venerdì 22 maggio 2009

Un nuovo scarto laico che mina la compattezza della maggioranza

Un nuovo scarto laico che mina la compattezza della maggioranza

Corriere della Sera del 19 maggio 2009, pag. 15

Massimo Franco

Gianfranco Fini torna ad ostentare le sue stimmate laiche. E chiedendo che il Parlamento non faccia leggi «orientate da precetti di tipo religioso», spiazza di nuovo il centrodestra; e dà del proprio ruolo un`interpretazione sgradita sia alla maggioranza sia a Palazzo Chigi. È vero che da tempo il presidente della Camera occupa una posizione eccentrica fino alla stucchevolezza, e di fatto minoritaria. Basta ricordare l`aprile scorso, quando lodò la sentenza con la quale la Consulta definì incostituzionale una parte della legge sulla fecondazione assistita, applaudito dal Pd. Ma la sua esternazione arriva in un momento in cui i rapporti con la Chiesa cattolica sono già tesi per il modo in cui il governo affronta il dramma dell`immigrazione clandestina; e dunque finisce per sottolineare la scarsa compattezza del centrodestra. Tanto più che l`ennesimo affondo sulla laicità si abbina alla richiesta di una «rivoluzione culturale» sull`immigrazione, che suona come ulteriore critica al governo. Lui, coautore con Umberto Bossi di misure su questo tema contestate dall`opposizione nella precedente legislatura guidata dal centrodestra, ora invoca un approccio diverso. E chiede che sia «quanto più lontano da campagne elettorali»: un`allusione neppure troppo velata ai risvolti strumentali della scelta di rispedire in Libia i clandestini. Eppure, probabilmente il Pdl ha qualche ragione quando si difende dall`accusa di xenofobia sostenendo che non si comporta diversamente da Spagna e Francia. Il dettaglio che fa riflettere politicamente è che però nessuno accusa il governo di Madrid o di Parigi; quello italiano, invece, rischia di diventare il parafulmine di un dramma condiviso col resto dell`Ue. Le intemperanze verbali di alcuni ministri e parlamentari contro l`Onu non aiutano. Anzi, hanno l`effetto di moltiplicare l`attenzione e le critiche contro la coalizione di Silvio Berlusconi; e di mettere in ombra l`assenza delle istituzioni europee. L`avvitamento polemico con l`Alto Commissariato per i rifugiati, emanazione delle Nazioni Unite, è emblematico. Non solo ha provocato la reazione del segretario Antonio Guterres contro il ministro della Difesa, Ignazio La Russa. Ha anche rivelato le crepa nella coalizione. Fini teme che se non si cambia la legge, l`Italia sarà travolta dalle ondate migratorie. Ma anche senza l`eterodossia del presidente della Camera, la maggioranza si sta rivelando meno granitica di quanto affermi. Ieri il ministro dell`Interno, il leghista Roberto Maroni, si è detto convinto del «ruolo fondamentale dell`Unhcr». Ed ha chiesto che sia archiviata una polemica ritenuta «incomprensibile». Sono parole diverse da quelle di chi, nel Pdl, reagisce con veemenza all`Onu. Con una conseguenza: la lite con le Nazioni Unite vede in prima linea il Pdl, convinto di subire accuse demagogiche. Il Viminale del leghista Maroni, invece, almeno in queste ore sembra attestato su posizioni più dialoganti. È un esito imprevisto, se si pensa a come la vicenda si è iniziata; ed al modo in cui il partito di Bossi ha rivendicato il respingimento dei barconi di clandestini come una propria vittoria. Sono i frutti paradossali della rincorsa ad invocare la paternità della linea dura: una gara fra berlusconiani e leghisti, dalla quale Fini si tira fuori, ponendosi ai confini del centrodestra.

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