mercoledì 12 novembre 2008

Così la Costituzione americana tiene Dio al suo posto

Così la Costituzione americana tiene Dio al suo posto

Il Riformista del 12 novembre 2008, pag. 18

di Claudia Mancina

Uno degli aspetti più interessanti dell’elezione del nuovo presidente americano è quello relativo al voto dei cattolici. Nonostante la freddezza delle gerarchie e l’esplicita sconfessione del candidato alla vicepresidenza, il cattolico Joe Biden, per le sue posizioni pro-choice, il ticket democratico ha raccolto tra i cattolici la stessa percentuale che ha raccolto sul voto generale: il 53%. Merito (o colpa) della grave crisi economica, certamente. Ma forse anche segno di una certa stanchezza nei confronti dell’estremismo etico di cui il presidente uscente si è fatto portatore. Non ci sarebbe in fondo niente di strano se al congedo dalle posizioni più conservatrici dei repubblicani si accompagnasse anche il congedo dalle posizioni più di destra in campo etico. In questo senso, a quanto sembra, andranno i primi passi del nuovo presidente.



Tra le varie voci uscite dal suo staff, infatti, c’è quella di alcuni interventi (addirittura duecento, si è detto) intesi ad abolire provvedimenti legislativi presi da Bush. Tra questi, quello che ha vietato il finanziamento federale alla ricerca sulle staminali embrionali, e provvedimenti restrittivi sull’aborto. La notizia ha già sollevato preoccupazioni tra i vescovi americani e in Vaticano, dove il rammarico per la fine dell’alleanza speciale con Bush sulle questioni della vita si è fatto anche troppo sentire: il Vaticano non ha partecipato alla grande emozione del mondo intero per l’elezione del primo presidente di colore, ma si è posto in attesa. A differenza dei cattolici americani, che hanno investito su Obama pensando evidentemente che le sue dichiarazioni a favore della libertà di scelta, e per l’impegno a eliminare le cause sociali dell’aborto, definissero una posizione etica accettabile.



Non possiamo sapere adesso se Obama prenderà davvero questi provvedimenti. Ma se lo farà, entrerà in contraddizione con le sue ripetute affermazioni di voler essere non-partisan, di voler superare le divisioni di partito e unire gli americani? Come ha osservato Vittorio Emanuele Parsi sulla Stampa, non c’è contraddizione, ma anzi un riequilibrio al centro: erano i provvedimenti di Bush a essere estremisti, perché traducevano in legge le convinzioni proprie della destra religiosa più conservatrice. Nel suo complesso il voto per Obama, che si accompagna alla bocciatura dei matrimoni gay in California, esprime una collocazione centrale e moderata dell’elettorato, che probabilmente si rifletterà nelle scelte del nuovo presidente. Ciò che è interessante per noi è che queste considerazioni attraversano pacificamente anche l’elettorato cattolico. Il che dimostra che è la politica, e solo la politica, a definire il peso politico comparativo delle scelte etico-religiose. Bush era riuscito a saldare alla sua coalizione la destra religiosa, perché la sua proposta politica appariva convincente a questa porzione di elettorato. Obama ha ottenuto il consenso anche della maggioranza dell’elettorato cattolico, come non era riuscito a Kerry, perché evidentemente la sua proposta politica ha convinto, al di là delle barriere etiche e religiose. Questo voto mette in questione proprio la supposta affinità tra cattolici e destra evangelica: un punto sul quale forse il Vaticano farebbe bene a riflettere.



Queste considerazioni hanno delle implicazioni anche riguardo a un altro tema molto trattato in questi giorni: quello della presenza di Dio nella politica americana. Una presenza certamente molto forte; ma non si può dimenticare che essa è l’altra faccia dell’assenza di una religione ufficiale e della separazione di Stato e Chiese, sancita fin dal Primo emendamento del 1791. Solo a queste condizioni è possibile il riferimento a Dio con un ruolo essenziale nel discorso pubblico, e quindi quella particolare laicità, non aggressiva, non escludente, che è tipica della sfera pubblica americana e molto diversa dalla laicità europea.



Ernesto Galli Della Loggia ha sostenuto che la forza dell’America sta nel guardare a Dio come fonte di speranza indomita, secondo la promessa biblica. Ma ascoltiamo la prima frase del discorso di Chicago: «Se c’è ancora qualcuno che dubita che l’America sia un luogo dove tutto è possibile, che ancora si chiede se il sogno dei nostri Fondatori sia vivo nella nostra epoca, che ancora mette in dubbio la forza della nostra democrazia, questa notte è la vostra risposta». La vera eccezionalità americana sta nel miracolo di una nazione peraltro multietnica e multiculturale - che ancora si riconosce nella sua Costituzione vecchia di più di duecento anni, e trova in essa una ispirazione intatta per riorganizzarsi, per ripartire, per reinterpretare i propri valori fondamentali.



La forza della democrazia americana non è nel richiamo a Dio: è nel richiamo alla Costituzione, che dà anche a Dio il suo posto.

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