».

Quello tra Benedetto XVI e il Berlusconi IV, dunque, non è stato solo un incontro regolato dalla liturgia tra potere spirituale e temporale. Piuttosto è parso il suggello di un mutamento. Da parte della Chiesa c'è stato il riconoscimento che Berlusconi si è conquistato il ruolo con i voti dei cattolici, e gli ha posto richieste precise, dalla scuola all'immigrazione all'aborto; da parte del Cavaliere c'è stato un gesto pubblico di autoaccreditamento come difensore e interprete di questo mondo. Il segno di questa assunzione di rappresentanza è stato il gesto mai compiuto da un capo di governo italiano: il bacio dell'anello del Pontefice, prova di obbedienza, ma anche di legittimazione del vincitore. L'incontro, quindi, sancisce un mutamento che uno studio del nostro collaboratore, il professor Paolo Segatti con il suo collega Paolo Natale, ha descritto con cifre e riflessioni. Non c'è più nostalgia del centro tra i cattolici praticanti o meno, anzi c'è domanda di una semplificazione bipartitica. I cattolici non sono separati dalla società nazionale, ma ne condividono domande, bisogni, comportamenti. Si è instaurata una omologazione che ha creato problemi persino alla Chiesa, che oggi fatica a mobilitare i credenti.


Questa realtà è visibile da qualche anno, ma l'ultimo voto l'ha consacrata, ponendo non pochi interrogativi alla politica. Come affrontare, infatti, questa novità? È corretto un approccio che punti sull'antinomia laicità-clericalismo? Sostenere che, schierandosi a fianco della gerarchia ecclesiastica, Berlusconi non potrà rappresentare quella parte rilevante della società che non è cattolica o credente, si deve ritenere un argomento decisivo? Proprio l'ultimo voto si è incaricato di spiegarci che questo tema non è risolutore. Ma occorre dire che non convince neppure l'idea sulla quale ha puntato parte del centrosinistra, cioè quella di opporre la virtù privata dei suoi leader alla pubblica incoerenza di alcuni leader del centrodestra. Proporsi come modelli di matrimoni e famiglie «veramente» cattolici, contro le molte famiglie degli «altri», al massimo procura un certificato di coerenza. La virtù personale non basta a garantire una mediazione tra la modernità e l'intangibilità dei valori cristiani. L'affidabilità non è ritenuta una carta sufficiente per ottenere consenso. La questione cattolica, quindi, resta determinante perché parla al Paese e del Paese.

Gli elettori cattolici hanno guardato soprattutto all'idea di società che veniva loro proposta. Essi vogliono un Paese sicuro, ordinato, attento alle differenze, persino severo, che ponga al centro una politica per l'educazione e la famiglia. Desiderano un messaggio forte che evochi l'idea di una società guidata da valori e da una missione. Questa identificazione è scattata più con Berlusconi che con Veltroni. Si può discutere se il centrodestra fornisca di questa aspettativa un'interpretazione adeguata o no. Ma chi vuole competere con il Cavaliere non può far leva sulla laicità dello Stato. Invece, deve trovare il modo di offrire a questi elettori un'idea differente di libertà unita alla responsabilità, di sicurezza collegata alla solidarietà. Ma questo non è anche ciò che cercano gli italiani, cattolici o no? Se così è, Benedetto XVI e Berlusconi IV hanno mostrato il perimetro nel quale si gioca la sfida.
(08 giugno 2008)

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