giovedì 28 aprile 2011

Un pessimo biotestamento in cambio dell’assoluzione dal bunga bunga?

il Fatto 28.4.11
Un pessimo biotestamento in cambio dell’assoluzione dal bunga bunga?
Alla Camera il ddl Calabrò diventa un comizio elettorale per attrarre il voto cattolico Berlusconi: “Senza legge i tribunali scavalcano il Parlamento”
di Caterina Perniconi

In aula giusto il tempo di un comizio elettorale, qualche applauso e poi tutto rimandato a dopo le elezioni. Lo show sul testamento biologico offerto ieri dalla Camera dei deputati è servito alla maggioranza e all’Udc per mostrare i muscoli al loro elettorato cattolico sui temi etici. Ma nulla di più.
Il clima era incendiato già dal mattino, quando il presidente del Consiglio ha inviato ai parlamentari del Pdl una missiva per ringraziarli del lavoro delle scorse settimane sul processo breve, chiedere loro impegno sul biotestamento e, tanto per non perdere il vizio, attaccare i giudici. “La gran parte di noi – ha scritto Berlusconi – ritiene che sul ‘fine vita’, questione sensibile e legata alla sfera più intima e privata, non si dovrebbe legiferare, e anch’io la penserei così, se non ci fossero tribunali che, adducendo presunti vuoti normativi, pretendono in realtà di scavalcare il Parlamento e usurparne le funzioni”. La lettera ha fatto molto arrabbiare Beppino Englaro: “Il problema di Berlusconi è la magistratura – ha detto il padre di Eluana – ma nel caso di mia figlia, non ha fatto altro che rispondere alla domanda di giustizia del cittadino con principi di diritto allineati alla costituzione senza essere serva di alcun potere”.
NELLO STESSO tempo la Cgil consegnava al presidente della Camera Gianfranco Fini, le diecimila firme raccolte tra medici, infermieri e operatori sanitari contro il disegno di legge all’esame dell’aula. Gli stessi che promettono battaglia in caso di approvazione di questa legge: “Se passerà vedremo di percorrere tutte le vie possibili per fermarla, visto che così com’è è incostituzionale”.
Poi si è arrivati in aula, in tutta fretta, per un provvedimento che è rimasto nei cassetti di Montecitorio per quasi due anni. L’urgenza dettata dalla morte di Eluana Englaro era venuta meno. E il testo arrivato alla Camera il 26 marzo del 2009 non accennava a essere discusso. Fino a ieri. Quando una ragione “di convenienza e non d’importanza”, come ha spiegato durante il suo intervento il presidente dei deputati democratici Dario Franceschini, ha riportato la legge all’ordine del giorno. Così il partito di Casini ha chiesto la priorità per il biotestamento che è stata approvata grazie ai voti dei ministri, tutti schierati in aula a “salvare” il governo.
Perché la discussione sul “fine vita” spacca sia la maggioranza che l’opposizione. La sospensiva presentata dal Pd è stata respinta con 248 sì e 306 no. Anche Fli ha votato coi democratici e l’Idv. Bocciate inoltre le pregiudiziali di costituzionalità di Idv e Radicali (225 sì, 307 no). Ma la maggioranza, oltre alle assenze (mancavano 16 Pdl, oltre a 7 Responsabili e due leghisti, mentre 19 erano in missione), ha registrato il dissenso di Giuseppe Calderisi (Pdl) che ha votato a favore delle pregiudiziali e si è astenuto, assieme a Santo Versace, sulla sospensiva. Versace si era astenuto anche nella votazione precendete assieme a Lella Golfo, Antonio Martino e Manuela Repetti. Per quanto riguarda i democratici, gli ex Ppi vicini a Giuseppe Fioroni non hanno partecipato al voto sulle pregiudiziali, mentre Luigi Bobba ha votato contro.
Un tema delicato e scivoloso sul quale “la maggioranza si sente onnipotente e libera di ledere i diritti degli italiani” ha dichiarato l’Italia dei valori. E per il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani “è indecoroso che con tutte le urgenze e le priorità che abbiamo, il Parlamento, ancora una volta, usi la maggioranza per stravolgere gli ordini del giorno e imbastire iniziative che sono solo elettoralistiche. Nel merito – ha spiegato – noi siamo assolutamente contrari ad una legge che entra a piedi giunti tra la vita e la morte del cittadino. Chi ci accusa e dice la parola eutanasia ci offende sanguinosamente”. Ma i distinguo sono forti anche nel suo partito. E a Bersani resta meno di un mese per provare a ricompattarlo su una posizione comune.

domenica 10 aprile 2011

Radicali, finto spot con attacco a Cl

Radicali, finto spot con attacco a Cl

Maurizio Giannattasio
Corriere della Sera - edizione Milano, 05/04/2011

Fotogramma dello spot Telecom: correva l'anno 1953. «Mamma è nata. L'abbiamo chiamata Francesca!». L'annuncio viene dato da uno dei pochi telefoni pubblici esistenti in paese.

Fotogramma dello spot elettorale della Lista Bonino-Pannella messo su YouTube. Un anno dopo, il 1954. C'è sempre un uomo al telefono, ma questa volta l'annuncio è di un altro tipo. «È nata, la chiameremo Comunione Liberazione!». Il riferimento è a quando don Luigi Giussani insegnava al liceo classico Berchet, e insieme a un gruppo di studenti fondava Gioventù Studentesca che qualche anno dopo diventa Cl.

Non è uno spot romantico come quello della Telecom, anche se allietato dalle note dei Beatles. Perché la voce fuori campo è tutto tranne che benevola: «La maggioranza degli italiani non ha mai smesso di lottare contro chi ha ostacolato ogni progresso e libertà civile. Contro chi ha difeso solo i propri privilegi. Contro chi ha umiliato la scuola pubblica dando soldi alle proprie scuole confessionali. Anche a Milano c'è chi non si rassegna». Un pugno in pieno petto che prosegue la battaglia inaugurata dai Radicali con gli esposti sulle firme false per il listino del presidente della Regione, Roberto Formigoni. Ma questa volta il bersaglio è diverso. A finire nel mirino non è solo Formigoni, ma direttamente un movimento ecclesiale, «il cui scopo - si legge nel sito di Cl - è l'educazione cristiana matura dei propri aderenti e la collaborazione alla missione della Chiesa in tutti gli ambiti della società contemporanea». Saranno in molti ad arrabbiarsi.