giovedì 18 febbraio 2010

La Cei scomunica la Bonino: L’Avvenire si spaventa e attacca “Incompatibile e ostile alla visione cristiana”

il Fatto 18.2.10
La Cei scomunica la Bonino: L’Avvenire si spaventa e attacca “Incompatibile e ostile alla visione cristiana”
di Marco Politi

Bersani aveva scritto al quotidiano ricordando la presenza dei cattolici nel Pd
Lo scandalo Protezione civile sta allontanando molti credenti dal polo
Berlusconi
La Cei sperona il Partito democratico e scomunica la candidatura Bonino nel Lazio. Con parole durissime l’Avvenire prende di petto Bersani, bollandola come “incompatibile e ostile alla visione cristiana”.
L’attacco violento segnala l’intenzione della gerarchia ecclesiastica di scontrarsi direttamente con il Pd per impedire la vittoria della Bonino. Il linguaggio aggressivo, usato nei confronti dell’esponente radicale, riflette oltre all’irriducibile opposizione del Vaticano le pressioni sia del cardinal Ruini sia dell’Udc, per i quali il centro-sinistra va assolutamente sconfitto nella regione dove simbolicamente Berlusconi e Casini si sono ritrovati alleati (come l’ex presidente della Cei avrebbe tanto voluto nelle elezioni politiche del 2008).
Martedì Bersani aveva scritto all’Avvenire (dopo un editoriale critico sull’uscita dal Pd della Binetti e degli altri cattolici teodem) per negare una presunta “deriva zapaterista” nel Partito democratico e ricordare che al suo interno le varie culture (cattolica compresa) dovevano riconoscersi nelle caratteristiche fondamentali della “casa comune”. Di più – sosteneva Bersani – come lamentare una mancanza di pari dignità dei cattolici nel partito se “il presidente, il vicesegretario, il capogruppo alla Camera, i responsabili dei settori Scuola e Welfare” sono tutti credenti impegnati? “Di che cosa stiamo parlando?”. Contro il segretario del Pd scende in campo in prima persona il nuovo direttore dell’Avvenire Marco Tarquinio, manifestando un “crescente senso di allarme” dei lettori e denunciando la “pretesa incredibile della superabortista e iperliberista” Bonino di rappresentare anche valori cattolici. Poi l’affondo. La storia della Bonino, incalza Tarquinio rivolgendosi direttamente a Bersani, rappresenta una posizione incompatibile con il cattolicesimo, anzi un programma di “aperta e spesso aspra ostilità verso la visione cristiana della vita e della società”. Accettare la sua candidatura e la sua cultura come parte del Pd, è l’avvertimento, significa “fare una scelta pesante e precisa”.
Lo stile politicamente aggressivo, che travalica la linea critica, ma abbastanza moderata tenuta finora dall’Avvenire, viene direttamente dai massimi vertici ecclesiastici così come fu quando l’allora direttore Boffo minacciò che la legalizzazione delle coppie di fatto, cioè l’approvazione dei Dico, avrebbe rappresentato uno “spartiacque” della storia politica italiana. L’Avvenire torna pesantemente sull’argomento anche nella pagina delle lettere dei lettori con un titolone che grida: “Radicali, un’incompatibilità irriducibile”. Definendo l’intenzione della Bonino di rappresentare anche l’elettorato cattolico un’ “operazione insensata e truffaldina, un insulto all’intelligenza e alla memoria collettiva degli italiani”. La sua linea viene letteralmente smontata in quanto in campo etico e per ciò che riguarda solidarietà, mercato e lavoro “i radicali predicano sistematicamente l’opposto della dottrina sociale della Chiesa”.
Eppure l’attacco urlato rivela timori e debolezze della gerarchia ecclesiastica. La candidatura della Bonino, in realtà, non spaventa molti elettori cattolici, mentre la Polverini non li scalda. Inoltre lo scoppio dello scandalo sul malaffare intorno alla Protezione civile sta facendo perdere proprio tra i cattolici moderati l’attrattiva del polo di Berlusconi.
Il consenso scende, lo sanno i vertici del Pdl. Perché il “cattolico quotidiano”, il normale credente che vive la sua fede in parrocchia, nelle organizzazioni assistenziali, nei gruppi biblici, nel volontariato, nell’impegno catechistico, non è un baciapile. Non gli interessano tanto le storie dei massaggini brasiliani. Ma generalmente (a meno che non si lasci dominare dalla diffidenza verso la politica) è molto sensibile al concetto di “bene comune”, di legalità, di giustizia. Sapere che in un momento di crisi (quando quasi un quinto delle famiglie non riesce ad arrivare alla fine del mese) decine di milioni vengono buttati in appalti gonfiati lo irrita. Il padre di famiglia cattolico, che ha la figlia neolaureata disperatamente precaria, si infuria leggendo di “figli eccellenti” pagati tremila euro per un contratto di “apprendistato”. Afflitto perché la prole è impossibilitata a mettere su casa senza impiego, il genitore cattolico si disgusta apprendendo di rampolli la cui grande preoccupazione è di farsi prenotare alberghi a spese di soldi, che sarà la collettività a pagare. L’Avvenire stesso sta dedicando largo spazio allo scandalo e sin dal primo giorno ha sventato il tentativo di Berlusconi di aggredire i magistrati e di nascondere il bubbone. Alla strategia del premier il giornali dei vescovi ha inferto una pugnalata mortale con una scelta semplicissima. Pubblicando un grafico del “sistema gelatinoso”, con le freccette che indicano i vari appalti e i nomi dei miracolati dai vari regali. Un quadro devastante: esattamente quello che il lettore cattolico legge la sera tornando a casa.
Come ha scritto proprio sull’Avvenire di ieri il lettore Gianluigi Vergari: “Chiamare poveracci senza dignità gli sciacalli che ridevano sul terremoto dell’Aquila – pregustando il ricco banchetto della ricostruzione – è sbagliato”. Un’espressione riduttiva, quasi da indurre pietà per persone malvagie che non riescono a provare buoni sentimenti. “Invece è necessario chiamare questi esseri per quello che sono: avidi speculatori, anche molto pericolosi visto il loro modo di pensare, per cui è necessario renderli inoffensivi per il futuro”.
Anche queste reazioni peseranno nell’urna. E’ indubbio che la gerarchia ecclesiastica riesce a mobilitare nelle elezioni una pattuglia di voti che – a spanna – vengono calcolati intorno al 3-5 per cento al massimo. Voti preziosissimi in caso di corsa testa a testa. Ma, appunto, l’intervento massiccio dell’Avvenire dimostra che il Vaticano teme che la Bonino sia in testa, grazie all’appoggio silenzioso di molti credenti.

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