sabato 4 aprile 2009

Bocciata una logica punitiva e misogina

Bocciata una logica punitiva e misogina

Liberazione del 3 aprile 2009, pag. 6

Erminia Emprin

Recentemente, il Presidente del Consiglio è intervenuto nel dibattito sul percorso di fine vita di Eluana Englaro riconsegnando - "da padre"- l`identità di quel corpo femminile, il suo destino di sopravvivenza biologica surrogata nelle funzioni vitali, all`essere corpo capace di generare, incubatrice potenziale di un feto dotato di un autonomo diritto alla vita. Non che sia un argomento nuovo; se ne discetta dai tempi di Aristotele e attraversa tenacemente i secoli in forme e con modalità storicamente date, ma resta pervicacemente ancorato al riprodursi del dominio maschile sulla capacità riproduttiva del corpo femminile. Nuovo è il contesto, dato oggi dalle biotecnologie applicate alle pratiche sociali e culturali con cui si affrontano la morte, la vita, la malattia o la nascita: questioni, tutte, che richiedono percorsi e spazi pubblici di confronto tra pensieri, parole, esperienze esistenziali diverse, tali da consentire che emerga, cresca e si affermi una cultura politica condivisa e non precostituita da un legislatore-demiurgo. Al contrario, l`avvento delle biotecnologiche nel nostro paese prende senso nella dimensione pubblica dalla produzione di leggi emanate sotto il segno della reazione e della fretta, dello stato di emergenza costruito intorno alla spettacolarizzazione, generalizzazione e strumentalizzazione di casi e situazioni specifiche. Leggi improvvisate, che hanno come punto comune di caduta la riduzione ideologica del corpo femminile a funzione riproduttiva, l`annientamento delle soggettività e della presenza diffusa di relazioni sociali e culturali, di pratiche e di esperienze non disincarnate e non oggettivate, fatte di storie umane concrete di donne e di uomini, che si svolgono e prendono senso in tempi e luoghi dati e nella trasmissione della memoria. Ad esse si contrappone una costruzione di senso che trascende i soggetti e le biografie, di cui sono protagoniste le gerarchie vaticane che si riaccreditano con forza crescente come le sole depositarie della conoscenza sulla vita e sulla cosmogonia. Ma vi contribuisce anche una altrettanto crescente e autonoma vocazione del premier e del suo partito alla ridefinizione e semplificazione dei poteri, alla rimessa discussione della democrazia facendo leva su dubbi, timori, incertezze e contraddizioni aperti dall`avvento delle tecnologiche del corpo e dalla loro applicazione. Essi richiederebbero tempi e spazi di discussione e elaborazione di più ampio respiro di quelli di un dibattito parlamentare contingentato. Per questo è importante che la Consulta abbia riconosciuto l`incostituzionalità di alcuni dei passaggi più punitivi e misogini della legge sulla fecondazione assistita, superando alcune delle contraddizioni lasciate aperte dalla pronuncia con cui aveva respinto il referendum di abrogazione totale della legge. La Corte aveva infatti ritenuto che la sua cancellazione totale potesse comportare pregiudizio di principi e valori costituzionali, nonostante la dottrina e la giurisprudenza avessero già allora sollevato diversi elementi di incostituzionalità. Ma la stessa Corte aveva anche ritenuto che quella legge potesse essere sottoposta a un giudizio di legittimità, come è avvenuto con successo. Si tratta di un risultato importante, perché riafferma la democrazia come forma di distribuzione e reciproca autonomia tra i poteri. Incluso quello del ricorso popolare alle sedi giurisdizionali, quando la politica non sa dare risposte adeguate alla libera e piena espressione della persona sessuata e pensante.

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