venerdì 6 giugno 2008

il Cavaliere a rapporto da Ratzinger

l’Unità 6.6.08
Oggi l’Udienza con Benedetto XVI
Incensa la Chiesa e frena sulla laicità:
il Cavaliere a rapporto da Ratzinger
di Roberto Monteforte

Vuole essere lui Silvio Berlusconi, l’unico, vero interlocutore politico della Chiesa in Italia. Liberatosi da chi nel centrodestra come il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini, poteva ambire ad essere sponda delle sollecitazione vaticane sui «valori non negoziabili», ora che nel suo governo non spiccano interlocutori che possano presentarsi come referenti sicuri per i Sacri Palazzi, è tutta sua la piazza. D’altra parte, l’unica personalità dell’esecutivo su cui la gerarchia vaticana può contare è un suo fedelissimo, quel Gianni Letta, mente politica e gran tessitore di rapporti diplomatici del premier, talmente di casa e stimato Oltretevere da essersi guadagnato l’ambito titolo di «gentiluomo di Sua Santità».
Con l’incontro di oggi Berlusconi sa di giocarsi la carta dello statista, malgrado le intemperanze della maggioranza che lo sorregge. Lo fa partendo dall’apertura di credito già assicuratagli da Benedetto XVI con il pubblico apprezzamento nel suo discorso ai vescovi italiani per quel «clima nuovo» del paese e per quell’assunzione di responsabilità da parte dell’intera classe politica, impegnata a favore del «bene comune» apertasi. È l’effetto dopo-voto osservato con compiacimento dal pontefice. La Chiesa afferma di apprezzare stabilità e governabilità e il premier è pronto ad incassare. Mentre si affinano i temi dell’agenda del faccia a faccia tra il premier e il pontefice, cui hanno lavorato Gianni Letta, l’«uomo ponte» tra le due sponde del Tevere e il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, spiana la strada all’incontro un’inconsueta e ampia intervista concessa da Berlusconi all’Osservatore Romano e a Radio Vaticana.
«La Chiesa è una ricchezza per lo Stato e il dialogo è aperto su ogni argomento» è la premessa impegnativa e suadente del premier che si fa garante ad un tempo delle prerogative e libertà della Chiesa, compreso quello di dire pubblicamente la propria, e della laicità dello Stato. Si ritaglia il ruolo di campione di quella «sana laicità» evocata anche nel recente viaggio negli Usa da papa Ratzinger. «La Chiesa e le sue organizzazioni hanno tutto il diritto di esprimere le proprie valutazioni e lo Stato laico poi esprimerà un suo giudizio e potrà seguire queste valutazioni nella sua azione politica» rassicura. «Con la Chiesa - aggiunge - è possibile ogni dialogo su ogni argomento» dato che, afferma, «la nostra Costituzione su questo punto è molto chiara». «Quindi - prosegue Berlusconi - non ci possono essere preclusioni alla manifestazione di opinioni e principi da parte di alcuno». Rigetta così la possibile accusa di ingerenza lanciata contro una Chiesa che spesso non si limita ad indicare le sue verità, ma fa anche pesare i suoi veti. Per Berlusconi la Chiesa è e continuerà ad essere un interlocutore essenziale, una «ricchezza per lo Stato» puntualizza «per la sua millenaria esperienza, per il suo contatto con tutte le fasce sociali, a cominciare dalle fasce sociali più deboli». Quindi detta la sua ricetta per un Stato che voglia restare laico: «Deve fuggire dal pericolo ideologico di diventare settario o addirittura totalitario». Perciò - spiega «il dialogo che precede il rapporto tra Stato e Chiesa è un dialogo assolutamente positivo che risiede nella natura stessa della società e dimostra la libertà e la pluralità della società». Conclude che «sarebbe una perdita significativa di libertà per lo Stato escludere e soffocare manifestazione e convinzioni della Chiesa». Nel suo ragionare il premier spazia da problemi come l’emergenza alimentare e le contraddizioni della globalizzazione - cui la Santa Sede è sensibilissima - al centro della recente assemblea della Fao, al ruolo della Ue e dell’Europa di fronte alle emergenze sociali, compresa la questione giovanile, rassicura la Chiesa che chiede valori di riferimento da offrire per contrastare il pericolo dell’egoismo sociale. Indica le iniziative che il governo assumerà a favore della famiglia. Rassicura sul nuovo clima politico tra maggioranza, governo e opposizione. Offre aperture e disponibilità al suo illustre interlocutore che lo riceverà questa mattina in udienza. Ed anche possibili risposte ai temi che molto probabilmente Benedetto XVI gli sottoporrà e poi affronterà con il cardinale Bertone. Troverà un interlocutore attento e disponibile. È indicativa quell'inusuale espressione di «gioia» usata dal Papa nel suo discorso ai vescovi, per sottolineare il nuovo clima registratosi con il dopo elezioni. Come il costante richiamo del pontefice al «bene comune», alla difesa della vita e contro l’aborto, con l’esplicito invito a rivedere la legge 194, quindi le esigenze delle famiglie, istituto da rafforzare e da proteggere mettendolo al riparo da possibili equiparazioni con le unioni civili e introducendo il «quoziente» familiare, e ancora il nodo del lavoro e della condizione giovanile, l’emergenza educativa che per Benedetto XVI non vuole dire soltanto valori da trasmettere, ma anche, più prosaicamente, finanziamenti alle scuole cattoliche . Vi sono i temi di politica internazionale, vi è anche quello della sicurezza e dell’immigrazione da coniugare con i diritti della persona. Siamo sul «non negoziabile» per la Chiesa. E anche per la Lega.

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