mercoledì 25 novembre 2009

Il Pd torna a spaccarsi sulla pillola abortiva

Il Pd torna a spaccarsi sulla pillola abortiva

Il Tempo del 25 novembre 2009

Sospendere la procedura che dovrebbe portare all`immissione in commercio in Italia della pillola abortiva Ru486 e chiedere una nuova istruttoria e deliberazione da parte dell`Emea. Il presidente della commissione Sanità di palazzo Madama, Antonio Tomassini, conferma le indiscrezioni uscite ieri e annuncia che nelle conclusioni del parere finale sull`indagine conoscitiva sulla pillola abortiva Ru486, che potrebbe arrivare già oggi o al massimo domani, chiederà uno stop precauzionale alla commercializzazione della pillola, in attesa di nuovi riscontri che attestino con certezza la sicurezza del farmaco abortivo. Una posizione, questa, condivisa, dai membri Pdl della commissione e più in generale dalla folta schiera di senatori di maggioranza, come spiega il capogruppo del Pdl, Maurizio Gasparri: «Non ci sono ancora sufficienti garanzie sulla compatibilità tra l`utilizzo della Ru486 e la legge 194». Per questo «occorre una nuova istruttoria per acquisire il parere del ministro». La tesi della maggioranza è quella dunque non di «uno stop pregiudiziale», ma della necessità di «saperne di più a tutela innanzitutto della salute delle donne». Tesi che non convince l`esponente radicale del partito Democratico, Donatella Poretti, secondo la quale «la procedura che ha dato il via libera all`immissione in commercio della pillola Ru486 ha subito uno stop politico». Non a caso nel corso dei lavori della commissione, questo pomeriggio, Poretti è stata l`unica a presentare un documento finale «alternativo», nel quale si chiede che «la commissione confermi che non era nelle proprie prerogative e neppure nelle proprie intenzioni rallentare, ostacolare o intervenire nel lavoro dell`Agenzia italiana per il farmaco». Un testo che non ha trovato la sponda del partito Democratico, visto che la capogruppo in commissione Dorina Bianchi ne ha subito preso le distanze. Resta da capire, però, quale sia rispetto alla posizione della maggioranza la posizione del partito Democratico, che domani mattina riunirà il gruppo per decidere la linea da tenere: «Ci sono delle incongruenze nella relazione di Tomassini - sì è limitata a dire Bianchi - che noi vogliamo discutere». Una dura critica alle conclusioni della Commissione arriva invece dal ginecologo Silvio Viale, che parla «di conclusioni sconclusionate e illegittime contro le donne». Parole dure, subito contraccambiate da Tomassini: «Trovo avventato e imprudente l`intervento di Silvio Viale, che mi pare soverchiato dal proprio ego».

giovedì 5 novembre 2009

Crocifisso, Berlusconi e la chiesa all'assalto dell'Europa

Crocifisso, Berlusconi e la chiesa all'assalto dell'Europa

Il manifesto del 5 novembre 2009
Iaia Vantaggiato

Una decisione inaccettabile per noi italiani, «una di quelle decisioni che ci fanno dubitare del buon senso dell`Europa». Così Silvio Berlusconi - nell`annunciare un imminente ricorso - commenta la sentenza, peraltro non definitiva, della corte di Strasburgo che obbligherebbe l`Italia a rimuovere i crocifissi dalle aule scolastiche. Parole un po` forti, soprattutto perché pronunciate dal premier di uno dei 27 paesi membri dell`Unione. Ma anche un attacco infondato all`Europa visto che - e Berlusconi non può non saperlo - la corte europea dei diritti dell`uomo non è un organismo dell`Ue ma un`istituzione nata, nel 1954, in seno al Consiglio d`Europa. Sta di fatto che la polemica sul crocifisso si trasforma, ieri, in una «iperidentitaria» crocifissione dell`Europa. Come sempre il più schietto è il ministro delle riforme Umberto Bossi che definisce la sentenza «una stronzata»: «L`Europa - dice - va bene per l`Economia ma per tante altre cose no anche perché è distante dalla gente e fa le cose contrarie a quelle che vogliono i cittadini». E non la manda a dire neanche il ministro della difesa Ignazio La Russa: «Il crocifisso? Possono morire, non lo toglieremo» mentre il ministro per lo sviluppo economico Claudio Scajola - quasi un fine esegeta rispetto agli altri - chiosa: «Se il Cristianesimo è un elemento di disturbo, vuol dire che trionfa di nuovo Pilato». Passi per tutti e passi pure per il capogruppo del Pdl al senato Maurizio Gasparri, strasicuro che l`unità d`Europa non si possa realizzare «soffocando ì diritti della maggioranza in nome di una integrazione di facciata». Gasparri non ha dubbi: è arrivato il momento di interrogarsi sull`utilità e la validità di tutto l`apparato burocratico dell`Unione europea. Un apparato del quale, però, la corte di Strasburgo non fa parte. Stupisce tuttavia che a lasciarsi trarre in inganno dall`equivoco sia il più equilibrato leader dell`Udc Pier Ferdinando Casini. che, nel paventare il rischio di una deriva integralista anti-Ue, dichiara: «Questa è una Europa laicista che non lascia spazio nè a Dio nè alla religione. E noi siamo invece per un`Europa laica che riconosca le proprie origini cristiane». E «noi» siamo anche in piena campagna elettorale così che a tutti fa piacere l`apprezzamento espresso dal segretario di stato vaticano per la scelta del governo italiano di fare ricorso contro la sentenza di Strasburgo. «Purtroppo questa Europa del Terzo Millennio - dichiara il cardinal Tarcisio Bertone ci lascia solo le zucche di Halloween e ci toglie i simboli più cari». Tutti contro, insomma, tranne Emma Bonino che nel pronunciamento di Strasburgo vede, al contrario; «un inno alla religiosità»