giovedì 26 febbraio 2009

Laici Pd in rivolta, botta e risposta Veronesi-Franceschini

Laici Pd in rivolta, botta e risposta Veronesi-Franceschini

Il Mattino del 26 febbraio 2009, pag. 9

di Teresa Bartoli

«Quella del Pd non è una mediazione, ma una resa»: attaccano duro Umberto Veronesi e gli altri firmatari di una lettera che boccia senza appello la proposta dei democratici sul testamento biologico. Altrettanto seccamente replica però Dario Franceschini: «Con tutto il rispetto - dice il segretario - la linea su questi temi la decidono il partito e i parlamentari, e nessuno, anche se autorevole, la può dettare». La discussone nel maggior partito di opposizione dunque non si placa, malgrado le crepe apertesi anche nel Pdl allunghino i tempi di esame del discusso provvedimento. La lettera, firmata con Veronesi anche da Stefano Rodotà, Paolo Flores D`Arcais ed Andrea Camilleri e pubblicata da Micromega, è impietosa sulla mediazione avanzata dai senatori del Pd al testo di Calabrò: la controproposta del Pd secondo i firmatari - lascia «intatta la violenza» della negazione della libertà di scelta ed apre solo «un modesto spiraglio» sul punto dell`alimentazione ed idratazione forzata.

Il testo in discussione - sostengono - trasforma il testamento biologico in «una beffa» anche perché «i medici delle cure palliative hanno spiegato drammaticamente che alimentazione e idratazione non alleviano ma moltiplicano e intensificano le sofferenze nei malati terminali. Queste sofferenze aggiuntive, che è difficile non definire torture in malati in quelle condizioni, diventano con questa legge obbligatorie». Insomma, per Veronesi e gli altri autori del testo, di quella legge è «evidente il carattere anticostituzionale ma anche il carattere semplicemente disumano». I cinque ribadiscono dunque che «ogni passo indietro» rispetto al testo preparato da Ignazio Marino con cui il governo Prodi si presentò in campagna elettorale «sarebbe una rinuncia pura e semplice ai diritti elementari sanciti dalla Costituzione, dalla convenzione di Oviedo e dalle sentenze della Cassazione»: «Sulla propria vita concludono i firmatari - può decidere solo chi la vive e nessun altro».

La risposta di Franceschini è arrivata ieri sera nel corso del breve saluto del neosegretario ai parlamentari del Pd. Dieci minuti appena è durato l`incontro, il tempo però di stoppare l`intervento e fare il punto della situazione: «Nel partito c`è una posizione prevalente ha ricordato - condivisa da laici e cattolici; poi c`è l`unanimità contro la proposta del Pdl», cioè il testo Calabrò, e infine ci sono altre posizioni «tutte dà rispettare e a cui garantire pari dignità». Anche la senatrice radicale Donatella Poretti rivendica il lavoro fatto e gli emendamenti grazie ai quali - assicura rispondendo alla lettera di Micromega - «il centrodestra sta mostrando tutte le sue contraddizioni e divisioni». E grazie a quel lavoro e alla discussione ingaggiata sul merito del testo - sostiene anche Stefano Ceccanti, senatore e costituzionalista - che oggi si può dire che il parere che dovrà dare la commissione Affari Costituzionali di palazzo Madama - è slittato proprio per i distinguo e le critiche al testo ora «non è scontato»: «La Costituzione - sostiene Ceccanti - non è compatibile con le forme di proibizionismo assoluto del testo di Calabrò» ed in quella commissione «i componenti del gruppo del Pd hanno trovato liberamente una sintesi unitaria delle loro posizioni, facendo valere la necessità di un equilibrio tra il diritto all`autodeterminazione e il diritto alla vita».

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