domenica 4 gennaio 2009

La protesta Il leader radicale: grave la decisione di non recepire le leggi italiane

Corriere della Sera 3.1.08
La protesta Il leader radicale: grave la decisione di non recepire le leggi italiane
Pannella: il Vaticano viola il Concordato
di R.P.

ROMA — Il leader radicale Marco Pannella attacca il Vaticano, dopo la decisione di darsi una nuova legge sulle fonti del diritto, quella che non prevede più una «recezione quasi automatica » delle leggi italiane. «Abbiamo letto tutti che uno dei principali soggetti dell'informazione dei Tg italiani, il Capo dello Stato del Vaticano, ha di fatto assunto una decisione gravissima, che nega alla radice la struttura concordataria, e semmai ancor di più quella sventurata siglata nei Patti di Villa Madama».
Secondo Pannella, «delle due, l'una: o il Vaticano ha doverosamente e riservatamente avvisato il nostro Presidente della Repubblica di questo fatto importantissimo, di incriminazione della legislazione delle istituzioni italiane; oppure non l'ha fatto». Conclusione: «Io devo pensare che il Presidente non ne fosse informato, perché altrimenti non si spiegherebbe il motivo per cui, come gli avrebbe imposto la Costituzione, non abbia risposto alla decisione dello Stato del Vaticano ».
La Santa Sede, per parte sua, aveva già sopito sul nascere le polemiche riprese da Pannella. Giuseppe Dalla Torre, presidente del Tribunale del Vaticano, ha spiegato l'altro giorno a Radio Vaticana che le nuove norme rappresentano «una semplificazione rispetto alla legge del 1929». La «novità di maggior rilievo» è che «fino ad ora, in Vaticano, abbiamo applicato le norme del Codice civile italiano del 1865 con crescente difficoltà in relazione al fatto che la società oggi presenta profili nuovi, aspetti nuovi ». Adesso viene richiamato «il Codice del 1942» che «ovviamente, pur essendo ormai anzianotto, è però più moderno».
Nessuno sconvolgimento, insomma: «Non è che cambi molto, perché in realtà il richiamo alla legislazione italiana è sempre stato in via suppletiva — ha aggiunto Della Torre — . L'ordinamento vaticano ha sue leggi, ha sue norme. Non solo il Diritto canonico, anche se il Diritto canonico è sempre stato la fonte principale: non è che venga introdotto oggi come fonte principale nell'ordinamento!», ha esclamato. Sull'Osservatore Romano si parlava di contrasto «con troppa frequenza evidente » tra le leggi italiane e i «principi non rinunziabili». Ma «il filtro alle leggi italiane c'è sempre stato», dice il presidente del Tribunale del Vaticano: «Anche nella precedente legge del 1929, il richiamo alle norme italiane era in via suppletiva e sempre con un filtro: il non contrasto con l'ordinamento interno dello Stato vaticano con i principi e le norme del Diritto canonico e con le disposizioni di diritto divino, naturale e positivo».
Nessun gesto di rottura, quindi: «Essendo la Città del Vaticano uno Stato indipendente e sovrano, può modificare tutte le sue leggi come vuole», ha concluso Della Torre. Del resto «anche l'ordinamento italiano, come quello di qualsiasi altro Stato, prevede dei filtri alla recezione di norme di ordinamenti stranieri, perché evidentemente ogni Stato vuole cautelare il proprio ordinamento giuridico dalla intromissione di valori che siano incompatibili con i principi dell'ordinamento giuridico stesso».

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