domenica 22 febbraio 2009

Sul bio-testamento Pd sempre più diviso

il Riformista 21.2.09
Sul bio-testamento Pd sempre più diviso
laici e cattolici. I teodem supportano l'astensionismo della Bianchi sul testo del Pdl, Marino è fermo su una «azione di contrasto rigorosa», D'Alema invoca una «sintesi» molto complicata.
di Paolo Rodari

È il disegno di legge sul testamento biologico ad agitare le acque all'interno del Partito democratico. Acque che, come è logico che sia, minacciano di riversarsi addosso al futuro segretario del Partito. Già, perché sull'argomento i punti di vista sono diversi e diversificati.
L'altro ieri si è avuta una chiara manifestazione di tutto questo. In commissione Sanità del Senato, il ddl della maggioranza che esclude dalle volontà alimentazione e idratazione artificiali, è passato con 13 voti favorevoli, 6 contrari e 3 astenuti, questi ultimi tutti del Pd. A nulla, dunque, sono serviti i tentativi di mediazione messi in atto dai democratici.
All'interno del partito la differenza di posizione sul testamento biologico non c'è soltanto tra l'ex capogruppo Ignazio Marino, appunto l'autore di una proposta di legge sul trattamento di fine vita che esclude l'alimentazione e l'idratazione artificiali e che vorrebbe bocciare il testo Calabrò e indire un referendum se dovesse passare, e la neo-capogruppo, cioè la cattolica Dorina Bianchi, la quale, invece, vorrebbe limitarsi a migliorarlo. Lo scontro è più ampio e riguarda gran parte dell'anima cattolica del Pd e quella più laica. Sempre l'altro ieri, infatti, era stata la "teodem" Paola Binetti a contestare la proposta di Marino di una consultazione popolare. Per far naufragare il referendum promosso, tra l'altro, da molti dei suoi futuri compagni di partito come Umberto Veronesi, Binetti aveva ricordato la mobilitazione capillare dei cattolici per la legge 40: «Abbiamo spiegato le nostre ragioni casa per casa, in incontri, in conferenze con migliaia di persone, nei salotti, nei dopocena con gli amici, nei caffè, nei bar, in metropolitana, con le e-mail, con articoli fatti circolare, in modo che nessuno fosse escluso».
Ma si possono anche ricordare le differenti posizioni espresse quando il consiglio dei ministri approvò il ddl sulla vicenda di Eluana Englaro. Allora in diversi tra i cattolici del Pd si dichiararono disposti a votarlo.
Ieri, in favore di Marino, sostituito in corsa dai democratici come capogruppo del Pd in commissione, è dovuto scendere in campo Massimo D'Alema. Dalle colonne di Repubblica ha definito «un grave errore sostituire Marino». D'Alema ha detto la sua anche sulla contrapposizione cattolici-laici all'interno del Pd: «La vera forza di un partito nuovo non sta nella semplice giustapposizione di linee differenti». E ancora: «Io rispetto i cattolici ma la libertà di scelta in materia di trattamenti sanitari è un principio costituzionale e di civiltà. Sia chiaro, non metto in discussione la libertà di coscienza. Ma un grande partito, su un tema come questo, non può non capire che deve discutere, deve rispettare la diversità, ma alla fine deve arrivare a una sintesi».
Eppure una sintesi sembra oggi difficile. Parecchi tra i cattolici del Pd ritengono sagge le dichiarazioni di ieri di monsignor Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, per il quale occorre «creare un clima in cui il Parlamento possa lavorare con serenità in un saggio confronto, perché su questi temi non c'è bisogno di conflitto». E come ha detto ieri il cattolico Luigi Bobba (Pd), l'astensionismo della Bianchi mira proprio «a porre le condizioni per un dialogo tra maggioranza e opposizione evitando quel "bipolarismo etico" che sarebbe una iattura su argomenti così delicati e complessi e che non aiuta a trovare soluzioni condivise». Mentre invece la posizione di Marino è quella di «un'azione di contrasto parlamentare rigorosa, con tutti gli strumenti disponibili». «Io - ha detto ieri - ho pronunciato un discorso di apertura. Calabrò invece sbarra la porta».
Tra maggioranza e opposizione lo scontro è anche su Beppino Englaro. Questi ha annunciato battaglia contro la legge voluta dal governo. Il sottosegretario alla salute Eugenia Roccella ha sottolineato che quella del papà di Eluana è stata fin dall'inizio «una scelta politica», ne è prova il fatto che oggi sarà in piazza a Roma contro la legge allo studio sul testamento biologico mentre «aveva detto che dopo la morte della figlia si sarebbe ritirato in composto silenzio».

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