sabato 30 agosto 2008

Pd, duello sul testamento biologico

l’Unità 30.8.08
Pd, duello sul testamento biologico
di Tommaso Galgani

«Non si tratta di voler staccare la spina a nessuno. Ma di dare la possibilità a tutti di decidere per sé quali trattamenti ricevere in caso di malattia terminale. E fino a che punto farlo, mettendolo per iscritto». Ignazio Marino replica così alle posizioni di Paola Binetti sul caso di Eluana che sull’argomento appare più vicina alle posizioni del Pdl. Il confronto tra i due parlamentari del Pd va in scena alla Festa di Firenze. Intanto il Parlamento è pronto ad affrontare l’esame delle proposte di legge.

«ELUANA? Il suo cuore batte, e di giorno passeggia anche in carrozzina». Paola Binetti fa scattare così il brusio del pubblico, ieri durante l'incontro col collega di partito Ignazio Marino sul tema del testamento biologico, alla Festa Democratica in Fortezza a Firenze. La senatrice teodem del Pd, dopo quella frase, scalda la platea: «Ah, Eluana passeggia pure», le urla sarcastica una signora dalle prime file. In diverse occasioni la Binetti, che ha ribadito di essere pronta a votare col Pdl una legge in materia perché «quando si parla della difesa della vita non hanno senso né la destra né la sinistra», suscita il borbottìo della cinquantina di persone accorse ad assistere al dibattito. Che lentamente lascia perdere anche gli applausi di cortesia e mano a mano che procede la discussione fa partire anche qualche fischio.
L'applausometro della platea decisamente sorride a Marino, che a fine serata si ritrova anche qualche bigliettino in tasca da parte di alcuni militanti democratici che lo esortano ad andare avanti sulle sue posizioni in materia. Ma soprattutto quando si sforza di ribadire dal palco il principio guida del suo ddl sul testamento biologico, sottoscritto da 101 senatori: «Non si tratta di voler staccare la spina a nessuno. Ma di dare la possibilità a tutti di decidere per sé quali trattamenti ricevere in caso di malattia terminale. E fino a che punto farlo, mettendolo per iscritto. È un fondamentale principio di autodeterminazione». Tra i due senatori democratici provano a confrontarsi due sensibilità che, pur nella ricerca del dialogo, non sembrano conciliabili (l'unico punto in comune è considerare una necessità l'affrontare la materia dal punto di vista legislativo, dopo anni di discussioni: cosa che il Senato ha messo in agenda per il 2008).
E la Binetti riaccende anche gli animi della platea quando afferma di aver letto sulla rivista dell'associazione Luca Coscioni un modello di testamento biologico in cui una persona afferma di «non voler vivere in caso di sopraggiunta demenza». Dicendo: «Così si va verso il nazismo, che eliminava le persone dementi. Stesso discorso per i malati di Alzheimer». Brusio. Marino prova a smorzare la tensione ricordando che «i Radicali, vicini all'associazione Coscioni, hanno sottoscritto il mio ddl. Anche se loro sono per l'eutanasia legalizzata, per la quale io non ritengo che adesso ci siano le condizioni in Italia. E alla quale sono contrario». Ma l'ennesima dimostrazione di disapprovazione del pubblico arriva quando contesta i dati ricordati da Marino, peraltro comunicati durante un'audizione al Senato dai Rianimatori italiani, sul fatto che il 62% degli anestesisti italiani, negli ultimi giorni di un malato terminale, applichi sui pazienti la «desistenza». «Garanzia reale per il paziente e riconoscimento nella relazione medico-paziente la massima fiducia e la massima dignità di entrambi», continua a ripetere la senatrice, anche lei firmataria di un ddl sul tema. «Sono rimasto molto soddisfatto del dibattito», commenta Marino a fine serata. Che insiste: «Perché dovremmo avere paura di fare una legge che sancisce un principio di libertà?».
Non manca una riflessione sul caso Eluana: «Consiglio a Paola Binetti di recarsi personalmente a trovarla. Si tratta di una persona in stato vegetativo permanente, che comunque può mantenere la sua dignità. Ma resta la mia domanda di fondo: perché non far decidere all'individuo, e non a chiese o magistrati, se vuole arrivare fino a lì?»

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