venerdì 22 maggio 2009

Caro Fini l'Italia è già laica

Caro Fini l'Italia è già laica

La Stampa del 20 maggio 2009, pag. 37

Giovanni Gennari

Càpita che parole di politici complichino tutto, come mi pare accada quando il presidente Fini parla di «laicità» dello Stato. Al congresso di fondazione del Pdl - cito alla lettera dal Secolo d’Italia - ribadì prima «il confine che deve separare la sfera privata da quella religiosa», che quindi va ben oltre quella privata, ma dopo una settimana definì la religione come realtà del tutto privata. E curiosamente «la sfida di Fini» fu applaudita in ambedue i casi dai nostri «laici». Ora la versione è ancora più hard. La Stampa di ieri: «L’ultimo strappo. Fini: i precetti religiosi non diventino legge»! Vuol forse dire che le leggi dello Stato debbono per forza e sempre sancire l’opposto dei «precetti religiosi», quindi per esempio il contrario dei «dieci comandi» biblici «non rubare, non uccidere l’innocente, non testimoniare il falso»? Per fare leggi laiche va affermato l’opposto?
Forse serve qualche riflessione sulla laicità in senso moderno e condivisibile. La prima per ribadire che anche da noi il pluralismo morale è un fatto: i cittadini italiani hanno diversi criteri morali, ciascuno deve essere libero di seguire la sua coscienza e ogni violazione di essa è ingiustizia e delitto. A ciascuno la sua etica, religiosa o meno! Ma quando si tratta di fare le leggi, che per definizione «sono uguali per tutti», il discorso cambia, perciò tutti debbono poter contribuire alla loro formazione. Ordinariamente per questo c’è il Parlamento, ove ogni parlamentare ha il diritto e il dovere di giudicare le leggi proposte con il suo libero metro di giudizio, scegliendo quella che si avvicini il più possibile a ciò che egli pensa sia bene comune, o anche solo male minore. Idem nei referendum, dove ogni cittadino è elettore.
Con la formula ieri esposta dal presidente della Camera, i parlamentari o i cittadini che pensano bene comune o male minore una legge che corrisponde anche alla loro coscienza religiosa non avrebbero diritto di voto, o dovrebbero votare contro coscienza! Invece una laicità democratica non consente che principi religiosi o antireligiosi diventino «automaticamente» leggi civili, e perciò leggi giudicate liberamente dai parlamentari, o nei referendum dai cittadini, potranno sia corrispondere sia opporsi a principi religiosi, salvando in ambedue i casi tanto la laicità quanto la libertà di tutti. Da noi è accaduto sovente: nel 1974, nel 1981 e nel 2005. E perciò l’Italia è già laica.

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