giovedì 26 febbraio 2009

Laici Pd in rivolta, botta e risposta Veronesi-Franceschini

Laici Pd in rivolta, botta e risposta Veronesi-Franceschini

Il Mattino del 26 febbraio 2009, pag. 9

di Teresa Bartoli

«Quella del Pd non è una mediazione, ma una resa»: attaccano duro Umberto Veronesi e gli altri firmatari di una lettera che boccia senza appello la proposta dei democratici sul testamento biologico. Altrettanto seccamente replica però Dario Franceschini: «Con tutto il rispetto - dice il segretario - la linea su questi temi la decidono il partito e i parlamentari, e nessuno, anche se autorevole, la può dettare». La discussone nel maggior partito di opposizione dunque non si placa, malgrado le crepe apertesi anche nel Pdl allunghino i tempi di esame del discusso provvedimento. La lettera, firmata con Veronesi anche da Stefano Rodotà, Paolo Flores D`Arcais ed Andrea Camilleri e pubblicata da Micromega, è impietosa sulla mediazione avanzata dai senatori del Pd al testo di Calabrò: la controproposta del Pd secondo i firmatari - lascia «intatta la violenza» della negazione della libertà di scelta ed apre solo «un modesto spiraglio» sul punto dell`alimentazione ed idratazione forzata.

Il testo in discussione - sostengono - trasforma il testamento biologico in «una beffa» anche perché «i medici delle cure palliative hanno spiegato drammaticamente che alimentazione e idratazione non alleviano ma moltiplicano e intensificano le sofferenze nei malati terminali. Queste sofferenze aggiuntive, che è difficile non definire torture in malati in quelle condizioni, diventano con questa legge obbligatorie». Insomma, per Veronesi e gli altri autori del testo, di quella legge è «evidente il carattere anticostituzionale ma anche il carattere semplicemente disumano». I cinque ribadiscono dunque che «ogni passo indietro» rispetto al testo preparato da Ignazio Marino con cui il governo Prodi si presentò in campagna elettorale «sarebbe una rinuncia pura e semplice ai diritti elementari sanciti dalla Costituzione, dalla convenzione di Oviedo e dalle sentenze della Cassazione»: «Sulla propria vita concludono i firmatari - può decidere solo chi la vive e nessun altro».

La risposta di Franceschini è arrivata ieri sera nel corso del breve saluto del neosegretario ai parlamentari del Pd. Dieci minuti appena è durato l`incontro, il tempo però di stoppare l`intervento e fare il punto della situazione: «Nel partito c`è una posizione prevalente ha ricordato - condivisa da laici e cattolici; poi c`è l`unanimità contro la proposta del Pdl», cioè il testo Calabrò, e infine ci sono altre posizioni «tutte dà rispettare e a cui garantire pari dignità». Anche la senatrice radicale Donatella Poretti rivendica il lavoro fatto e gli emendamenti grazie ai quali - assicura rispondendo alla lettera di Micromega - «il centrodestra sta mostrando tutte le sue contraddizioni e divisioni». E grazie a quel lavoro e alla discussione ingaggiata sul merito del testo - sostiene anche Stefano Ceccanti, senatore e costituzionalista - che oggi si può dire che il parere che dovrà dare la commissione Affari Costituzionali di palazzo Madama - è slittato proprio per i distinguo e le critiche al testo ora «non è scontato»: «La Costituzione - sostiene Ceccanti - non è compatibile con le forme di proibizionismo assoluto del testo di Calabrò» ed in quella commissione «i componenti del gruppo del Pd hanno trovato liberamente una sintesi unitaria delle loro posizioni, facendo valere la necessità di un equilibrio tra il diritto all`autodeterminazione e il diritto alla vita».

Bio-testamento: ora si divide il Pdl. Veronesi: una resa le mediazioni Pd

l’Unità 26.2.09
Bio-testamento: ora si divide il Pdl. Veronesi: una resa le mediazioni Pd
di Jolanda Bufalini

Lede i diritti della persona: dubbi di costituzionalità sul ddl Calabrò. Botta e risposta fra Gasparri e Pisanu. Franceschini a Micromega: «La linea sul testamento biologico la decidono partito e parlamentari».

Maurizio Gasparri dà del distratto al senatore Pisanu, reo di aver detto che non voterà una legge che dà preminanza allo Stato sui diritti della persona. Ribatte il presidente dell’Antimafia: «Sì è vero. A volte sono così distratto che misfuggono persino gli alti pensieri del senatore Gasparri». Parole fra noi leggere: ieri il testimone delle divisioni sul testamento biologico è passato al centro-destra.
Non si aspettava il senatore Antonio Tomassini che la botta sarebbe arrivata dai suoi stessi colleghi di maggioranza. Mentre lui imponeva in commissione sanità tappe forzate (sedute anche in notturna fino a sabato) e accusava l’opposizione di ostruzionismo, lo stop è arrivato dalla commissione Affari costituzionali. Giuseppe Saro(Pdl) ha spiegato: «Ritengo che vi sia un'impostazione che va contro la libertà e l'autodeterminazione del singolo». Per questi motivi «ci vuole una valutazione vera». Dubbi che sono anche del relatore Bascetto e del presidente Vizzini. Donde «un esito non scontato» del voto sulla conformità costituzionale, spiega Stefano Ceccanti. E una riunione dei senatori Pdl con il segretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta, che deve fronteggiare anche un documento di 53 parlamentari, fra cui il sottosegretario Mantovano che vorrebbero aggiungere la respirazione (ventilazione) forzata a nutrizione e idratazione.
Lettera aperta
Ignazio Marino, intanto, si è visto respingere come improponibili gli emendamenti sulle cure paliative e le terapie del dolore. «Se non si vuole fare un manifesto ideologico e di burocratizzazione della morte ci devono essere le risorse per aiutare davvero le persone», ha detto Marino, promettendo battaglia. Assurdo, ritiene Francesco Sanna, «impedire a un ramo del Parlamento di discutere dell’argomento in tutta la sua complessità».
In una lettera aperta firmata da Umberto Veronesi, Stefano Rodotà, Paolo Flores d'Arcais e Andrea Camilleri a Dario Franceschini, si contestano gli emendamenti del Pd, «sono una resa», perché «resterebbe intatta la violenza dell’imposizione delle cure. Non parliamo della cosiddetta “mediazione” di Rutelli, benevolmente accolta da Quagliariello» Risponde Dario Franceschini: «Riconosco l’autorevolezza dei firmatari ma non ci facciamo imporre la linea da nessuno». E spiega Donatella Poretti, radicale: «Gli emendamenti ampiamente rappresentativi della posizione del Pd ci hanno permesso di realizzare un'iniziativa politica di estrema contrarietà al testo Calabrò. Grazie a questo, il centrodestra sta mostrando tutte le sue contraddizioni e divisioni».

Bio-testamento: ora si divide il Pdl

l’Unità 26.2.09
Bio-testamento: ora si divide il Pdl
Veronesi: una resa le mediazioni Pd
di Jolanda Bufalini

Lede i diritti della persona: dubbi di costituzionalità sul ddl Calabrò. Botta e risposta fra Gasparri e Pisanu. Franceschini a Micromega: «La linea sul testamento biologico la decidono partito e parlamentari».

Maurizio Gasparri dà del distratto al senatore Pisanu, reo di aver detto che non voterà una legge che dà preminanza allo Stato sui diritti della persona. Ribatte il presidente dell’Antimafia: «Sì è vero. A volte sono così distratto che misfuggono persino gli alti pensieri del senatore Gasparri». Parole fra noi leggere: ieri il testimone delle divisioni sul testamento biologico è passato al centro-destra.
Non si aspettava il senatore Antonio Tomassini che la botta sarebbe arrivata dai suoi stessi colleghi di maggioranza. Mentre lui imponeva in commissione sanità tappe forzate (sedute anche in notturna fino a sabato) e accusava l’opposizione di ostruzionismo, lo stop è arrivato dalla commissione Affari costituzionali. Giuseppe Saro(Pdl) ha spiegato: «Ritengo che vi sia un'impostazione che va contro la libertà e l'autodeterminazione del singolo». Per questi motivi «ci vuole una valutazione vera». Dubbi che sono anche del relatore Bascetto e del presidente Vizzini. Donde «un esito non scontato» del voto sulla conformità costituzionale, spiega Stefano Ceccanti. E una riunione dei senatori Pdl con il segretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta, che deve fronteggiare anche un documento di 53 parlamentari, fra cui il sottosegretario Mantovano che vorrebbero aggiungere la respirazione (ventilazione) forzata a nutrizione e idratazione.
Lettera aperta
Ignazio Marino, intanto, si è visto respingere come improponibili gli emendamenti sulle cure paliative e le terapie del dolore. «Se non si vuole fare un manifesto ideologico e di burocratizzazione della morte ci devono essere le risorse per aiutare davvero le persone», ha detto Marino, promettendo battaglia. Assurdo, ritiene Francesco Sanna, «impedire a un ramo del Parlamento di discutere dell’argomento in tutta la sua complessità».
In una lettera aperta firmata da Umberto Veronesi, Stefano Rodotà, Paolo Flores d'Arcais e Andrea Camilleri a Dario Franceschini, si contestano gli emendamenti del Pd, «sono una resa», perché «resterebbe intatta la violenza dell’imposizione delle cure. Non parliamo della cosiddetta “mediazione” di Rutelli, benevolmente accolta da Quagliariello» Risponde Dario Franceschini: «Riconosco l’autorevolezza dei firmatari ma non ci facciamo imporre la linea da nessuno». E spiega Donatella Poretti, radicale: «Gli emendamenti ampiamente rappresentativi della posizione del Pd ci hanno permesso di realizzare un'iniziativa politica di estrema contrarietà al testo Calabrò. Grazie a questo, il centrodestra sta mostrando tutte le sue contraddizioni e divisioni».

mercoledì 25 febbraio 2009

Testamento biologico. Franceschini non ce la fa. Pd resta diviso

Liberazione 25.2.09
Testamento biologico. Franceschini non ce la fa. Pd resta diviso
di Angela Mauro

Se l'obiettivo era convincere la capogruppo in commissione Sanità al Senato, Dorina Bianchi, a firmare gli emendamenti del Pd sul testamento biologico, la missione del neosegretario Democratico, Dario Franceschini, a Palazzo Madama è fallita. Perchè al termine della riunione del gruppo, non solo la cattolica Bianchi conferma che non firmerà le proposte di modifica della presidente dei senatori Democratici Anna Finocchiaro, ma di fatto rafforza, a fine giornata, la linea annunciata in mattinata dal suo leader, Francesco Rutelli, con tanto di conferenza stampa.
Nel Pd del dopo-Veltroni, serrano le fila gli ex dielle rutelliani, via all'offensiva per farsi valere nel partito, pena la scissione.
Il casus belli è, appunto, il ddl sul "fine vita" in discussione in commissione al Senato, calendarizzato in aula per il 5 marzo. Oggi l'organismo presieduto da Antonio Tomassini dovrà esaminare i quasi 600 emendamenti presentati dall'opposizione al testo Calabrò. Prevista una seduta anche notturna per licenziare il provvedimento entro domani. E in mancanza di un accordo con Pd e Italia dei Valori, la maggioranza è comunque intenzionata a portare il proprio ddl in aula senza mediazioni. Verrebbe a quel punto approvato il disegno di legge messo a punto, tra le polemiche, dopo la morte di Eluana Englaro, testo che vieta la sospensione dell'alimentazione e idratazione anche ai pazienti capaci di intendere e di volere. La linea del Pd, confermata dal neoleader Franceschini all'assemblea che lo ha eletto sabato scorso e contenuta negli emendamenti presentati e non firmati dalla Bianchi, prevede che alimentazione e idratazione possano essere sospese se il paziente abbia espresso una volontà in tal senso nella cosiddetta Dat, la dichiarazione anticipata di trattamento. Rispetto garantito a chi nel partito ha idee diverse (libertà di coscienza), ma la linea è questa. Ed è qui che si è inserita la «mediazione» di Rutelli, per lo meno lui la definisce così. L'ex leader dielle e i suoi avevano già approvato la mozione del Pdl nella scorsa votazione in Senato, ora si fanno portavoce di una cosiddetta «terza via» che affida al medico curante ogni decisione sulla sospensione delle cure, escludendo assolutamente la possibilità che il paziente possa dire la sua nella Dat. Il Pdl risponde aprendo spiragli al dialogo, Rutelli da parte sua rincara convocando ieri una conferenza stampa per chiedere «pari dignità» alle diverse posizioni nel Pd sul tema e per negare propositi di scissione. Si dice «incavolato per l'alterazione sistematica della mie posizioni. Qui non si stanno facendo manovre di avvicinamento ad un altro partito (leggi Udc, ndr.), ma si sta discutendo una proposta di legge». Insomma, Rutelli non ci sta a passare «per uno che strappa, rompe, divide e peggio persegue secondi fini e strategie politiche di scissione o che rispondano a poteri esterni alla politica, come il Vaticano. Ogni posizione deve essere legittima».
La conseguenza è che la capogruppo in commissione, Dorina Bianchi, si ostina a non firmare le proposte di modifica del suo partito. «Non firmo e stop», dice al termine della riunione con Franceschini, con la presidente dei Senatori Anna Finocchiaro e gli altri componenti democratici della commissione Sanità. Pensare che fino a due settimane fa al posto della Bianchi c'era il laico, medico, Ignazio Marino, che avrebbe chiesto di essere sostituito per potersi occupare a tempo pieno della presidenza della commissione d'inchiesta su Igiene e Sanità, cui è stato eletto a dicembre. Normale avvicendamento, si sono affrettati a spiegare dal quartier generale del Pd, ma è certo che se oggi il capogruppo in commissione fosse ancora Marino, il neosegretario Franceschini avrebbe meno gatte da pelare.
A riunione in corso, fonti della presidenza del gruppo Pd a Palazzo Madama non facevano mistero del carattere «politico» delle posizioni di Rutelli. «Per noi la sua non è una mediazione, è lui che la spaccia così - veniva sottolineato, non senza veleni - perchè noi partiamo da un altro presupposto, che è quello del valore della Dat, non dal presupposto del Pdl, che non lascia libertà di scelta al paziente». Dunque, nessuno spazio per nessuna "terza via". Il muro alzato dalla Bianchi conferma che i cattolici non abbassano la guardia e che, al di là di quello che dice Rutelli, la scissione centrista non è un'ipotesi marziana. Intanto, è fuori discussione una sostituzione della Bianchi, che non avendo firmato gli emendamenti che non condivide non potrebbe rappresentare tutto il gruppo del Pd in commissione (questione di logica). «Non possiamo scatenare un altro putiferio», spiegavano, sempre a riunione in corso, le stesse fonti piddine. In ogni caso, prima di arrivarci ad un'eventuale scissione, c'è da vedere quanti nel Pd si lasceranno affascinare dalla terza via rutelliana. E' vero che a fine riunione Franceschini parla di «unanime no alla proposta del Pdl», la Finocchiaro parla di «consenso a larga maggioranza per la linea Pd». Ma è anche vero che un senatore come Giorgio Tonini, braccio destro di Veltroni quando era segretario e di estrazione cattolica, non indugia a considerare la proposta di Rutelli una «mediazione per il dialogo con il Pdl, dialogo che su questi temi dovrebbe essere intrapreso». Non solo: Tonini lancia un «appello» al suo partito a «guardare nel merito» gli emendamenti rutelliani, «discutiamone», dice.
Passa Veltroni, arriva Franceschini ma le manovre sottobanco nel Pd non cessano. Nel frattempo, il neosegretario ha eliminato il governo ombra e messo a punto la sua squadra. Nomi presi dal territorio, come promesso, decisioni prese «in solitudine», come annunciato. In segreteria (8 membri cui si aggiungeranno periodicamente i segretari regionali, oggi la prima riunione) entrano il governatore dell'Emilia Romagna Vasco Errani e il sindaco di Torino Sergio Chiamparino; Fabio Melilli, presidente della provincia di Rieti; il segretario del Pd lombardo, Maurizio Martina; Elisa Meloni, segretario provinciale a Siena; la parlamentare Federica Mogherini; Giuseppe Lupo, consigliere del Pd in Sicilia. A Maurizio Migliavacca, il ruolo di responsabile dell'Organizzazione. E anche Pier Luigi Bersani, che resta candidato segretario per il congresso d'autunno, avrà un incarico. «Immagino continuerò a occuparmi di economia», dice.

martedì 24 febbraio 2009

Testamento biologico, Il Pd litiga sul sondino

Liberazione 24.2.09
Il gruppo del Senato si divide anche per gli emendamenti
Testamento biologico, Il Pd litiga sul sondino
di Laura Eduati

Sai che sorpresa, il Partito democratico litiga sul sondino nasogastrico obbligatorio.
A trentasei ore dalla cosiddetta unità sancita nel nome di Franceschini, il partito si spacca sugli emendamenti al disegno di legge del centrodestra sul testamento biologico.
Secondo l'emendamento firmato da Anna Finocchiaro e Ignazio Marino, idratazione e alimentazione possono essere eccezionalmente sospese se il paziente ha espresso anticipatamente questa volontà. Dorina Bianchi, la capogruppo Pd in commissione sanità al Senato, fa obiezione di coscienza e non firma. Rutelli prova «la terza via»: non sarà possibile inserire nel testamento biologico l'interruzione del nutrimento forzato, tuttavia il nodo verrà eventualmente sciolto dal confronto tra il medico e il fiduciario delle volontà del malato. Una opzione che esclude quasi totalmente la soluzione-Eluana: i pazienti in stato incosciente dovranno subire scelte altrui.
I cosiddetti piddini laici sono furenti con i cosiddetti teo-dem: «Non capiscono che non può esistere una mediazione con il centrodestra che proclama l'indisponibilità della vita umana e obbliga i malati al sondino nasogastrico».
La rottura avviene di primo mattino, quando scade il termine per la presentazione degli emendamenti in commissione sanità al Senato.
Poco meno di cinquecento le modifiche presentate dall'opposizione al ddl Calabrò (Pdl), e tra questi la proposta di intero stralcio di quella parte che dichiara «indisponibile» la vita umana. «E' in contrasto con l'art. 32 della Costituzione, che salvaguarda il diritto ad opporsi alle cure», spiegano quelli del Pd. I radicali sono d'accordo.
Poi la scoperta: Dorina Bianchi, neo-capogruppo Pd in commissione al posto di Marino, non appone la firma ad un secondo emendamento che dovrebbe rappresentare la posizione unitaria e prevalente dei senatori Pd nella commissione stessa. L'emendamento è quello proposto da Finocchiaro, Latorre, Chiaromonte, Zanda e Marino, e propone di considerare il sondino nasogastrico come un «sostegno vitale» che in via «eccezionale» può venire sospeso su richiesta del paziente attraverso le dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat, ovvero testamento biologico ndr).
Soltanto sabato pomeriggio, alla manifestazione contro il ddl Calabrò, Ignazio Marino si era detto certo che Franceschini avrebbe garantito la linea laica senza tentennamenti. Sono passati nemmeno due giorni e l'illusione è finita: il senatore e chirurgo esprime «sconforto» per la posizione assunta da Bianchi. I laici, chiamiamoli così, protestano vivacemente: «Dorina pensa di potere scalfire il ddl Calabrò, purtroppo la maggioranza ha i numeri per approvare il testo così com'è» e cioè con l'imposizione di alimentazione e idratazione senza se e senza ma.
Tanto più che sono in arrivo gli emendamenti della maggioranza tra i quali quello di Laura Bianconi, convinta che bisognerebbe obbligare anche alla ventilazione artificiale: in questo modo Welby non sarebbe potuto morire. Proposta mica peregrina: il ddl Calabrò parla dell'alimentazione e della nutrizione artificiali come «sostegno vitale», dunque ci si avvicina sempre più all'accanimento terapeutico per legge.
Rutelli prova la mediazione tra le due parti una contro l'altra armate: alimentazione e idratazione artificiali non possono far parte del testamento biologico, ma saranno il medico, i famigliari e l'eventuale fiduciario indicato dal paziente a trovare una soluzione anche se la decisione finale spetta al medico. Ciò vale nelle fasi terminali ma anche se il malato è minorenne o incapace di intendere o volere.
A prima vista l'emendamento salva capre e cavoli, tuttavia darebbe al medico il potere di veto annullando o quasi le volontà del malato.
Il pasticcio in salsa democratica richiama una esplicita considerazione di Massimo D'Alema, finora pressoché silente sul tema: obbligare al sondino nasogastrico o alla cannula via stomaco per la nutrizione «è una idea che non ha eguali in nessun paese civile». La stoccata, idealmente contro il centrodestra, è benissimo riferibile all'ala teodem.
Il ministro Maurizio Sacconi legge le agenzie e commenta con gaudio le aperture del piddì alle posizioni della maggioranza ma, sull'emendamento di Marino e Finocchiaro, ritiene incomprensibile «il salto logico per cui "eccezionalmente", sulla base comunque di una volontà espressa dalla persona, sarebbe possibile interrompere acqua e cibo».
Non tardano le reazioni: «Sacconi non capisce che non può obbligare una persona ad un trattamento sanitario non voluto».
La commissione del Senato lavorerà notte e giorno fino a giovedì per esaminare i 585 emendamenti complessivi, poi passerà il testimone all'aula a partire dal 5 marzo. I maldipancia dei cosiddetti laici è forte, la posizione di Rutelli pesa. I senatori del Pd in commissione sanità attendono di vedere come la capogruppo dissidente, Bianchi, esprimerà la posizione del partito nella relazione finale.
Anna Finocchiaro prova a portare ordine tra i ranghi: l'emendamento che propone di sospendere idratazione e alimentazione se il paziente lo desidera, è la «posizione largamente prevalente» nel Pd. E' questa la linea, spiega la capogruppo in Senato, «in sintonia con quella assunta sabato da Dario Franceschini». Come dire: i cosiddetti teodem si pongono sostanzialmente al di fuori delle decisioni maggioritarie.
Con quali conseguenze, lo si vedrà nei prossimi giorni. Epperò esiste già una richiesta potente da parte dell'Italia dei valori: cacciare Rutelli. Lo esprime Donadi: «Le sue posizioni non possono appartenere all'area progressista e riformista del centrosinistra».

Un partito blindato che rischia l'unità sui temi legati all'etica

Corriere della Sera 24.2.09
Un partito blindato che rischia l'unità sui temi legati all'etica
di Massimo Franco

Dopo l'elezione di Dario Franceschini, il comandamento tacito è di blindare il Pd. La conseguenza più immediata è quella di alzare un muro intorno al partito, rinviando qualunque approccio col centrodestra, si tratti di federalismo o di giustizia; e di offrire un'immagine dura e pura che assecondi la componente di sinistra sui temi etici, ed affili un antiberlusconismo capace di fare concorrenza ad Antonio Di Pietro. Ma le tensioni interne che emergono sul testamento biologico dicono quanto possa essere traumatica l'operazione. E, sebbene prevista, la rinuncia al «governo ombra » veltroniano segna il passaggio ad un'opposizione senza più ambizioni né prospettive di guida.
La visita resa ieri da Franceschini al capo dello Stato, Giorgio Napolitano, conferma la volontà un po' pretenziosa di presentare il Pd come «partito della Costituzione»; e la larvata tentazione di trasformarlo in una sorta di «guardia politica» del Quirinale. Gli accenni ad un pericolo per la democrazia italiana; le uscite di Massimo D'Alema sullo strapotere di Silvio Berlusconi; i complimenti di alcuni dipietristi: sono altrettanti indizi di una deriva che tende a scaricare all'esterno i problemi del Pd. L'operazione ha come primo passaggio le europee; e come tappa successiva il congresso di ottobre.
Ma la sensazione è che molti fra gli ex ds vogliano piegare da subito l'identità del partito, proprio usando l'ex popolare Franceschini. Si intravede la silhouette
di una forza socialdemocratica, ancorata ai gruppi dirigenti locali e decisa a ricondurre alla disciplina ogni anomalia. Le stesse primarie, figlie degli anni prodiani e fonte di legittimazione di Walter Veltroni, oggi sembrano osservate con disincanto: anche perché hanno dato dei dispiaceri alla nomenklatura. Si indovina dunque uno spostamento del potere dal leader a chi gli ha conferito il primato: quella che si definisce collegialità.
I cosiddetti «temi etici» appaiono uno dei terreni privilegiati sui quali misurare il nuovo corso. Dietro le mediazioni cercate disperatamente da Francesco Rutelli affiorano i contorni di un'area politica sempre più in difficoltà nel Pd. E il modo in cui alcuni settori, sostenuti da Idv ed estrema sinistra, considerano Rutelli già in marcia verso l'alleanza con l'Udc, è una forzatura per anticipare il futuro. Il D'Alema che risponde alla jattanza berlusconiana con la propria, mette un sigillo all'operazione. «Berlusconi dice che ha fatto fuori 8 leader del centrosinistra. Non è vero», ribatte D'Alema. «Siamo vivi e in circolazione».
È un protagonismo inedito, per un dirigente che fino a pochi giorni fa ostentava distacco. Ma si tratta della conferma di un rimescolamento del quale Franceschini appare il garante, dopo essere stato il vice-Veltroni. «Ho letto che è tornato l'antiberlusconismo, non capisco cosa voglia dire», sostiene il segretario in tv. Vedendo come si comporta il premier, «anche un moderato alza la voce». La sua ricetta sul Pd è «la più semplice: smettere di litigare». Se centrerà questo obiettivo minimo, sarà già molto. Naturalmente, bisognerà vedere se la blindatura ed una pace interna prodotta dalla disperazione porteranno anche voti.

Testamento biologico: Rutelli e i teodem dividono il Pd

l’Unità 24.2.09
Testamento biologico: Rutelli e i teodem dividono il Pd
di Jolanda Bufalini

Il Pd ha presentato 36 emendamenti unitari. Su “idratazione e nutrizione” si esprime l’orientamento «largamente prevalente» ed è firmato da Finocchiaro e Zanda. Ma non c’è la firma di Dorina Bianchi.

«Cos’è, un biglietto d’auguri per Franceschini?», scappa detto al senatore Lionello Cosentino, quando vede l’emendamento presentato da Rutelli, che esclude dal testamento biologico la possbilità di rifiutare nutrizione e idratazione forzata.
La sequenza dei fatti è questa: la settimana scorsa la neo-presidente del gruppo Pd in commissione sanità Dorina Bianchi si astiene sul testo base (da oggi in discussione con circa 600 emendamenti, sempre in commissione), mentre la maggioranza del gruppo vota contro. A quel punto la presidenza del gruppo Pd al Senato, assume direttamente il coordinamento del lavoro comune. Lavoro al quale sono designati, oltre alla stessa Bianchi, i senatori Ignazio Marino e Daniele Bosone: quest’ultimo è medico, fa di mestiere il neurologo.
I due medici
I due medici, dunque, fanno un lavoro di mediazione cercando di calarsi nella realtà, di superare le posizioni ideologiche. Dice Bosone: «Con l’ideologia non si fa assistenza e senza assistenza non si tutela la vita». È un lavoro che, intanto, guarda alle esigenze reali delle famiglie che si trovano a far fronte alle esigenze dei malati terminali, anche quelle che non hanno possibilità economiche. Un lavoro «di grande disponibilità e apertura», lo definisce Ignazio Marino. Un lavoro di «sintesi culturale, perché la libertà di coscienza non esime dal lavoro politico», dice Bosone. E che fa punto cardine il rispetto dell’articolo 32 della costituzione sull’inviolabile diritto di scelta della persona. Sabato, Dario Franceschini, nel discorso di candidatura a segretario, inserisce un passaggio giudicato di grande importanza sulla necessità che il legislatore si ispiri a una mentalità laica. Anche Massimo D’Alema interviene: «l'idea che la legge obblighi il cittadino a subire determinati trattamenti, perchè la nutrizione forzata attraverso sondini o tubi gastrici è un trattamento, non ha eguali in nessun Paese civile, e speriamo che possa essere evitata agli italiani».
Chi firma e chi non firma
Siamo a ieri mattina alle 11, dead line per la presentazione degli emendamenti. Sul punto più delicato,la posizione del Pd tiene insieme la “tutela della vita” e il “principio di autodeterminazione”. Il compromesso prevede che «nutrizione e idratazione siano sostegno vitale», ma che «nel rispetto della Costituzione «è ammessa l’eccezionalità del caso di sospensione se espressamnente oggetto della dichiarazione anticipata di trattamento». Primi firmatari sono Anna Finocchiaro e Luigi Zanda. Seguono le firme di tutti i componenti della commissione, tranne la presidente e il senatore rutelliano Gustavino. Commenta Donatella Poretti (radicale): quello non è il mio emendamento, lo firmo perché è espressione del lavoro di gruppo. «Sconfortante», commenta Ignazio Marino che vede ancora una volta vanificato l’ennesimo passo in avanti verso una soluzione comune.
«Imbarazzo» è il termine diplomatico che circola nelle stanze della presidenza di gruppo rispetto alla posizione assunta da Dorina Bianchi, vista la sua posizione di capogruppo. In un comunicato Anna Finocchiaro sottolinea il lavoro unitario: «Il Pd ha presentato in Senato, in commissione sanità, 36 emendamenti che riassumono il serio lavoro di sintesi fatto in questi ultimi mesi» e, su idratazione e nutrizione, «è stato presentato un emendamento sottoscritto dalla presidenza del Gruppo, da senatori laici e da senatori cattolici, coerente con la posizione largamente prevalente e in sintonia con quella assunta sabato dal segretario Dario Franceschini». Questa dunque la posizione del Pd, fatta salva la pari dignità politica - ma non numerica - di altri emendamenti. Cosa c’è nel piatto? quali giochi e equilibri politici? Non qli interessi del paese reale, pensa Ignazio Marino. «Mi sembra il terreno meno opportuno per le manovre politiche, soprattutto dopo l’assemblea di sabato», commenta il cattolico Daniele Bosone. E c’è da registare anche il giallo di una riunione dei senatori con il neosegretario Franceschini, che - però - non era prevista né nella sua agenda e né in quella della presidenza del gruppo.
Oggi si ricomincia: 600 gli emendamenti. 100 solo della maggioranza e 250 di Donatella Poretti. Iil fatto che dalla maggioranza sia arrivata quella caterva di correzioni significa che anche nel centro destra le acque non sono tanto tranquille. Chissà se qualcuno andrà a vedere.

lunedì 23 febbraio 2009

Basta ingerenze della Chiesa

La Repubblica 23.2.09
Basta ingerenze della Chiesa
Paolo Ferrero: la linea resta quella di Veltroni
"Una forza di sinistra vera oggi serve ancora di più o moriremo democristiani"
Le ingerenze vaticane sull’etica sono inaccettabili. Ma il Pd fa finta che siano questioni di coscienza
di G.C.

ROMA - «In un modo o nell´altro qui si rischia di morire democristiani...». Paolo Ferrero ironizza sul fatto che «Franceschini è un ex dc» alla guida di un partito fondato anche dagli pci. Perciò, per il segretario di Rifondazione «è più che mai necessaria una forza di sinistra, anche se sarebbe bene che il Pd lavorasse a un´opposizione vera contro il governo e contro la Confindustria che del governo è il principale suggeritore , e quando serve anche contro il Vaticano».
Nulla di nuovo, Ferrero?
«Mi sembra che per la continuità con Veltroni, per le cose che ha detto e per la condizione oggettiva del Pd, a Dario Franceschini non passi nemmeno per l´anticamera del cervello di fare qualcosa di sinistra. È in continuità molto forte con l´9mpronta veltroniana».
Ha fatto un appello all´unità del sindacato, il neo segretario. Non è una cosa di sinistra?
«In un momento in cui il sindacato è spaccato è più un attacco alla Cgil che una cosa di sinistra. Di sinistra oggi è schierarsi con la Cgil in difesa del contratto di lavoro. Sulla contrattazione il governo ha fatto una cosa gravissima, nessun paese al mondo pensa di uscire dalla crisi tagliando i salari reali, perché così si aggrava la crisi economica. Che il Pd neppure su questo riesca a schierarsi la dice lunga sulla sua inutilità dal punto di vista dell´opposizione a Berlusconi».
Neppure la rivendicazione orgogliosa di laicità fatta da Franceschini l´ha convinta?
«Anche Veltroni diceva queste cose, ma poi il Pd lascia libertà di voto. Come se la clamorosa ingerenza vaticana che si è verificata sul testamento di fine-vita, questa cosa pazzesca di dire che l´idratazione e l´alimentazione forzata non sono un accanimento terapeutico per aggirare la Costituzione, sia accettabile. Il Pd fa finta che sia un problema di coscienza e non una delle questioni di civiltà per un paese».
Tuttavia la sinistra procede per scissioni. E alle europee avete da superare la soglia di sbarramento del 4%.
«Il 4%, già. L´ultimo successo veltroniano è stato uccidere la sinistra mentre stava regalando il paese a Berlusconi, che la dice lunga sulla miopia di quel progetto politico».
Forse è la sinistra radicale che non sa bene cosa fare?
«La posizione di Rifondazione è fare una lista di sinistra che sia autonoma dal Pd chiaramente, che abbia come riferimento a Strasburgo il gruppo della Sinistra europea e che parta dal nostro simbolo, che è il più conosciuto, e io spero che ci possano stare anche i compagni che sono usciti, Nichi Vendola e Franco Giordano. È il modo giusto per fare una cosa di sinistra».
Vendola è magari più interessato a un confronto con il Pd e teme le chiusure identitarie?
«Penso che ci vorrebbe un Partito democratico che si metta a fare un´opposizione seria al governo di Berlusconi. Ma per non correre il rischio di morire, ben che vada, democristiani, bisogna costruire una sinistra autonoma dai Democratici, che non sia una corrente esterna del Pd, come pensano invece Vendola e Giordano. Non un cartello in vista delle europee, ma una proposta in quattro punti per uscire dalla crisi: ridistribuzione del reddito; intervento pubblico però non un soldo a banche e imprese; ammortizzatori sociali per chi perde il posto di lavoro; lotta alla speculazione finanziaria».

domenica 22 febbraio 2009

Sul bio-testamento Pd sempre più diviso

il Riformista 21.2.09
Sul bio-testamento Pd sempre più diviso
laici e cattolici. I teodem supportano l'astensionismo della Bianchi sul testo del Pdl, Marino è fermo su una «azione di contrasto rigorosa», D'Alema invoca una «sintesi» molto complicata.
di Paolo Rodari

È il disegno di legge sul testamento biologico ad agitare le acque all'interno del Partito democratico. Acque che, come è logico che sia, minacciano di riversarsi addosso al futuro segretario del Partito. Già, perché sull'argomento i punti di vista sono diversi e diversificati.
L'altro ieri si è avuta una chiara manifestazione di tutto questo. In commissione Sanità del Senato, il ddl della maggioranza che esclude dalle volontà alimentazione e idratazione artificiali, è passato con 13 voti favorevoli, 6 contrari e 3 astenuti, questi ultimi tutti del Pd. A nulla, dunque, sono serviti i tentativi di mediazione messi in atto dai democratici.
All'interno del partito la differenza di posizione sul testamento biologico non c'è soltanto tra l'ex capogruppo Ignazio Marino, appunto l'autore di una proposta di legge sul trattamento di fine vita che esclude l'alimentazione e l'idratazione artificiali e che vorrebbe bocciare il testo Calabrò e indire un referendum se dovesse passare, e la neo-capogruppo, cioè la cattolica Dorina Bianchi, la quale, invece, vorrebbe limitarsi a migliorarlo. Lo scontro è più ampio e riguarda gran parte dell'anima cattolica del Pd e quella più laica. Sempre l'altro ieri, infatti, era stata la "teodem" Paola Binetti a contestare la proposta di Marino di una consultazione popolare. Per far naufragare il referendum promosso, tra l'altro, da molti dei suoi futuri compagni di partito come Umberto Veronesi, Binetti aveva ricordato la mobilitazione capillare dei cattolici per la legge 40: «Abbiamo spiegato le nostre ragioni casa per casa, in incontri, in conferenze con migliaia di persone, nei salotti, nei dopocena con gli amici, nei caffè, nei bar, in metropolitana, con le e-mail, con articoli fatti circolare, in modo che nessuno fosse escluso».
Ma si possono anche ricordare le differenti posizioni espresse quando il consiglio dei ministri approvò il ddl sulla vicenda di Eluana Englaro. Allora in diversi tra i cattolici del Pd si dichiararono disposti a votarlo.
Ieri, in favore di Marino, sostituito in corsa dai democratici come capogruppo del Pd in commissione, è dovuto scendere in campo Massimo D'Alema. Dalle colonne di Repubblica ha definito «un grave errore sostituire Marino». D'Alema ha detto la sua anche sulla contrapposizione cattolici-laici all'interno del Pd: «La vera forza di un partito nuovo non sta nella semplice giustapposizione di linee differenti». E ancora: «Io rispetto i cattolici ma la libertà di scelta in materia di trattamenti sanitari è un principio costituzionale e di civiltà. Sia chiaro, non metto in discussione la libertà di coscienza. Ma un grande partito, su un tema come questo, non può non capire che deve discutere, deve rispettare la diversità, ma alla fine deve arrivare a una sintesi».
Eppure una sintesi sembra oggi difficile. Parecchi tra i cattolici del Pd ritengono sagge le dichiarazioni di ieri di monsignor Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, per il quale occorre «creare un clima in cui il Parlamento possa lavorare con serenità in un saggio confronto, perché su questi temi non c'è bisogno di conflitto». E come ha detto ieri il cattolico Luigi Bobba (Pd), l'astensionismo della Bianchi mira proprio «a porre le condizioni per un dialogo tra maggioranza e opposizione evitando quel "bipolarismo etico" che sarebbe una iattura su argomenti così delicati e complessi e che non aiuta a trovare soluzioni condivise». Mentre invece la posizione di Marino è quella di «un'azione di contrasto parlamentare rigorosa, con tutti gli strumenti disponibili». «Io - ha detto ieri - ho pronunciato un discorso di apertura. Calabrò invece sbarra la porta».
Tra maggioranza e opposizione lo scontro è anche su Beppino Englaro. Questi ha annunciato battaglia contro la legge voluta dal governo. Il sottosegretario alla salute Eugenia Roccella ha sottolineato che quella del papà di Eluana è stata fin dall'inizio «una scelta politica», ne è prova il fatto che oggi sarà in piazza a Roma contro la legge allo studio sul testamento biologico mentre «aveva detto che dopo la morte della figlia si sarebbe ritirato in composto silenzio».

Veronesi boccia il ddl Calabrò sul testamento biologico, ok da mons. Fisichella

La Repubblica 21.2.09
Il senatore, protagonista delle polemiche sul testamento biologico, all’inaugurazione dell´anno accademico
Arriva Marino e Genova si spacca proteste e manifestazioni all´università
Veronesi boccia il ddl Calabrò sul testamento biologico, ok da mons. Fisichella
di Michela Bompani

GENOVA - Polemica e assedio all´inaugurazione dell´anno accademico di Genova. Ospite d´onore, sabato 28 febbraio, nell´aula magna dell´Università, sarà il senatore Ignazio Marino, ex capogruppo del Pd nella commissione Sanità del Senato (poi "sostituito" dalla teodem Dorina Bianchi) che, nei giorni scorsi, ha invocato il referendum se dovesse essere approvato il disegno di legge in materia presentato dal centrodestra. Dopo il deflagrare del caso Englaro, l´Ateneo genovese suscita l´attenzione nazionale per questo ospite protagonista del dibattito politico e che all´inaugurazione dell´anno accademico parteciperà con l´intervento «La legge e la bioetica al confine tra umanità e progresso scientifico». La polemica infatti è ancora accesissima: solo ieri l´oncologo Umberto Veronesi ha definito "un obbrobrio giuridico" il ddl della maggioranza, che porta la firma del senatore Calabrò, mentre per monsignor Fisichella, presidente della pontificia Accademia per la Vita, l´adozione del testo da aprte del Senato "è un buon passo".
Marino è genovese, ha un pedigree scientifico di prim´ordine (è professore al Jefferson Medical College di Filadelfia) ed autore di una proposta di legge sul testamento biologico, e un paio di mesi fa era stato invitato dal rettore Giacomo Deferrari a tenere una "lectio magistralis". Allora nessuno ebbe nulla da ridire, ma l´esplosione del caso Englaro ha cambiato le carte in tavola e ora il rettore si ritrova suo malgrado al centro di una bufera. Oggi l´arrivo di Marino spacca gli studenti, lacera il corpo accademico e crea problemi anche nel mondo della sinistra genovese. I giovani di Comunione e Liberazione stanno preparando un documento da distribuire il giorno dell´inaugurazione, contestando le convinzioni del senatore. Mentre gli studenti della sinistra si riuniranno lunedì per organizzare una contromanifestazione in favore del senatore Pd.
Inoltre il vicepresidente della Regione, Massimiliano Costa, cattolico, ex Margherita e compagno di partito di Marino, annuncia che non parteciperà alla cerimonia: «Ho altri impegni - spiega - e poi non condivido la posizione del senatore Marino, che ha agitato l´opzione referendum quasi come un ricatto, ancor prima di vedere che tipo di legge si sta discutendo». Costa precisa che questa assenza non inficia il rapporto di stima e fiducia che la Regione ha nei confronti dell´Università e del Rettore Giacomo Deferrari: «Vado d´accordo con il Rettore, sono in disaccordo con Marino sul referendum: e poi credo che la scienza e la politica dovrebbero rimanere separate».
A tentare di "invadere", pacificamente, la cerimonia (da alcuni ribattezzata «inaugurazione del (d)anno accademico»), ci saranno i ragazzi dell´Onda, già in assemblea nelle diverse facoltà per proseguire la lotta anti-Gelmini. Ma il fronte della protesta non si esaurisce qui: voci del dissenso potrebbero levarsi anche tra gli stessi "togati", che vorrebbero cogliere l´occasione per rivendicare l´intoccabilità della radice pubblica dell´Università.

venerdì 20 febbraio 2009

Int. ad Ignazio Marino: "Un partito serio decide a maggioranza anche sull'etica"

Int. ad Ignazio Marino: "Un partito serio decide a maggioranza anche sull'etica"

L’Unità del 20 febbraio 2009, pag. 4/5

di Concita De Gregorio

Ignazio Marino, 54 anni, è tornato in Italia da tre anni. Viveva a Pittsburgh, poi a Philadeplhia. Dirigeva il centro trapianti di una delle più antiche università americane, il Jefferson medical college. Trapianti di fegato. «Ho scelto di occuparmi del fegato perché è l`intervento ancora oggi tecnicamente più difficile. Ero attratto, da ragazzo, dall`idea di poter fare qualcosa che non tutti sono in grado di fare». Opera ancora, la domenica e il lunedì, a Verona. E` nato a Genova, ha una figlia adolescente, ha studiato alla Cattolica. E` cattolico, cresciuto con gli scout. A chi entra nel suo ufficio - una mansarda a Sant` Ivo alla Sapienza - mostra una lettera indirizzata da Paolo VI ai medici cattolici nel 1970. «Legga, io non avrei saputo dire parole così». Scriveva il Papa: nella fase terminale di una malattia incurabile dovere del medico è «alleviare la sofferenza e non prolungare con qualunque mezzo una vita che non è più pienamente umana». Non pienamente umana. Parliamo della legge sul testamento biologico proprio oggi che in commissione il gruppo del Pd si è diviso: 6 senatori tra cui Marino hanno votato contro la proposta Calabrò, il ddl del governo, 3 si sono astenuti. Tra questi Dorina Bianchi, teo-dem che da pochi giorni ha preso il suo posto alla guida del gruppo Pd in commissione Sanità. Tra ex Ds ed ex Margherita si è consumato ieri uno scontro aspro che a molti è parso il prologo di quel che potrebbe accadere da domani nel Partito democratico. Anche di questo, delle sorti del partito, parliamo con Marino: pensa che si debba arrivare al più presto a «delle primarie vere, non di corrente». Di sé dice: «Non sono la persona più adatta, ma i candidati non si autocandidano. Quando c`è un`indicazione collettiva sono chiamati al confronto. Non è affatto una mia aspirazione ma se fosse utile ad un cammino comune, certo».

Senatore, lei ha detto che se passasse questa legge bisognerebbe sottoporla a referendum. Marini ha commentato che le sue sono `fantasie da scienziato`. Gasparri, dopo il voto di ieri, che `la linea Marino è stata sconfitta`. Si sente sconfitto?

«Siamo in un pasticcio, si dovrebbe ripartire dall`esame della realtà. Non c`è bisogno di essere scienziati per contare fino a dieci: se su 9 persone 6 esprimono un parere questa è la maggioranza. Ho osservato ieri che si dovrebbe tener conto dell`opinione della maggioranza, rappresentarla. Non vorrei che si arrivasse alla decisione di non decidere, tutto qui. Quel disegno di legge è incostituzionale e antiscientifico. Il centrodestra ha mostrato finora assoluta indisponibilità alle modifiche. Se così com`è avremmo migliaia di ricorsi alla Corte costituzionale».

Perché?

«All`articolo 2 dice che l`attività medica non può in nessun caso consentire la morte del paziente. Welby non potrebbe più decidere di sé, domani: nessuno potrebbe staccare il respiratore a chi lo voglia. L`articolo 5 parla di idratazione e alimentazione come forme finalizzate ad alleviare le sofferenze e le esclude dal testamento biologico: anche a voler banalizzare e parlare, come si fa, di pane e acqua ciascun medico sa che non è questo ad alleviare le sofferenze del paziente. Inoltre mi domando, per paradosso: e l`aria? Perché non è contemplata la respirazione forzata che, come in assenza di capacità di deglutire, è determinata da una lesione neurologica e muscolare? All`articolo 6 il testamento biologico è di fatto reso inapplicabile. Si dice che bisogna andare ogni tre anni a depositarlo dal notaio, che i notai devono accoglierlo a titolo gratuito (non sono stati sentiti! Lo farebbero?) che bisogna andarci col medico di base e col fiduciario. Immagini questo corteo di persone che ogni tre anni va dal notaio. Un medico di base, che ha in media 1500 assistiti, dovrebbe andarci 500 volte all`anno, escludendo i festivi anche 3 volte al giorno. Una ragazza di 18 anni che voglia fare oggi la dichiarazione dovrebbe tornarci col corteo circa 24 volte nella vita. Tutto questo senza che le disposizioni siano vincolanti. E allora per cosa tanta fatica? Bisognerebbe piuttosto ripartire dalla Costituzione».

Cosa intende?

«La salute è un diritto di tutti gli individui, c`è scritto. Individui, non cittadini. Pensi al dibattito di questi giorni sulle cure mediche agli immigrati. Nessuno può essere sottoposto a trattamento sanitario contro la sua volontà. Allora dov`è il problema se si fa una legge che lasci a ciascuno la scelta?»

Lei, da cattolico, non sente il bisogno di fare proselitismo per le ragioni della vita?

«I principi morali non si impongono per legge. La catechizzazione, eventualmente, si fa con l`esempio».

Non hai mai avuto difficoltà a interrompere un trattamento?

«L`ho avuta, sì, a lasciar andare un paziente. In questi casi la soluzione si trova dentro l`ospedale. Non ho mai tolto un respiratore, come spesso i parenti chiedono negli ultimi momenti per avere intimità col malato. Togliere il respiratore mi riesce difficilissimo. Ho chiesto di farlo ai miei collaboratori, se quella era la volontà espressa. Ho avuto una donna di 27 anni con un figlio di 5 colpita da un`epatite fulminante, dopo il trapianto il decorso ha avuto un esito pessimo ed eravamo oltre i protocolli: non c`era da insistere. Nonostante il parere dei colleghi ho deciso di trapiantarla di nuovo. Era il 2002, mi chiama ancora ogni tanto. Ho avuto un veterano del Vietnam colpito da epatite b, aveva un testamento biologico precisissimo: dopo due settimane di terapia intensiva il trattamento doveva essere sospeso. Suo fratello ha fatto cinque ore di volo per assicurarsi che fosse rispettato. Pensavo che ci fossero ancora possibilità, ho convocato il comitato etico dell`ospedale che ha deciso di rispettare la libera scelta del malato. Il vero umanesimo è rispettare la volontà degli uomini anche quando è difficile. Il ricorso alla tecnica finisce per essere idolatria, è una rinuncia alla carità cristiana che è ascolto. Sono credente ma il compito del legislatore è laico».

Lei si è dimesso ad ottobre da capogruppo per presiedere la commissione d`inchiesta sull`efficienza del Servizio sanitario pubblico. Con che progetto?

«Vorrei studiare gli indicatori sulla qualità e l`efficienza delle nostre Asi. Per esempio. Quante fratture di femore vengono operate entro 48 ore dal ricovero? Quanti giorni prima di un intervento programmato avviene il ricovero? Se avviene 5 giorni prima si stanno usando male i soldi. Si trovano le migliori Asl e le peggiori, si interviene non in base a un criterio clientelare o politico ma in base a dei parametri di qualità».

Bisognerebbe poterlo fare anche in politica con le candidature.

«Certo. Bisognerebbe entrare in una fase in cui si candida chi lo voglia, e su questo non ci sarà carenza. Tra chi lo voglia si dovrebbe scegliere chi sia più adatto a quel ruolo. Non equilibri alchemici tra correnti: il profilo. Bisognerebbe sottoporre le persone al giudizio degli elettori».

E’ soddisfatto di aver lasciato l`America per fare politica?

«Un giorno, due anni fa, ho parlato in aula a favore di un emendamento alla finanziaria che assegnava 180 milioni di euro all`anno per indennizzare i pazienti danneggiati negli ospedali col sangue infetto. Ho raccontato di quelli che avevo visto, entrati con una frattura e usciti con l`Aids. I loro occhi. Tutta l`aula ha votato. Ci sono altri modi di fare qualcosa per la salute oltre lo sala operatoria».

La chiesa non è sulle sue posizioni.

«La chiesa sono le suore di Haiti che curano i lebbrosi, non è il clero. La chiesa universale ha una straordinaria capacità di esserci. Sono stato scout negli anni`70, si discuteva di campi estivi comuni: la coeducazione di maschi e femmine. Si immagina? Paolo VI non si oppose a quel processo. Controllo, certo, ma non ostacolo».

Si candiderebbe alle primarie del Pd?

(ride) «Non sono adatto. Franceschini si assume il compito e la responsabilità. Dovrà dare un segnale forte di discontinuità nella scelta delle persone. Poi si procederà secondo le regole. Bisogna poi arrivare alle primarie, certo. Magari per aree geografiche, con una competizione nel paese».

E a quel punto lo farebbe?

«Non credo di avere il profilo giusto. Però i candidati li indicano gli elettori. Se mi toccasse fare una parte di cammino non mi tirerei indietro».

Beppino Englaro aderisce alla manifestazione di domani contro la «legge barbara». Lei sarà in piazza?

«Difficile, c`è l`Assemblea nazionale».

giovedì 19 febbraio 2009

Voglia di ricucitura tra istituzioni e gerarchie vaticane

Corriere della Sera 19.2.09
Voglia di ricucitura tra istituzioni e gerarchie vaticane
di Massimo Franco

C’è una gran voglia di ricucire, fra i vertici dello Stato. Il tentativo di ridimensionare le tensioni istituzionali sul caso di Eluana Englaro ieri è diventato esplicito: fra Giorgio Napolitano e Silvio Berlusconi; e fra il Quirinale e la Santa Sede. È emersa una volontà comune di diplomatizzare lo strappo consumatosi con la morte della donna in coma da diciassette anni. Il primo segnale è arrivato martedì, nel colloquio al Quirinale fra il presidente della Repubblica ed il premier, accompagnato dal sottosegretario a palazzo Chigi, Gianni Letta. La nomina di Paolo Grossi come giudice costituzionale ha rappresentato un primo gesto di concordia ritrovata.
Ma non solo con Berlusconi. La scelta di Grossi, stimato anche in Vaticano, viene letta come un indizio di tregua: sebbene preparata da tempo. E ieri è arrivato il secondo passo, in una cornice che favoriva e quasi obbligava alla concordia: la cerimonia per l'80˚ dei Patti lateranensi. Poteva rivelarsi un'occasione di imbarazzo; invece, è servita a ridurre le distanze e limitare i malintesi. L'invito di Napolitano alla «collaborazione feconda fra Stato e Santa Sede» è arrivata poco prima dell'incontro con i vertici vaticani. Ed ha finito per segnare positivamente il clima dei colloqui.
Lo stesso presidente della Camera, Gianfranco Fini, che aveva detto parole accolte con irritazione dalle gerarchie cattoliche, ha cercato il dialogo. La sua conversazione col segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e col presidente della Cei, Angelo Bagnasco, ha accreditato un disgelo, per quanto parziale. Ma soprattutto, ha colpito l'insistenza con la quale Berlusconi si è premurato di affermare che con Napolitano non ci sarebbe «mai stata nessuna distanza»: un modo per cercare di allontanare i sospetti di un rapporto non risolto.
L'ombra del caso Englaro, infatti, non sembra dissolta. La legge sul testamento biologico fa dire al premier che si cercherà una proposta condivisa come vuole il Quirinale. Ma il capo del governo sottolinea anche una completa «unità di vedute» con la Chiesa. E ieri il cardinale Camillo Ruini, ex presidente della Cei, ha avvertito che la prossima legge dovrà escludere eutanasia ed accanimento terapeutico; e che non si dovrà rinunciare a «idratazione e nutrizione, pessima forma di eutanasia». Per questo, Berlusconi appare più convincente ed a proprio agio quando rivendica «il clima entusiastico», fra palazzo Chigi e Santa Sede.
Di fatto, è diventato l'interlocutore principale del Vaticano: anche perché le gerarchie cattoliche criticano puntualmente l'ostilità della Lega contro gli immigrati. Quanto all'opposizione, i tormenti del Pd hanno giustificato la sua assenza quasi totale dalle cerimonie di ieri. Ma anche in una situazione normale, le distanze fra Santa Sede e Pd sarebbero risultate ugualmente vistose, quasi imbarazzanti. È un altro dei «buchi neri» strategici che i successori di Walter Veltroni dovranno analizzare a fondo per risalire la china.

"Con il Vaticano totale identità di vedute"

La Repubblica 19.2.09
"Con il Vaticano totale identità di vedute"
Berlusconi a tu per tu con Bagnasco. E Fini ricuce dopo le scontro sugli ebrei
di Marco Politi

ROMA - Non è un anniversario, è un party per festeggiare il "caro estinto" dell´opposizione. Al ricevimento nell´ambasciata d´Italia presso la Santa Sede per commemorare gli 80 anni del Concordato, un Silvio Berlusconi radioso si ferma molto più del presidente Napolitano, mentre i cardinali Bertone e Bagnasco nascondono la gioia tenendo le bocche rigorosamente chiuse davanti ai giornalisti. Pier Ferdinando Casini va incontro calorosamente al premier. Sembrano i generali Wellington e Bluecher dopo la vittoria di Waterloo.
Governo e Vaticano esibiscono un feeling, esaltato dalla battaglia comune sul caso Eluana. Il premier conferma il filo diretto con le gerarchie vaticane nei momenti cruciali della vicenda: «Non ho parlato direttamente con il Papa, ma abbiamo intrattenuto rapporti con i cardinali Bertone e Bagnasco. E poi c´era il dottor Letta…».
Le relazioni tra Vaticano e il leader del centro-destra sono al massimo. «Assoluta identità di vedute - dichiara Berlusconi - da parte di tutti i rappresentanti della Santa Sede c´è un riconoscimento entusiasta che mai si era verificato un clima come quello attuale, con la soluzione di praticamente tutti i problemi. Tranne piccole questioni». Monsignor Mariano Crociata, segretario della Cei, conferma: «Un clima sereno». «Ottimo», chiosa il presidente del Senato Schifani.
Colpisce tra la folla degli invitati l´eclisse totale del Pd. Fassino non si fa vedere, Rutelli è a Bruxelles. Vagano tra prelati, ambasciatori, calici di champagne e stuzzichini, il deputato Pd Ivano Strizzolo, il teodem Enzo Carra, Maria Pia Garavaglia e Paola Binetti. A sorpresa appare un tranquillo Ignazio Marino.
Per il vertici vaticani e della Cei l´implosione dei Democratici è il frutto di un martellamento di quindici anni per scongiurare l´alleanza organica tra la cultura cattolica progressista e la cultura di un socialismo riformista nell´ambito di un partito di stampo europeo. Via via sono stati pestati psicologicamente i cattolici non ossequienti alla Santa Sede. Prodi, poi la Bindi, Marino stesso. L´Avvenire ha ricordato martedì all´ex popolare Franco Marini che non ci si può «contrapporre ai vescovi su argomenti da sempre appannaggio delle religioni». Una singolare «riserva legislativa» per il Vaticano nell´80. dei Patti Lateranensi.
Mentre Napolitano era a colloquio con il Segretario di Stato Bertone, il premier ha passato in rassegna con il cardinale Bagnasco l´agenda bilaterale. Per la Chiesa sono importanti una legge sul testamento biologico, che escluda l´autodeterminazione del paziente, il finanziamento delle scuole private, il sostegno alle famiglie, una gestione equilibrata del problema immigrazione. Berlusconi garantisce un´"attenzione puntuale" ai problemi della scuola cattolica, assicura di aver fatto molto per le famiglie, sottolinea la «visione comune» con la Chiesa sul tema del testamento biologico, respinge ogni ipotesi di legge sulle coppie di fatto: «Il progetto Rotondi-Brunetta? E´ un progetto loro che non ha niente a che fare con il governo».
Se l´incontro tra Bertone e Napolitano riconferma la stima vaticana per il presidente della Repubblica, un altro colloquio tra il Segretario di Stato, il presidente della Camera e Bagnasco ha smussato gli screzi suscitati dalle critiche di Fini sul rapporto tra Chiesa e ebrei negli anni del fascismo. Un disgelo tra il presidente della Camera e le gerarchie vaticane preparato già in mattinata: in un convegno, Fini aveva lodato «l´azione di coesione svolta dalla Chiesa nella società italiana». Il capo dello Stato, uscendo dall´ambasciata, ribadisce che il concordato riformato ha tante «potenzialità da sviluppare» e, come già in un suo messaggio ufficiale, esorta ad intensificare il «fruttuso dialogo» tra Stato e Chiesa.

sabato 14 febbraio 2009

Bioetica: da Marino alla Bianchi, giallo in casa Pd

Bioetica: da Marino alla Bianchi, giallo in casa Pd

Corriere della Sera del 13 febbraio 2009, pag. 9

di Maria Antonietta Calabrò

Non esiste nessun «caso Marino», la linea del Pd sul testamento biologico non cambia. Walter Veltroni «non ci sta». E respinge le accuse poiché non è vero che Ignazio Marino sia stato avvicendato come capogruppo del Pd nella Commissione sanità del Senato dove si sta discutendo la nuova legge (la cui necessità ha sottolineato ieri anche il presidente della Camera, Fini) per presunti contrasti sulla posizione del partito. E stato lo stesso leader democratico a chiarire «il giallo». I sospetti di un repentino cambiamento di fronte erano nati dal momento che in Commissione il nuovo capogruppo è Dorina Bianchi, che all`inizio della loro formazione aveva aderito ai teodem (i cattolici del centrosinistra) ed era stata relatrice della legge 40 sulla fecondazione assistita. Veltroni ha reso noto che «il senatore Marino, eletto presidente della commissione d`inchiesta sulla sanità pubblica, ha chiesto lui stesso di essere sostituito». E poi ha affermato: «Chi è stato eletto (cioè la Bianchi, ndr) esprimerà, come ha dichiarato, la posizione del Pd. E il Partito democratico, è il mio impegno personale, sosterrà il diritto di ciascuno a esprimere, in casi come quello di Eluana, la propria volontà sulla fine della propria vita». «Io ho annunciato direttamente il mio "no" al disegno di legge del governo e ancora ieri, ho ribadito - ha scritto Veltroni in una lettera inviata a La Repubblica - il sostegno alla battaglia di Beppino Englaro». A metà mattina, la Bianchi ha inviato una dichiarazione alle agenzie, nella quale afferma: «La mia posizione è quella contenuta nella mozione sul testamento biologico presentata dal Pd qualche giorno fa, firmata anche da Anna Finocchiaro e Ignazio Marino, e respinta dall`aula del Senato». Ma ha anche detto di «non aver firmato nessun disegno di legge sul testamento biologico, perché avevo una posizione di grande dubbio e molti interrogativi sulle tematiche che riguardano la fine della vita». «In realtà - spiega la senatrice Pd (radicale) Donatella Poretti - Marino è stato eletto presidente della Commissione d`inchiesta due mesi fa, il i8 novembre. Quindi quello che ha destato il sospetto sono i tempi: io avevo chiesto alla presidente del gruppo Finocchiaro di attendere ancora, per evitare equivoci. Così non è stato. Prendo atto di quello che ha detto Veltroni, ma il caso è servito a stanare il segretario del Pd».

venerdì 13 febbraio 2009

Cambio nel Pd. Una teodem al posto di Marino

l’Unità 13.2.09
Cambio nel Pd. Una teodem al posto di Marino
di Jolanda Bufalini

Il senatore sostituito da Dorina Bianchi nella commissione sanità
Veltroni: la nostra politica sul testamento biologico non muta
Io non mi tirerò indietro, dice, rasserenante, battagliero, il senatore Marino. «Il mio impegno per una legge sul testamento biologico, che rispetti la libertà di cura e l'autodeterminazione di ogni persona, non è in discussione». La notizia che, nel pomeriggio di mercoledì la commissione Sanità aveva accolto le dimissioni di Ignazio Marino da capogruppo pd e il gruppo eletto alla (quasi) unanimità la senatrice Dorina Bianchi (un passato da teodem ora dell’area Fioroni) ha avuto l’effetto di una deflagrazione. Perché il senatore medico, cattolico e laico, firmatario della proposta di legge del Pd, lascia proprio nel mezzo della battaglia parlamentare sul testamento biologico?
In effetti l’affaire si presenta con molte sfaccettature. Già da ottobre, da quando è diventato presidente della commissione d’inchiesta sull’efficienza servizio sanitario nazionale, Marino aveva chiesto alla presidente del gruppo Anna Finocchiaro di lasciare. Lui stesso lo dice: «Data la mia esperienza di medico e le mie competenze specifiche in sanità, credo di poter essere utile in quel ruolo». Tutto vero, da tre settimane, ovvero dalla ripresa post-natalizia, la questione era all’ordine del giorno. Ma che il nodo si sia sciolto proprio ora e sul nome della senatrice Bianchi assume, «oggettivamente», dicono diversi senatori, un valore simbolico.
Il segretario del Pd però non ci sta. Walter Veltroni rivendica il suo personale impegno e il voto, proprio in Senato, «su una mozione contrapposta a quella del governo in cui si difende il diritto a decidere di sé anche per quello che riguarda la nutrizione e l’idratazione artificiale». «Questa - sottolinea Veltroni - è la posizione prevalente: che poi in un grande partito come il Pd, ci siano anche posizioni personali differenti su motivazioni di coscienza lo considero fisiologico».
La stessa tranquillità esprime la presidenza del gruppo del Senato, e rinvia ai quindici punti della mozione presentata dal Pd, alla quale hanno lavorato, oltre a Marino, Daniele Bosone e Albertina Soliani - entrambi cattolici provenienti dalla Margherita. In quella mozione si prevede - per il principio di autodeterminazione - la sospensione della nutrizione e idratazione artificiale, se anticipatamente espressa. Quella la posizione «condivisa» e la cartina al tornasole sarà il voto sul testo in discussione al Senato.
Fiorenza Bassoli è l’unica a non aver votato il cambio della guardia in commissione sanità. «Era ovviamente comprensibile - dice - l’esigenza di sostituire Marino». Comprensibile pure che vi sia quel lavoro di «bilancino» fra le diverse anime del Pd. «Ma anche così si poteva individuare una figura più dialogante. Bosone avrà pure avuto le stesse posizioni di Baio Dossi e Binetti, però è capace di mediare».
La senatrice neoeletta che ha scatenato la tempesta, intanto, mette in chiaro: «Io in commissione mi sono espressa a favore della legge del governo su Eluana. Ma martedì mattina, quando si sono votate le mozioni sul testamento biologico, ho votato il documento del Pd e non quello del Pdl, come invece hanno fatto altri colleghi del nostro gruppo». E Fioroni: «È della mia area ma è stata votata all’unanimità...fra un po’ siamo alla stella di David».
Però la discussione sul testo Calabrò (del governo), in Senato, prosegue serrata. Per Ignazio Marino è un testo brutto che «prima passa, prima sarà bocciato dalla corte Costituzionale». È un testo che non prevede le cure paliative e le misure in favore dei disabili. Per questo il senatore annuncia un maxi-emendamento. «Il mio impegno in Senato sarà ancora più intenso e continuerò a contrastare l'impostazione anticostituzionale e antiscientifica della legge della destra»,aggiunge.
Ci sarà un relatore di minoranza? A giudicare dagli umori, la presidenza del gruppo non potrà disinteressarsi della questione.