venerdì 28 agosto 2009

La prima battaglia, sul biotestamento, ha due obiettivi.

l’Unità 28.8.09
La «campagna» di Gianfranco che punta al partito
La prima battaglia, sul biotestamento, ha due obiettivi. Dare un profilo laico allo schieramento e contare tra pidiellini di varia natura (da Della Vedova a Granata) chi sta con lui
di Susanna Turco

Uno strappo nello strappo, se è possibile. Una presa di posizione che più netta non si può, proprio alla vigilia dell’incontro sperabilmente pacificatorio, almeno nell’ottica dell’ala lettiana di Palazzo Chigi, tra il premier Berlusconi e il cardinal Bertone oggi all’Aquila. È ciò che si legge nella determinazione con la quale, l’ultima volta ufficialmente alla festa del Pd, Gianfranco Fini va ripetendo – da mesi in realtà, ai parlamentari a lui più vicini – che il testo sul fine vita deve essere modificato alla Camera. Ma, soprattutto, rifulge nel sorprendente dettaglio che, almeno in privato, la terza carica dello Stato ha preso in considerazione l’ipotesi di votare personalmente contro quella legge. Di alzarsi e schiacciare il bottone, insomma.
Una mossa davvero estrema, del tutto irrituale. Che nessun predecessore ha mai azzardato, come ha avuto modo di verificare lo stesso Fini. Quantomeno irrealizzabile, insomma. Ma utile, anche solo come dichiarazione messa sul piatto, a capire fino a che punto l’ex leader di An sia determinato a portare avanti una battaglia che chi lo conosce bene definisce «frutto non solo di una scelta politica, ma anche di una forte convinzione personale». Non a caso, i cosiddetti finiani non esitano a definire quella sul biotestamento «la campagna d’autunno» del loro leader. Della quale nelle segrete stanze si ricomincerà a parlare al più presto. Per tentare di modificare la legge prima, per dare se necessario voto contrario poi. Con il doppio obiettivo di tentare di dare una fisionomia più «laica» al Pdl e di definire concretamente su quali forze si può contare.
Proprio nella battaglia sul fine vita, infatti, rischia seriamente di prendere corpo quella che il presidente della Camera rifiuta di chiamare corrente, ma che di fatto tale sarebbe: un gruppo a ispirazione unitaria, formato non tanto da ex aennini, e men che meno da ex colonnelli, quanto da pidiellini di varia fattura – dai Della Vedova alle Bongiorno passando per le Perina e i Granata. Nelle prossime settimane c’è da attendersi che costoro prendano posizione, come e più di quanto abbiano già iniziato a fare ieri Bocchino e Urso, fino all’atto finale del voto in Aula.
Il disegno finiano è comunque ormai più che esplicito. Tanto che i cattolici, da monsignor Fisichella al ciellino Lupi, richiamano il presidente della Camera al suo «ruolo super partes».
D’altra parte, dentro il Pdl il fermento sui temi etici è accentuato proprio dalle prese di posizione di Fini e finiani. Con insospettati smottamenti. Ne è la riprova la proposta rilanciata ieri da Gasparri di una indagine conoscitiva contro la Ru486. Una replica tardiva rispetto al Fini di venti giorni fa, che aveva giudicato «bizzarro chiedere che il Parlamento si occupi di un farmaco».

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