martedì 24 febbraio 2009

Un partito blindato che rischia l'unità sui temi legati all'etica

Corriere della Sera 24.2.09
Un partito blindato che rischia l'unità sui temi legati all'etica
di Massimo Franco

Dopo l'elezione di Dario Franceschini, il comandamento tacito è di blindare il Pd. La conseguenza più immediata è quella di alzare un muro intorno al partito, rinviando qualunque approccio col centrodestra, si tratti di federalismo o di giustizia; e di offrire un'immagine dura e pura che assecondi la componente di sinistra sui temi etici, ed affili un antiberlusconismo capace di fare concorrenza ad Antonio Di Pietro. Ma le tensioni interne che emergono sul testamento biologico dicono quanto possa essere traumatica l'operazione. E, sebbene prevista, la rinuncia al «governo ombra » veltroniano segna il passaggio ad un'opposizione senza più ambizioni né prospettive di guida.
La visita resa ieri da Franceschini al capo dello Stato, Giorgio Napolitano, conferma la volontà un po' pretenziosa di presentare il Pd come «partito della Costituzione»; e la larvata tentazione di trasformarlo in una sorta di «guardia politica» del Quirinale. Gli accenni ad un pericolo per la democrazia italiana; le uscite di Massimo D'Alema sullo strapotere di Silvio Berlusconi; i complimenti di alcuni dipietristi: sono altrettanti indizi di una deriva che tende a scaricare all'esterno i problemi del Pd. L'operazione ha come primo passaggio le europee; e come tappa successiva il congresso di ottobre.
Ma la sensazione è che molti fra gli ex ds vogliano piegare da subito l'identità del partito, proprio usando l'ex popolare Franceschini. Si intravede la silhouette
di una forza socialdemocratica, ancorata ai gruppi dirigenti locali e decisa a ricondurre alla disciplina ogni anomalia. Le stesse primarie, figlie degli anni prodiani e fonte di legittimazione di Walter Veltroni, oggi sembrano osservate con disincanto: anche perché hanno dato dei dispiaceri alla nomenklatura. Si indovina dunque uno spostamento del potere dal leader a chi gli ha conferito il primato: quella che si definisce collegialità.
I cosiddetti «temi etici» appaiono uno dei terreni privilegiati sui quali misurare il nuovo corso. Dietro le mediazioni cercate disperatamente da Francesco Rutelli affiorano i contorni di un'area politica sempre più in difficoltà nel Pd. E il modo in cui alcuni settori, sostenuti da Idv ed estrema sinistra, considerano Rutelli già in marcia verso l'alleanza con l'Udc, è una forzatura per anticipare il futuro. Il D'Alema che risponde alla jattanza berlusconiana con la propria, mette un sigillo all'operazione. «Berlusconi dice che ha fatto fuori 8 leader del centrosinistra. Non è vero», ribatte D'Alema. «Siamo vivi e in circolazione».
È un protagonismo inedito, per un dirigente che fino a pochi giorni fa ostentava distacco. Ma si tratta della conferma di un rimescolamento del quale Franceschini appare il garante, dopo essere stato il vice-Veltroni. «Ho letto che è tornato l'antiberlusconismo, non capisco cosa voglia dire», sostiene il segretario in tv. Vedendo come si comporta il premier, «anche un moderato alza la voce». La sua ricetta sul Pd è «la più semplice: smettere di litigare». Se centrerà questo obiettivo minimo, sarà già molto. Naturalmente, bisognerà vedere se la blindatura ed una pace interna prodotta dalla disperazione porteranno anche voti.

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