mercoledì 20 gennaio 2010

"Lombardia ridotta a Soviet clericale"

Intervista a M. Cappato "Lombardia ridotta a Soviet clericale"

Il Clandestino, 20 gennaio 2010

Antonio Pitoni

E una candidatura che nasce dal Patto di consultazione con il Partito democratico, quella di
Marco Cappato, salito sul ring della Regione Lombardia, dove Formigoni si preparava già a sfidare Penati per "difendere" il titolo di governatore senza considerare il terzo incomodo. Sarà solo un outsider? «Dipenderà da quanto ci permetteranno di comunicare con i cittadini, di informarli della nostra presenza», avverte il candidato radicale. II ricordo di Pannella imbavagliato e un cartello con un numero di telefono appeso intorno al collo per denunciare la "censura" della voce dei suo partito è rimasto, evidentemente, ben impresso nella mente di Cappato. «E in effetti come inizio non c`è male - ironizza -. Le pagine milanesi del Corriere della Sera e di Repubblica hanno già pensato
bene di "oscurare" la conferenza stampa di presentazione della mia candidatura».


Già, la sua candidatura. Come dobbiamo leggerla, vista l`intesa raggiunta nel Lazio con il Pd?
«Il nostro intento è quello di continuare a rivolgerci alla gente con gli stessi obiettivi che avevamo già posto alle Europee. Primo: ribadire l`allarme sulla condizione democratica del Paese. Secondo: l`urgenza di voltare quanto prima pagina per liberarci di questo regime».

Perché proprio la Lombardia?

«I dati relativi ai flussi elettorali delle Europee dicono che la campagna radicale ha attirato più i delusi del centrodestra che quelli del centrosinistra. Anche alle regionali abbiamo motivo di ritenere che il richiamo della "rivoluzione liberale" sia molto più forte nei confronti di chi ha dato fiducia al centrodestra. Quello che, però, vorrei fosse chiaro è che la nostra non è una scelta tattica,
ma di alternativa: in Lombardia più che altrove, la promessa tradita ha i volti e i nomi di quel sistema di potere che ruota attorno a Formigoni».

La Bonino l`ha escluso, ma non sarà che alla fine porterete via voti a Penati?

«Ci siamo posti il problema di non contribuire, con la nostra presenza, alla vittoria di candidati più lontani dalle nostre posizioni . In questo senso, la mia candidatura si colloca perfettamente all`interno dei Patto di consultazione con il Pd. E al riguardo, nonostante la grande stampa abbia già iniziato ad ignorarci, devo dire che Penati ci ha dato atto della validità del nostro ragionamento e della nostra capacità di dialogo con gli ambienti più liberali in una Lombardia ormai ridotta ad una sorta di Soviet clericale».

E il programma?

«L`autonomia della nostra presenza, con le nostre liste e i nostri candidati, ci dà la necessaria credibilità per parlare ai cittadini di promesse tradite e di anti-casta. Ma anche per riaprire la battaglia antiproibizionista e ambientalista».

L`intesa con il Pd apre per i radicali il tema dei rapporti con un centro-sinistra nel quale Italia dei valori sta per lanciare la campagna referendaria sul nucleare, tema per altro di cui in passato il suo partito si è occupato. C`è la possibilità di una convergenza?
«Mi limito ad osservare che i referendum sono quelli che si fanno e non quelli che si annunciano. Inoltre, posso affermare che in Italia non esiste più il diritto al referendum: noi stessi siamo stati vittime, negli ultimi quindici anni, di un sabotaggio reiterato. Chiuderei ricordando che il vero referendum sui nucleare è stato quello fatto (e vinto) da noi».

Intanto, nel dibattito sulle regionali, incombe l`incognita dell`Udc e la scelta di variegare le alleanze con il centrodestra, il centrosinistra o, diversamente, correre da soli caso per caso. Lei che idea si è fatto?
«E` il risultato dei sistemi elettorali truffa attualmente vigenti per il rinnovo dei consigli regionali. Sistemi che hanno preso il peggio del maggioritario, come la mediatizzazione verticistica, e il peggio dei proporzionale, che favorisce le grandi ammucchiate. Anche su questo la nostra posizione è chiara: sistema anglosassone e referendum locali. Di sicuro, noi non andiamo in giro a chiedere o ad alzare il prezzo».

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