lunedì 8 novembre 2010

Vendola parla di fede e rilancia il patto al centro "Basta anticlericalismo"

La Repubblica 25.10.10
Il leader di Sel: governo tecnico solo per la legge elettorale
Vendola parla di fede e rilancia il patto al centro "Basta anticlericalismo"
di Giovanna Casadio

Passa un ordine del giorno sui matrimoni gay, ma Nichi insiste sulle unioni civili

FIRENZE - Nichi Vendola parla ai cattolici e alla Chiesa. Propone un´alleanza «tra le forze centriste e di sinistra ma senza ipoteche moderate». Invita a «un compromesso», a patto che si voglia battere «la precarietà del lavoro, contro cui è anche il papa, quindi potrà ben essere in un programma elettorale». Pensa a un fronte ampio per «il cambiamento del modello di sviluppo dell´Italia», per sconfiggere il berlusconismo e il suo «Olimpo pacchiano tra Apicella e Dioniso». E ribadisce il sì a un governo tecnico ma solo per riformare la legge elettorale.
Parte da sé, Vendola, dalla sua omosessualità, dalla sua fede: «Tra le tante diversità del vostro portavoce che vi dovete beccare - si rivolge ai 1.400 delegati del primo congresso di "Sinistra ecologia e libertà" - c´è anche questa, c´è una fede religiosa che non intendo nascondere». Non è che abbia incontrato il cardinale Bagnasco, come è stato scritto. È che Nichi si dice «innamorato di quel povero Cristo che finisce in croce» e racconta una storia dove i simboli del potere si capovolgono completamente in «due legni in croce, quattro chiodi, una corona di spine...». Non solo. Tra le ovazioni di una sinistra che - prosciugata dal "voto utile" del Pd di Veltroni nel 2008 e dai propri errori - temeva di non rialzarsi mai più, rilancia i temi dimenticati dei diritti civili, a cominciare dalle coppie di fatto. «Alle famiglie del Family Day chiedo: vi ha ferito di più l´amore gay o l´impoverimento prodotto dal liberismo?». Insiste: «No alle vecchie pulsioni anti clericali». Ricorda più volte Aldo Moro.
Sel vota poi un ordine del giorno in cui si prevede «il matrimonio a prescindere dal sesso dei contraenti». Colpi battuti su temi dimenticati. Dal Pd arriva la condivisione di Ignazio Marino e di Vincenzo Vita. Ma è il filo di un discorso «finalmente» ripreso («Ci eravamo smarriti, ci siamo ritrovati»), quello di Vendola. Un´ora e mezza su tutti i temi. Sul lavoro soprattutto, precisando: «Non diventeremo il partito della Cgil, l´Italia ha bisogno della Cgil». Sui conflitti: «Il patto tra produttori è un inganno». Al Pd e a Bersani chiede di uscire dalle ambiguità, di essere chiaro sul «governo tecnico o di fine stagione»: sì, se è per la legge elettorale, no per le riforme economiche. Al teatro Saschall lo acclamano presidente di Sel, e lui: «Non sono il presidente di un piccolo partito ma di una grande speranza. C´è un´Italia migliore. La politica la voglio vivere per strada». Si commuove Fabio Mussi, il leader dell´ex Correntone Ds che non ne ha voluto saperne del Pd: «Parliamo con il Pd ma sono felice di non essere lì». Tutta la platea in piedi lo applaude.
Franco Giordano, Gennaro Migliore, Titti Di Salvo, Eva Catizone, Loredana De Petris, Grazia Francescato, Elettra Deiana, Paolo Cento, Carlo Leoni e le tante storie politiche della sinistra tornano sul palco, giurando però di non guardare indietro, di volere il partito-ponte. Parlano gli operai, i cassintegrati in collegamento dalla Sardegna. La delegata Maria Pia Erice ricorda i sei stranieri che volevano uscire dal centro d´accoglienza di Trapani liberi e sono usciti morti. Grazie di Vendola a Pannella e a Emma Bonino, «con cui sono stato 90 volte in disaccordo» ma anche da quelle «ho imparato. Grazie a tanti, alla memoria di Uccio Aloisi il padre della Taranta, a Gino Strada, a don Ciotti, a Lorella Zanardo. Quindi tutti a cantare "Bella ciao", per non dimenticare.

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