Corriere della Sera 27.4.09
Il cardinale. Il tedesco Walter Kasper. «Città profana e secolarizzata Così si nega una libertà»
di Gian Guido Vecchi
Poche illusioni. Ho sperato che il referendum passasse, ma senza farmi illusioni: conosco la capitale tedesca ed ero realista... Non è la Germania del Sud, la mia Svevia, la Baviera...
Dibattito. Una cosa positiva c’è: per settimane la città ha discusso in pubblico e sui giornali di religione, un tema di solito ignorato.
CITTÀ DEL VATICANO — «È triste, lo dobbiamo accettare ma mi sento molto triste: non si voleva imporre nulla, la possibilità di scelta è un segno di libertà ed è questa che alla fine hanno negato ». Il cardinale Walter Kasper, presidente del pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, è un teologo di fama che si è formato a Tubinga e a Monaco. La voce, comunque, è serena. Triste sì, ma non particolarmente stupito: «Ho sperato che il referendum passasse, ma senza farmi illusioni: conosco Berlino e sono rimasto realista...».
Certo che è una situazione strana, eminenza: il suo è un Paese da sempre all’avanguardia negli studi biblici e teologici, il dottorato in Germania è l’eccellenza in materia, e ora nella capitale si boccia la possibilità di avere l’ora di religione a scuola...
«Vede, Berlino rappresenta un caso straordinario, non è la Germania. E certo non è la Germania del Sud, la mia Svevia, la Baviera... In Germania è un po’ come in Italia, c’è differenza tra Nord e Sud. Ma Berlino, in particolare, è una città profana e secolarizzata, nella quale i cristiani sono sempre stati una minoranza, fin da prima della guerra, dagli anni del nazismo al comunismo. È la capitale dell’ateismo!».
Ma in fondo qui si trattava di poter scegliere la religione anziché l’ora di etica. Come si spiega il rifiuto?
«L’argomento, dall’altra parte, era che nella città vivono tanti immigrati, in particolare musulmani, e c’è bisogno di un’etica che coinvolga e unisca tutti. Ora, a parte che un’etica senza Dio è assai debole e che per la maggioranza dei ragazzi è anche noiosa perché non ha fondamento nella vita, il problema è questo pregiudizio: si pensa che la religione sia un fattore di divisione. Tra l’altro, c’è una cosa interessante...».
Cosa?
«Ho saputo che gli ebrei e anche i musulmani erano favorevoli al referendum, alcuni lo hanno sostenuto. Loro stessi, del resto, sono interessati al tema e vorrebbero che fosse dato un insegnamento della loro religione».
Il caso Berlino è un problema anche per il resto d’Europa?
«Beh, certo, la secolarizzazione purtroppo è diffusa anche altrove. Pensi solo al Belgio, dove il Parlamento è arrivato a votare contro il Papa».
Benedetto XVI non sarà contento, per il voto di Berlino...
«Ah, questo è sicuro. E non posso essere contento neanch’io. Nessuno lo è. Però una cosa positiva, in tutto questo, c’è».
E quale, eminenza?
«Per settimane a Berlino si è discusso in pubblico e sui giornali di religione, un tema di solito ignorato. Evviva! Vista la situazione, già questo è un passo in avanti. La cosa peggiore è quando non se ne parla proprio».
Ma ora non teme che la campagna per il referendum si ritorca contro chi l’ha promossa, il classico effetto boomerang?
«Questo no, non lo credo assolutamente. I cristiani, cattolici e protestanti, si sono risvegliati. Hanno mostrato di voler lottare per la loro fede».
Il cardinale. Il tedesco Walter Kasper. «Città profana e secolarizzata Così si nega una libertà»
di Gian Guido Vecchi
Poche illusioni. Ho sperato che il referendum passasse, ma senza farmi illusioni: conosco la capitale tedesca ed ero realista... Non è la Germania del Sud, la mia Svevia, la Baviera...
Dibattito. Una cosa positiva c’è: per settimane la città ha discusso in pubblico e sui giornali di religione, un tema di solito ignorato.
CITTÀ DEL VATICANO — «È triste, lo dobbiamo accettare ma mi sento molto triste: non si voleva imporre nulla, la possibilità di scelta è un segno di libertà ed è questa che alla fine hanno negato ». Il cardinale Walter Kasper, presidente del pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, è un teologo di fama che si è formato a Tubinga e a Monaco. La voce, comunque, è serena. Triste sì, ma non particolarmente stupito: «Ho sperato che il referendum passasse, ma senza farmi illusioni: conosco Berlino e sono rimasto realista...».
Certo che è una situazione strana, eminenza: il suo è un Paese da sempre all’avanguardia negli studi biblici e teologici, il dottorato in Germania è l’eccellenza in materia, e ora nella capitale si boccia la possibilità di avere l’ora di religione a scuola...
«Vede, Berlino rappresenta un caso straordinario, non è la Germania. E certo non è la Germania del Sud, la mia Svevia, la Baviera... In Germania è un po’ come in Italia, c’è differenza tra Nord e Sud. Ma Berlino, in particolare, è una città profana e secolarizzata, nella quale i cristiani sono sempre stati una minoranza, fin da prima della guerra, dagli anni del nazismo al comunismo. È la capitale dell’ateismo!».
Ma in fondo qui si trattava di poter scegliere la religione anziché l’ora di etica. Come si spiega il rifiuto?
«L’argomento, dall’altra parte, era che nella città vivono tanti immigrati, in particolare musulmani, e c’è bisogno di un’etica che coinvolga e unisca tutti. Ora, a parte che un’etica senza Dio è assai debole e che per la maggioranza dei ragazzi è anche noiosa perché non ha fondamento nella vita, il problema è questo pregiudizio: si pensa che la religione sia un fattore di divisione. Tra l’altro, c’è una cosa interessante...».
Cosa?
«Ho saputo che gli ebrei e anche i musulmani erano favorevoli al referendum, alcuni lo hanno sostenuto. Loro stessi, del resto, sono interessati al tema e vorrebbero che fosse dato un insegnamento della loro religione».
Il caso Berlino è un problema anche per il resto d’Europa?
«Beh, certo, la secolarizzazione purtroppo è diffusa anche altrove. Pensi solo al Belgio, dove il Parlamento è arrivato a votare contro il Papa».
Benedetto XVI non sarà contento, per il voto di Berlino...
«Ah, questo è sicuro. E non posso essere contento neanch’io. Nessuno lo è. Però una cosa positiva, in tutto questo, c’è».
E quale, eminenza?
«Per settimane a Berlino si è discusso in pubblico e sui giornali di religione, un tema di solito ignorato. Evviva! Vista la situazione, già questo è un passo in avanti. La cosa peggiore è quando non se ne parla proprio».
Ma ora non teme che la campagna per il referendum si ritorca contro chi l’ha promossa, il classico effetto boomerang?
«Questo no, non lo credo assolutamente. I cristiani, cattolici e protestanti, si sono risvegliati. Hanno mostrato di voler lottare per la loro fede».
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