martedì 7 luglio 2009

Marino e la scalata alle nuove tessere del Pd

Marino e la scalata alle nuove tessere del Pd

Liberazione del 7 luglio 2009, pag. 8

Angela Mauro

Di lui D’Alema ha detto che è «serio ma non adatto a garantire un rilancio robusto del Pd». In molti hanno detto che è «serio ma sa solo di laicità». Franceschini ha fatto lo sportivo augurandogli «in bocca al lupo». A due giorni dall’ufficializzazione della candidatura alla segreteria del Pd, il senatore Ignazio Marino fa innanzitutto il pieno dei commenti. Normale per un «terzo uomo» con il suo profilo: medico, cattolico, impegnato sui temi della laicità, esperienza professionale all’estero, sensibile alle piaghe di questo paese, tra meritocrazia e "gerontocrazia" in tutte le professioni. Gli arrivano commenti anche ultra-positivi, come quello di Emma Bonino: «La candidatura di Marino è una bella notizia per il Pd. Trovo del tutto affrettati i giudizi di chi lo descrive come troppo sbilanciato sulla laicità. Anche di Obama molti politologi dicevano che non aveva l’esperienza e che non ce l’avrebbe mai fatta...» . Senza osare paragoni altisonanti, la squadra di Marino va avanti, ci prova, «per vincere», come hanno chiarito all’inizio di questa avventura. Nelle ultime 48 ore, oltre al pieno di commenti politici, hanno accumulato «migliaia di messaggi di solidarietà e appoggio», spiegano dal suo entourage. Naturalmente resta da vedere se tutte queste dichiarazioni d’affetto e stima politica diventeranno altrettante tessere del Pd per fortificare la candidatura Marino e metterla sui binari giusti per partecipare alle primarie. Ci si aspetta una sorta di "guerra" dagli eserciti schierati a fianco degli altri due candidati, Bersani e Franceschini, soprattutto dal primo, il cui bacino di voti è più vulnerabile alle truppe del senatore. Per il momento però siamo al livello di aspettative, di "aria fiutata". E gli ostacoli che rallentano il tesseramento sembrerebbero più di ordine pratico. C’è, per esempio, il problema che molti circoli sono sforniti di tessere nuove da assegnare. E c’è anche un problema di ordine più politico, segnalano dalla squadra Marino: e cioè il fatto che questa fase di delusione, di partito sfinito dalla sua stessa crisi presenta uno strascico di circoli poco attivi, poco frequentati e quindi aperti solo per poche ore al giorno o solo per pochi giorni a settimana. Il che rende difficile tesserarsi, soprattutto nelle grosse città dove è più complicato trovare il tempo per sbrigare la pratica dell’iscrizione se non si esaurisce in una puntata al circolo e via. Si vedrà. Anche tra i nomi noti del Pd e dintorni, comunque, la candidatura Marino continua a far proseliti. Con lui fin dal primo giorno, Beppino Englaro, il padre di Eluana, la ragazza morta a febbraio al centro delle battaglie del senatore sulla bioetica. Englaro ha deciso di prendere la tessera del Pd. In squadra anche il sindaco della sua Genova, Marta Vincenzi. Il chirurgo candidato può contare sull’ex pm Felice Casson. C’è un giallo Goffredo Bettini, ex veltroniano devoto del «terzo uomo» che ora però si ritira dalla squadra, annunciando di volersi dedicare a «un lavoro culturale e intellettuale. Il mio impegno di direzione sul campo finisce qui - dice - Ora Marino costruisca una squadra aperta. Io troverò altri modi per sostenerlo nella battaglia congressuale». L’equipe Marino è stata contattata anche da Stefano Rodotà e da diversi parlamentari, che magari non hanno ancora ufficializzato il loro appoggio. Difficile - si sapeva smuovere le appartenenze interne, ma non si tratta di una missione impossibile. Ci sono per esempio gruppi organizzati di "bindiani" arrabbiati con Rosi che ha dato l’appoggio a Bersani «senza consultarli» e propensi a schierarsi con Marino, che dalla sua ha anche il fatto di essere cattolico. E ci sono naturalmente i «lingottini», i quarantenni del Pd che l’11 luglio lanciano la loro giornata del tesseramento, in appoggio alla candidatura Marino. Il senatore sarà presente in uno dei circoli del Pd di Venezia. Intorno al 20 luglio poi, allo scadere della presentazione di candidati e programmi (fissato dalla commissione congressuale per il 23 luglio) è in programma una kermesse di respiro nazionale probabilmente a Milano. Si vedrà, lo ripetiamo. Certo è che, rispetto alle battute iniziali, alcuni commenti si sono ammorbiditi. «Le uniche due candidature nuove in campo sono quelle di Bersani e Marino», dice un D’Alema evidentemente impegnato soprattutto nella "guerra" contro Franceschini, la cui candidatura «non regge», gli ha mandato a dire domenica sera dalla festa del Pd a Roma. Perchè, dopo due sconfitte del gruppo dirigente che lo sostiene, Franceschini avrebbe potuto al massimo lanciare una sua candidatura «all’insegna dell’unità, ma non contro». D’Alema gli ricorda di essersi dimesso dopo aver perso le Regionali da capo del governo e si dice «colpito» a leggere che «si fa un congresso con l’obiettivo di distruggere D’Alema». Non lo ingoia quel «non riconsegnerò il partito a chi c’era prima di me», pronunciato da Franceschini. «Ma tutti "quelli di prima", a parte me, stanno con lui...», ironizza, attaccando le primarie, «regola assurda», figlia di una concezione che ha portato la società civile a «invadere, occupare il partito». Ieri gli ha risposto uno di "quelli di prima": Piero Fassino, coordinatore della mozione Franceschini. «Sconcertante Massimo. Nessuno e tanto meno Dario ha mai pensato di fargli la guerra...». Intanto, un sondaggio di Sky, il primo mai pubblicato sui tre candidati alla segreteria del Pd, assegna il 45 per cento delle preferenze a Marino, il 37 per cento a Bersani, il 18 per cento a Franceschini.

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